Prima della Convenzione modifichiamo i Regolamenti parlamentari

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Prima della Convenzione modifichiamo i Regolamenti parlamentari

03 Maggio 2013

La Convenzione, cioè la commissione mista per le riforme costituzionali, non è stata ancora nominata ma già sono cominciate le discussioni sulle misure da adottare. A parere di alcuni autorevoli esponenti politici e commentatori (D’Alema, Sartori) la Convenzione dovrà occuparsi prioritariamente della legge elettorale; secondo il ministro per le riforme la commissione deve lavorare anzitutto sulle riforme costituzionali, selezionate per blocchi omogenei, dando senz’altro la precedenza al superamento del bicameralismo simmetrico. D’altronde la riforma della camera alta, come risulta dal documento dei saggi che è la base del programma governativo, prevede anche una cospicua diminuzione dei parlamentari. Offre cioè una risposta non demagogica a un’esigenza assai sentita dall’opinione pubblica.

In sostanza, ci pare che la posizione del governo sia quella più giusta. Non casualmente il premier Enrico Letta nel suo discorso d’esordio ha fissato il termine di diciotto mesi per verificare la efficacia dell’azione di governo, proprio facendo riferimento alle riforme costituzionali. Infatti, se la politica economica si può valutare in tempi meno lunghi, le riforme costituzionali richiedono vari passaggi parlamentari (le cosiddette letture) e anche un referendum confermativo. Peraltro, una legge elettorale approvata prima di aver cambiato la costituzione rischia di risultare poco coerente con le scelte fatte successivamente in materia di forma di governo (presidenzialismo, premierato) e di composizione del legislativo (superamento del bicameralismo paritario). Non casualmente il documento dei saggi non esprime una preferenza definita per nessun sistema elettorale.

Tuttavia la richiesta di mettere al primo posto la legge elettorale non va respinta sprezzantemente perché esprime un’esigenza che non va sottovalutata. Essa veicola il timore, assai sentito anche dagli elettori, che il governo possa durare poco e che si torni a votare tra pochi mesi con la legge attuale. Per venire incontro a questa legittima aspirazione, aiutando a creare quel clima di fiducia e di reciproca legittimazione che è la ragione di fondo della nascita del nuovo governo, si può procedere subito (senza attendere la nomina della Convenzione) con un’altra riforma meno appariscente ma non meno utile nel disegnare un migliore assetto dei poteri.

Ci riferiamo ai regolamenti parlamentari. Certo i regolamenti sono competenza normativa di ciascuna camera, tuttavia nella passata legislatura non poco lavoro preparatorio è stato fatto e, sulla spinta della necessità di riforme, si può immaginare che non mancherà la disponibilità dei presidente delle due assemblee a calendarizzare subito il provvedimento. Il tenore della riforma è assai semplice da definire: rendere impossibile la costituzione di gruppi parlamentari che non siano espressione di precedenti raggruppamenti elettorali. Per tutto l’arco della prima repubblica la costituzione materiale italiana ha espresso un equilibrio assembleare; l’assemblearismo era in parte corretto dalla partitocrazia.

Quando i partiti sono entrati in crisi l’assemblearismo ha assunto forme trasformistiche che collidevano con l’evoluzione spontanea del sistema. Tutti ricordano i ribaltoni che hanno funestato la dodicesima e la tredicesima legislatura, di cui sono stati vittime premier del centro destra e del centro sinistra. Ancora più recente è il ricordo della fronda di Futuro e libertà che ha reso assai difficile l’operato di un governo scelto dai cittadini.

Un vignetta di Altan di parecchi anni addietro ritraeva un interno familiare con un signore a letto, mentre la moglie già piedi lo apostrofava dicendo: "perché non ti sei ancora alzato?" e lui replicava con cadenza romanesca: "si vede che manca la volontà politica". Ecco, sarebbe un ottimo segnale se le forze che sostengono il governo varassero a tambur battente la riforma dei regolamenti parlamentari mostrando che la volontà di operare fattivamente non manca.