Presidenziali in Polonia: l’era Kaczynski continua?

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Presidenziali in Polonia: l’era Kaczynski continua?

02 Luglio 2010

Varsavia. Sapremo tra qualche giorno se sara’ Jaroslaw Kaczynski il prossimo Presidente della Repubblica di Polonia, e non invece Bronislaw Komorowski, dato come favorito  nei sondaggi sia pure solo di qualche punto, ma sotto la fatidica soglia del 50%. Candidato dal partito di maggioranza dell’attuale Premier Tusk (P.O. = Platforma Obywatelska), Komorowski che era gia’ la seconda carica dello Stato quale  capo del Sejm, ha operato come Presidente della Repubblica facente funzioni dopo la tragica ed ancora non del tutto chiarita vicenda della morte di Lech Kaczynski a Smolensk.

Per vincere al ballottaggio del 4 luglio pero, Komorowski  avra’ in ogni caso bisogno di veder convergere sul suo nome i voti degli elettori sin qui astenutisi, come anche quelli di una serie di partiti-civetta che controllano elettorati forti sia pur di pochi punti  in percentuale, ma determinanti. Non solo: ma sara’ pure per lui indispensabile  — ed e’ questo credo uno degli snodi piu’ cruciali — che  a sostegno della sua candidatura  facciano quadrato gli apparati elettorali e gli agit-prop della sinistra post-comunista, da poco rigeneratasi sotto le insegne della travagliata neo-formazione (S.L.D. = Sojusz Lewicy Democraticznej) del candidato Gregorz Napieralski, il quale ha ottenuto un inaspettato 13%, appoggiato dal sempre influente ex Presidente Kwasniewski.

Da vedere resta ancora fino alle ultimissime ore quale sara’ l’orientamento finale della Chiesa, che probabilmente anche in questa competizione presidenziale costituira’ l’ago della bilancia. E non penso solo al peso pur determinante delle alte gerarchie ecclesiali, con l’ex Nunzio Apostolico Jozef Kowalczyk da pochi giorni  elevato alla carica di Arcivescovo di Gniezno e Primate di Polonia. Occorrera’ infatti vedere quali saranno le libere scelte democratiche della grande massa dei fedeli che usciranno dal segreto delle urne.  Specialmente da  quelle delle piu’ lontane diocesi di periferia, i cui fedeli abbiamo visto compatti ed esultanti  nella recente giornata di beatificazione di Padre Jerzy Popieluszko:  l’ispirato e fervente sacerdote figlio del popolo, poi divenuto cappellano di Solidarnosc e predicatore di Liberta’ negli anni bui della dittatura, barbaramente trucidato il 19 ottobre del 1984 da sicari poi rivelatisi essere funzionari del Ministero degli Interni comunista filo-sovietico.

Quello che e’ oggi serenamente ci e’ dato  sostenere,  con un ragionevole margine di obiettivita’, e’ che durante tutto il seguitissimo dibattito televisivo dell’altra sera (mercoledi 31 giugno), tra Kaczynski e Komorowski ci e’ parso proprio Jaroslaw,  il fratello gemello di Lech,  il candidato olimpicamente  piu’ sicuro di se’. Piu’ convinto e convincente sia nel modo di porgersi che sui suoi programmi per il futuro:  dalle privatizzazioni alle ricette anticrisi, dalle scelte europeistiche all’atlantismo; cosi’ come su temi sempre scottanti come il lavoro, l’occupazione giovanile, il rapporto col torbido passato piu’ recente e la non piu’ procrastinabile  pacificazione nazionale.

Paradossalmente ma non troppo, il ruolo di sfidante aggressivo e risentito, anziche’ (come pur si poteva temere e non e’ accaduto) essere svolto dall’ex Premier Jaroslaw  oggi a capo del principale partito di opposizione — P.I.S. = Prawo I Sprawiedliwosc  fondato da entrambi i gemelli Kaczynski  e pressoche’ decimato a Smolensk — lo ha tenuto, a tratti visibilmente nervoso ed insolitamente insofferente,  proprio Komorowski. Il quale, ciononostante, viene ancora presentato dagli opinion-makers piu’ in vista locali (salvo qualche rara eccezione tra gli osservatori internazionali)  come il candidato sicuramente vincente. Di fronte a queste inverificate certezze corali, a noi resti solo accordato di esprimere,  come qui  gia’ in passato, il semplice beneficio del dubbio kantiano.