Povertà, fame, tratta: il dramma dei bambini nel mondo

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Povertà, fame, tratta: il dramma dei bambini nel mondo

Povertà, fame, tratta: il dramma dei bambini nel mondo

11 Gennaio 2008

Sono passati 18 anni e la Convenzione dei diritti del
fanciullo sembra solo un elendo di diritti “di carta”. Propaganda Fide ha infatti diramato un importante dossier dal quale si apprende che molti dei principi enunciati restano solo buone intenzioni.

Nel dossier si parla della fame nel mondo,  pugno in faccia al benessere dei Paesi ricchi: 854 milioni
persone soffrono la fame, 820 milioni vivono nei Paesi in via di sviluppo, 25
milioni nei Paesi in transizione e nove milioni nel mondo industrializzato.
Ogni anno 6 milioni di bambini sotto i cinque anni muoiono di fame o per
malattie curabili come la dissenteria, la polmonite e la malaria. Le persone
che soffrono per la malnutrizione aumentano al ritmo di 4 milioni all’anno. L’Organizzazione
internazionale del Lavoro (ILO) segnala che la metà dei lavoratori del mondo,
cioè 1 miliardo e 400milioni di persone, guadagna meno di due dollari al giorno
mentre ben 550 milioni di persone sono costrette a sopravvivere con meno di un
dollaro al giorno, al di sotto della soglia di povertà.

La
Fao denuncia che la malnutrizione – di cui
soffrono ancora 143 milioni di bambini
nei Paesi in via di sviluppo – è la causa di almeno la metà dei circa cinque
milioni di decessi registrati al mondo ogni anno tra i bambini di meno di
cinque anni.

La situazione è preoccupante un po’ ovunque,
dall’Argentina, al Venezuela (dove il 60,1% della popolazione vive in stato di
povertà), dal Brasile, all’India (dove vive un terzo dei bambini malnutriti del
modo, dove l’anemia colpisce il 90% delle ragazze adolescenti e il 50% delle
donne e la diarrea è la seconda causa di morte tra i bambini, dopo le infezioni
respiratorie), alla Sierra Leone.

Al contrario, in Europa è allarme obesità: nel 2005
erano considerati soprappeso 14 milioni di bambini con un aumento di 400 mila
casi l’anno, nel 2007 il numero dei piccoli ”ciccioni” è salito a 22 milioni,
tanto che la
Commissione Europea che sta organizzando campagne informative
per spiegare ai ragazzi e alle famiglie i vantaggi di una alimentazione sana e
corretta.

Non meno preoccupante è la situazione relativa
all’acqua potabile: circa 2 miliardi di persone abiteranno tra 18 anni in paesi
e regioni dove l’acqua sarà un lontano ricordo. Negli ultimi 100 anni,
l’utilizzo dell’acque è aumentato ad un ritmo oltre due volte superiore al
tasso di crescita della popolazione e, secondo le statistiche del Consiglio
Mondiale dell’Acqua (World Water Council), si stima che nel 2015 il numero
degli abitanti colpiti da questa emergenza ammonterà a 3 miliardi e mezzo di
persone.

L’impossibilità d’accesso all’acqua potabile e la
carenza di servizi sanitari di base e di igiene ogni anno tolgono la vita per
diarrea acuta a più di un milione e mezzo di bambini sotto i cinque anni.

Nel dossier si parla, poi, della piaga dei
bambini-soldato: oltre 250.000 bambini sotto i 15 anni sono impiegati nelle
forze armate (nella Repubblica Democratica del Congo attualmente sono circa
11.000 i bambini rapiti dai guerriglieri).

Altra piaga infamante è quella della violenza sui
minori: nella Repubblica Democratica del Congo, il 33% delle vittime di
violenze sessuali sono minori, rapiti alle loro famiglie i bambini sono
sfruttati da adulti senza scrupoli; dall’inizio della guerra nel nord
dell’Uganda, i bambini rapiti sono stati oltre 25.000; in Nepal più di 22.000
scolari sono stati rapiti dai Maoisti tra il 2002 e il 2006.

E, ancora, lo sfruttamento dei bambini sui luoghi
di lavoro: 218 milioni di bambini (stima per difetto, dato che si tratta di
situazioni di clandestinità) sono costretti a lavorare e privati
dell’istruzione, della salute e del gioco: 126 milioni di loro svolgono
attività pericolose: dal Kazakistan (dove, oltre ad un alto numero di minori
costretti a prostituirsi,a partire dagli 8 anni d’età, ci sono migliaia di
piccoli braccianti che vengono impiegati nei campi di cotone e tabacco,
lavorando fino a 12 ore tutti i giorni), all’Africa sub sahariana (dove circa
200.000 bambini mettono a repentaglio la propria vita nelle miniere d’oro e di
altri minerali), alla Bolivia (dove circa 800.000 persone sotto i 18 anni
lavorano nelle miniere, nelle piantagioni di canna da zucchero o nel campo
della prostituzione con conseguente picco d’aumento della diffusione di
malattie a trasmissione sessuale tra i minori).

Il dossier denuncia anche la situazione di
quei milioni di bambini, alcuni dei quali hanno solo 6 anni, che sono obbligati
a lavorare fino a 15 ore al giorno come domestici: molti di loro sono
picchiati, lasciati morire di fame e freddo e abusati sessualmente (200.000
domestici bambini in Kenya, 550.000
in Brasile e 264.000 in Pakistan).

Si dà anche atto della circostanza che alcuni
Paesi poveri sono riusciti a ridurre la piaga del lavoro minorile, come, per
esempio, lo stato del Kerala, in India; in America latina e Carabi fra il 2000
e il 2004 è diminuito dal 16% al 5% il numero dei bambini al lavoro ed è calato
del 26% quello dei minori coinvolti in lavori pericolosi.

Altra piaga, per nulla estirpata, è quella
dell’analfabetismo: mentre i loro coetanei più fortunati del mondo occidentale
vengono “alfabetizzati” al linguaggio del web, ben 77 milioni di bambini e
bambine del Sud del mondo non sanno neanche scrivere e leggere. La maggioranza
di questi piccoli che la mancanza di istruzione condanna ad un futuro di adulti
emarginati, sono bambine. Il 57% delle femminucce in età scolare è privato del
diritto all’istruzione per motivi culturali, economici, di discriminazione di
genere, ancora fortemente discriminante in molti paesi islamici. Il percorso di
queste sfortunate scolare è spesso molto breve e pronto ad interrompersi alla
prima difficoltà familiare%3A una bambina su cinque si iscrive alla scuola
primaria ma non riesce a completarla.

Inquietante i dati sulla tratta dei minori, il cui business
frutta oltre 32 miliardi di dollari l’anno: ne sono interessati circa 30
milioni di minori, 1.200.000 dei quali sono vittime di tratta verso paesi
dell’Europa Occidentale (soprattutto il Belgio), dell’America e dei Carabi.

Circa 1.800.000 i bambini di tutto il mondo
subiscono abusi a causa di prostituzione, pornografia infantile e turismo
sessuale, per non parlare, poi, della prassi dei matrimoni forzati che in Asia
soprattutto riguarda perfino bambine di 4 anni “prigioniere” dei propri mariti
e già mamme appena raggiunta la maturità sessuale con gravi rischi di morte
durante i parti.

In Italia la tratta di minori rumeni e rom ha
assunto proporzioni preoccupanti – come evidenzia un recente rapporto di Save
the Children – i minori vengono venduti, talvolta dalle stesse famiglie, a reti
di trafficanti, talatra vivono e provengono dai campi nomadi della capitale. I
bambini schiavi sono costretti a riportare a casa la sera il “frutto” di una
giornata passata tra furti e accattonaggio, rovistando nei bidoni della mondezza,
salendo e scendendo dagli autobus e se il bottino è scarno ci sono percosse e
punizioni.

Anche i dati Unicef sul turismo sessuale minorile
sono da fare accaponire la pelle: bambini trattati come “carne da macello” nei
bordelli di molte mete turistiche che nel pacchetto di un viaggio esotico non
dimenticano di includere (sottobanco) una esperienza con un o una minorenne:
dall’Albania, all’Ucraina, dalla Bulgaria, a Cuba, dallo Sri Lanka, alla
Colombia.

Spesso – si legge nel dossier – questi
piccoli innocenti subiscono violenze raccapriccianti, sono oggetto di filmati e
foto pedopornografiche, sono costretti a drogarsi: per filmare i cosiddetti
“snuff movies”(dall’inglese estinguere, uccidere) i piccoli vengono massacrati
fino alla morte, ripresa in diretta. Tali materiali, rigorosamente proibiti
dalla legislazione internazionale, hanno un mercato a parte e prezzi di smercio
molto alti.

Si tratta, poi, dei “ragazzi di strada”: in America
latina sono circa 15 milioni e in Brasile, i meninos da rua sono un
popolo: la società li teme, i commercianti li odiano a causa dei continui
furti, gli squadroni della morte li uccidono; ogni notte decine di piccoli
cadaveri restano sui marciapiedi delle grandi città.

In Africa, il fenomeno dei ragazzi abbandonati è
abbastanza recente e le cause di questo fenomeno sono legate alla morte
prematura di uno o tutti e due i genitori oppure alle migrazioni dal Continente
africano: in Ruanda la guerra civile ha reso orfani quasi 100.000 bambini e si
contano ormai a migliaia i bambini e i ragazzi che lavorano e vivono sulla
strada nella capitale Kigali, e così in Zaire, Burundi, Angola. In Zambia, uno
dei paesi maggiormente toccato dall’emergenza AIDS, ci si aspetta che i ragazzi
di strada, resi orfani dalla malattia dei genitori, raggiungano presto il
numero il numero di 300.000 bambini.

Così anche in Asia, dove i “randagi” si muovono a
piccoli gruppi, indossano magliette stracciate, spariscono dalla circolazione
quando nella stagione dei monsoni la pioggia batte sui marciapiedi o trasforma
le strade sterrate in enormi pozzanghere fangose. A Manila sono 400.000, a Nuova Delhi
115.000, 16.000 in
Vietnam, 4.000 in
Mongolia, di cui la metà nella capitale Ulaanbaator. L’abbandono in cui vivono
li espone ad ogni tipo di adescamento e di minaccia: in questo grande serbatoio
di precarietà e disorientamento i trafficanti hanno buon gioco nel reclutare
piccoli di ogni età per i loro traffici.

Ma l’Europa Orientale non è da meno: nella
Federazione russa, 60.000 solo a Mosca. A Budapest  se ne contano circa 12.500, mentre nella sola
Bucarest ce ne sono oltre 5.000. In alcuni casi i bambini diventano piccoli
homeless quando gli orfanotrofi statali ormai privi di risorse sono costretti a
disfarsi di loro. I più piccoli sono richiesti in adozione, ma per i più
grandicelli è già segnato un destino di fame e solitudine. Chi non si industri
a sopravvivere con un mestiere o con espedienti può finire per diventare
manovalanza per la microcriminalità.

Non meno pietosa è la situazione dei quasi 40 milioni
di sieropositivi nel mondo: 2,3 milioni hanno un’età inferiore ai 15 anni e
circa il 90% di essi vivono nell’Africa sub-sahariana. Si stima che lo scorso
anno sono morte circa tre milioni di persone per cause legate all’AIDS: di
queste, 380.000 erano bambini sotto i 15 anni.

Il
rapporto si chiude dando conto di una serie di iniziative in favore dei minori,
fra cui la Pontificia
Opera dell’Infanzia missionaria che è presente in 150 Paesi
del mondo.