Primarie Usa: vincono Clinton e McCain

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Primarie Usa: vincono Clinton e McCain

09 Gennaio 2008

E’ stata la notte delle rivincite quella del voto delle primarie in New Hampshire, il secondo round nella lunga battaglia per scegliere i candidati alla prossima corsa per la Casa Bianca.
Hanno vinto tra i repubblicani il settantunenne senatore dell’Arizona John McCain e tra i democratici, la sorpresa delle sorprese, la senatrice di New York Hillary Clinton, trascinata dalle donne che hanno votato in massa per lei. Com’era già successo in Iowa giovedì scorso, è stata una grande notte per il partito democratico. Il senatore dell’Illinois Barack Obama, secondo dei democratici, ha ottenuto quasi ventimila voti in più di McCain. Il senatore dell’Arizona ha battuto l’ex governatore del Massachusetts Mitt Romney ritornando con prepotenza in prima fila nella battaglia per la nomination repubblicana, dopo essere stato considerato per mesi un outsider. Terzo, con soddisfazione, è il vincitore dell’Iowa, l’ex governatore dell’Arkansas Mike Huckabee. Romney si è piazzato meglio di lui, ma per l’ex governatore, che ha speso decine di migliaia di dollari e per settimane è stato considerato il favorito, è il secondo durissimo colpo. Ancora più duro il responso del voto per l’ex sindaco di New York Rudy Giuliani, solo quarto, e di lui non si parla neppure. La campagna elettorale di McCain si era spenta con il sostegno, all’inizio dell’anno scorso per la decisione del presidente George W. Bush di aumentare e non ridurre la presenza militare in Iraq. Per mesi ha difeso l’impopolarissima strategia, dicendo che avrebbe preferito perdere le elezioni, piuttosto che la guerra. Ora che la violenza in Iraq è diminuita e con questa le vittime di attentati, i repubblicani si stringono attorno all’anziano senatore. Che ci aveva visto giusto e non si è lasciato incantare dai sondaggi. La tradizione politica del New Hampshire del resto sta proprio qui: gli elettori decidono con la propria testa, spesso il giorno prima del voto, e scelgono chi dice loro la verità, chi si mostra onesto, umano. E’ questa la chiave della vittoria di Hillary Clinton che, a dar retta ai sondaggi, doveva finire con una nuova severa sconfitta. Gli indecisi (un elettore su sette ha scelto ieri per chi votare) le hanno dato una chance, soprattutto le donne. Ha contribuito forse la sua insolita manifestazione di fragilità di fronte alle telecamere, lunedì mattina quando ha pianto o quasi parlando della sua passione per la “politica dei fatti”, criticando “la politica delle belle parole” di Obama. Quelle lacrime, diventate un tormentone mediatico, sono diventare un nuovo tema della campagna elettorale: il cuore di Hillary, la lady di ferro che fino ad oggi si è nascosta sotto l’armatura della sua esperienza. Uno pari, palla al centro: i prossimi confronti, in Nevada e Carolina del Sud, diranno chi tra la nuova Hillary e Obama sia il più forte. Il senatore afroamericano, salutando i suoi sostenitori con un altro discorso ispirato a Nashua, ha un nuovo bellissimo slogan: “Yes, we can”, sì, possiamo farcela. (apcom)