“Prima a Ferragosto, ora con Babbo Natale. Forse fisseranno la data del referendum quando avranno sondaggi favorevoli al Sì”
28 Luglio 2016
“Renzi sta usando un metodo opposto a quello dei saggi di cui ho fatto parte: noi eravamo inclusivi, cercavamo l’accordo più ampio possibile. A lui invece interessa solo la sua convenienza”. Gaetano Quagliariello in questa legislatura è passato da un estremo all’altro. Prima ha fatto parte dei saggi nominati da Napolitano sulle riforme, poi (nel governo Letta) è stato ministro proprio delle Riforme. Infine, dopo aver votato per due volte il ddl Boschi, alla terza si è rifiutato e ora è impegnato nella campagna per il No al referendum. Con uno di quei saggi, Valerio Onida, ha scritto anche un libro: “Perché è saggio dire No” (Rubbettino).
Senatore, prima la riforma le piaceva e poi?
“Nei due passaggi in cui l’ho votata in Senato ho sempre denunciato ciò che non andava, proponendo correzioni. Visto che poi non è cambiata, ma semmai peggiorata, al voto finale non l’ho più sostenuta”.
Lei intanto era uscito da Ncd e dalla maggioranza.
“Sì, a ottobre mi ero dimesso da coordinatore di Ncd per passare al gruppo Misto. Sono uno dei pochi a essere sceso dal carro del vincitore”.
Cosa non le piace di questa riforma?
“Nel merito è caotica e discutibile. Faccio solo due esempi. I consiglieri regionali che arriveranno in Senato non si capisce se rappresenteranno i loro partiti o le rispettive Regioni. Il partito che vince, poi, può eleggere pressoché da solo il presidente della Repubblica. Ma se dentro quel partito una minoranza si mette di traverso, il meccanismo s’inceppa”.
E sul metodo?
“Qui siamo all’obbrobrio. Con i saggi prima di Napolitano, nel 2013, e poi di Letta si volevano scrivere le regole nel modo più inclusivo possibile, superando le divisioni e comprendendo le ragioni di tutti. Così si rafforza la coesione nazionale. Anche Napolitano nel suo discorso al Parlamento aveva fatto riferimento a un compromesso alto e nobile”.
E invece?
“Quando arriva Renzi, dopo un primo momento di allargamento dovuto al patto del Nazareno, le riforme cambiano verso. Diventano legge del governo, che si fa arrogante e non ascolta più nessuno. La Boschi diventa impermeabile a qualsiasi consiglio. Inoltre la legge elettorale viene sganciata dal processo di riforma costituzionale, come fosse una cosa a parte. Col voto di fiducia alla Camera, infine, si azzera il dibattito: un atto di pirateria parlamentare”.
Napolitano, però, se le intesta. Parla di riforme come sua eredità politica…
“L’ex presidente ha avviato un percorso che poi è stato tradito. Credo che lui ne sia perfettamente consapevole e stia cercando di apportare correzioni per linee interne, contando sul fatto che la Consulta possa bocciare l’Italicum”.
Marcello Pera, che in passato le è stato politicamente vicino, appoggia il Sì.
“L’ultima volta che gli ho parlato, 3-4 mesi fa, non lesinava critiche a Renzi e alla riforma. Deve aver cambiato idea. E’ un suo diritto”.
Lei ha capito quando si voterà?
“Prima sembrava si dovesse votare a Ferragosto, usando le cabine in spiaggia come seggi. Ora si guarda a Babbo Natale. Forse fisseranno una data quando un sondaggio dirà che vince il Sì. Renzi ha spaccato il Paese a metà e fondato il voto sulla paura: se fallisco c’è il diluvio. Questo la dice lunga sulla sua concezione di lotta politica”.
(Tratto da Il Fatto Quotidiano)