Primarie, si parte (era ora)! Niente più alibi né gufi. Adesso tocca al Pdl

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Primarie, si parte (era ora)! Niente più alibi né gufi. Adesso tocca al Pdl

22 Novembre 2012

Adesso tocca al Pdl. La data c’è, le primarie si fanno. Confermata la linea Alfano, il Cav. accetta. Basta alibi, gufi, tatticismi, target nel mirino. Punto e accapo. La vera partita da qui al 16 dicembre è semplicemente una: mettere testa e gambe alla consultazione popolare che deciderà il candidato premier. E’ su questo e nient’altro la sfida tra i competitor che d’ora in poi dovranno tessere la propria tela sul progetto da proporre ai cittadini. Perché la gente per andare a votare deve capire, vuole sapere, chiede di partecipare a fronte di un’offerta politica credibile, di una visione strategica delle priorità – poche ma buone – per rimettere in piedi il paese dal 2013 in poi. 

Al netto delle polemiche, lo spartiacque è proprio nella capacità di misurarsi sulle idee. Finalmente c’è uno strumento per farlo e un giorno in cui farlo. Tutta la dietrologia – dei giornali di area e non, dei sofisti del politically correct, dei ‘buoni e puri’ che stanno solo fuori dal Pdl e pontificano a spron battuto – sta franando di fronte a un partito che una volta per tutte si mette in gioco e lo fa a viso aperto. Certo, dopo settimane di tensione altissima, di colpi sferrati più o meno sotto la cintura, di tentativi di smontare la linea che Alfano e il gruppo dirigente hanno tracciato da ottobre, passando per ‘visionari’ agli occhi delle anime belle pidielline che ripetevano no non si può fare, sarebbe controproducente, non c’è tempo, e via col solito refrain.

Il tentativo era smontare, svuotare, ridimensionare e se del caso far naufragare la proposta con la quale il giovane segretario sostenuto dai vertici del partito ha gettato il cuore oltre l’ostacolo, mettendoci la faccia e mettendo tutti di fronte alle proprie responsabilità, Cav. compreso. Oggi da Berlusconi è arrivato l’ok definitivo e Alfano ha incassato il risultato. Da qui si parte, tutto il resto è noia per dirla con Califano. 

Ma se finalmente si è tirata una linea su tutto il caos delle scorse settimane, adesso il tempo è quello che è, e in meno di un mese c’è un obiettivo da raggiungere. Obiettivo che dovrebbe interessare tutti dentro il Pdl e indurre tutti a fare la propria parte fino in fondo, senza più alibi o sofismi. Basta col ritornello dei troppi candidati e dei pochi voti, non regge più per due motivi. Primo: il passaggio delle diecimila firme necessarie a presentare la candidatura dirà quanti entreranno effettivamente in competizione; in altri termini una prima selezione sulle capacità attrattive (politicamente) di chi ha ambizione di entrare nell’agone. Secondo: vince chi convince sui contenuti, perché a decidere sono i cittadini non gli apparati di partito che per quanto possono cammellare, ben poco alla fine possono sul principio, sacrosanto, di ‘una testa un voto’. Specie di questi tempi. Gli elettori, come sempre, sanno scegliere da soli. 

Basta col giochino del confronto con le primarie Pd. Non regge neppure questo: i democrat stanno preparando ciò che accadrà domenica prossima da circa un anno, con un apparato capillare sul territorio che per storia e strutturazione non è paragonabile a quello di nessun’altra forza politica. Continuare a guardare dall’altra parte per dire che da questa parte sarà un disastro, non solo è puro tafazzismo, ma non ha alcun fondamento e svela, in realtà, l’arroccamento a una stagione che non c’è più, la conservazione del passato per la paura di costruire il futuro. Pd e Pdl facciano le loro primarie, ciascuno come sa e come può. Punto. 

La macchina è partita. Sarà sicuramente una corsa contro il tempo ma di tempo ce n’è se c’è la volontà di tutti. Ultima considerazione: le primarie possono davvero rappresentare la ripartenza di un partito che sta al 15 per cento (base minima sondata), ha sì una classe dirigente e un territorio ma che per risalire la china, riconnettersi con la gente, mobilitare l’impegno, restituire l’entusiasmo della partecipazione, deve rimettere al centro il confronto sulle cose da fare. Quelle che servono al Paese, qui e ora. Solo così può sperare di riconquistare quella parte di gli elettori delusi, quel grande partito dell’astensione che ancora ha numeri a due cifre, e investire il patrimonio identitario e valoriale in una nuova fase della sua storia che ancora c’è e che nemmeno la demagogia grillina o la sindrome da rottamazione tout court oggi tanto di moda potrà riuscire a cancellare, vada come vadano le cose. 

Le primarie, dunque. Evviva!