Prima o poi la Libia arriva (e il Jihad?)
01 Dicembre 2015
Ma non è che dopo i sorrisini di Sarkozy e della Merkel ci beccheremo anche quelli della Merkel e di Erdogan? Sull’immigrazione la cancelliera tedesca ha una strategia, discutibile quanto vuoi, ma ce l’ha. La Ue verserà tre miliardi di euro per aiutare Ankara a mettere una toppa all’onda di profughi che risalgono dai Balcani in Europa centrale. Ma che succede se si restringe il corridoio balcanico? E’ probabile che si riapra quello libico. Cosa accadrà fra sei mesi quando le condizioni meteo non saranno più così avverse per attraversare il Mediterraneo verso Lampedusa?
Merkel ha recentemente ottenuto anche un altro risultato, accreditarsi il nuovo plenipotenziario ONU in Libia, Kobler, che giovedì parteciperà al vertice dei paesi confinanti con l’ex Jamaria. La Turchia invece appoggia gli islamici di Tripoli, che remano contro il governo di unità nazionale chiesto dalla comunità internazionale. E l’Italia? Non partecipamo agli "strike" contro il Califfato in Siria e Iraq perché siamo concentrati sulla Libia. La grande stampa scrive che Renzi guarda a Obama, sta usando la diplomazia del gas e rafforza le relazioni diplomatiche con il Cairo, eppure tutto ciò non sembra sufficiente a garantire quel "protagonismo" che il presidente del consiglio prometteva nel discorso alle Nazioni Unite di settembre.
Il New York Times ha pubblicato un lungo articolo dove in sostanza si dice che i feudi di ISIS in Libia sono una destinazione privilegiata per i jihadisti provenienti da Siria e Iraq nel momento in cui mettessimo il Califfo sotto pressione. Sappiamo che fino adesso la nostra sicurezza interna ha tenuto, non siamo stati colpiti come altri Paesi europei, l’allerta nei giorni del Giubileo sarà massima e l’Italia ha un modello di controterrorismo che secondo alcuni analisti potrebbe essere esportato in giro per il mondo. E’ un discorso che meriterebbe un approfondimento a parte, che riguarda il modo in cui vivono gli immigrati nel nostro paese, la stessa struttura urbanistica dei nostri borghi, il maresciallo che tiene sotto controllo il quartiere e così via.
Ma soprattutto è il lascito di una politica estera che da Fanfani passando per Andreotti e l’intera storia della Prima Repubblica ha fatto spesso dell’Italia il ventre molle e punto di transizione per malintenzionati vecchi e nuovi, a patto che non ci attaccassero (uno schema che non sempre ha retto, vedi le azioni dei palestinesi). Oggi qual è la strategia? Geopolitica dell’Europa disunita, immigrazione incontrollata e terrorismo islamico stanno facendo saltare tutti i vecchi schemi e dunque quale risposta si può dare in chiave pre-emptiva verso la Libia? O ci occuperemo noi della Libia o molto presto sarà la Libia a occuparsi di noi. Con i barconi. E il Jihad?