Pregiudicato ucciso a Molfetta: confessa nipote vittima
28 Novembre 2016
E’ stato il nipote ad uccidere Antonio Andriani, il pregiudicato di 54 anni morto nell’androne di casa sabato scorso a Molfetta. All’origine dell’omicidio ci sarebbero le continue vessazioni che l’omicida avrebbe subito per futili motivi.
Crescenzio Bartoli, di 43 anni, incensurato, ha confessato all’una della notte scorsa, dopo un interrogatorio fiume, di aver ucciso lo zio di sua moglie. Lo avrebbe fatto per i dispetti, negli ultimi mesi sempre più frequenti, che la vittima avrebbe messo in atto nei suoi confronti.
Andriani avrebbe rubato a Bartoli le reti da pesca, umiliandolo più volte, e avrebbe minacciato di forargli gli pneumatici dell’auto. E proprio quest’ultima minaccia avrebbe convinto l’uomo a farsi giustizia da solo, perché poco prima dell’omicidio Bartoli ha trovato i pneumatici della sua auto forati. Ha quindi raggiunto casa dello zio accompagnato dalla moglie, che non sospettava nulla.
Bartoli, secondo la ricostruzione dei carabinieri, avrebbe citofonato a casa dello zio, uno stabile in via Martiri di via Fani proprio di fronte al Comune, invitandolo a scendere. Quando il 44enne ha citofonato, Andriani ha aperto ed è sceso a piedi per le scale proprio perché conosceva la persona che era andata a trovarlo.
I due avrebbero litigato sul pianerottolo del piano rialzato, fino a quando la discussione sarebbe degenerata, culminando con una colluttazione e l’esplosione del colpo d’arma da fuoco.
In sede di interrogatorio, Bartoli, accusato di omicidio premeditato, ha detto di essersi procurato per caso la pistola con la quale ha ucciso lo zio, trovandola nascosta in un muretto a secco di un casolare di campagna.
A eseguire il provvedimento di fermo nei confronti di Bartoli, dopo indagini lampo coordinate dal sostituto procuratore Giovanni Lucio Vaira della Procura della Repubblica di Trani, sono stati i carabinieri della Compagnia di Molfetta.