Priebke, 100 anni di un assassino. Veneziani: “Non è male assoluto”
29 Luglio 2013
Il ritratto di Erich Priebke offerto oggi su Il Giornale dallo scrittore Marcello Veneziani è fastidiosamente nauseante. Priebke è un criminale che ha partecipato all’uccisione di 335 civili – e chissà quanti altri – e il quadretto del povero vecchio fatto dal giornalista è fuori dalla realtà. Proviamo invece a immaginarci cosa ci sarebbe accaduto se ci fossimo trovati al posto dei carabinieri Aversa e Frignani, quelli che arrestarono Mussolini, e che poi vennero fucilati nelle Fosse Ardeatine. Al posto di Ettore Ronconi che si trovava a Roma per vendere del vino a una fraschetta e che verrà ammazzato per raggiungere il numero di dieci italiani ogni tedesco morto in via Rasella. Tra i corpi che vennero trovati con lievi ferite sul corpo e quindi lasciati morire agonizzanti. Tra i settantacinque ebrei uccisi perché tali senza nemmeno essere mai passati una volta da via Rasella (del resto il Duce aveva già dichiarato guerra a più di quarantamila italiani con le Leggi razziali). Tra le 15 persone in più che i tedeschi uccisero perché avrebbero potuto raccontare quanto successo. Tra quelli appena arrivati a Roma, come un conterraneo di Veneziani, Antonio Pisino, pugliese, colpevole solo di essere sbarcato nella capitale durante il repulisti dei nazi-fascisti. Al posto del capitano dell’Esercito Renato Villoresi, o al posto di Candido Manca, brigadiere dei Carabinieri o al posto di tutti quei romani, migliaglia di persone, buttati nelle periferie di Roma, per far spazio alle parate militari dell’Impero e ripulire l’Urbe da questa "sporcizia". Luoghi come Borgata Gordiani, un’infinita baraccopoli con una fontana ogni dieci catapecchie e con il cesso fatto di compensato con la porta tagliata sotto, per far controllare meglio ai nazi-fascisti chi era in bagno.