Prism sventò attentato New York. Le ragioni della Net War
07 Giugno 2013
Il programma Prism della Nsa nel 2009 avrebbe permesso di arrestare Najibullah Zazi, il jihadista pronto a compiere un attentato nella metropolitana di New York. Viene quindi confermata la versione offerta da Obama sul "Datagate", lo scandalo delle intercettazioni iniziate durante l’amministrazione Bush per prevenire il terrorismo islamico e quello interno.
La Nsa avrebbe intercettato alcune email tra cui una inviata da Zazi a uno dei bombaroli qaedisti in Pakistan. Zazi rappresentò a suo tempo l’affacciarsi sulla scena di una nuova generazione di jihadisti esperti di web e motivabili a distanza grazie al “reparto propaganda” di Al Qaeda. Il network del terrore ha fatto e continua a fare proselitismo tra i giovani islamici che combattono l’America in America.
Grazie alle intercettazioni, Nsa, FBI e le "Unità antiterrorismo" del NYPD furono in grado di arrestare Zazi, smascherando quello che sembrava un innocuo e apparentemente simpatico autista impiegato all’areoporto di Denver. Zazi in realtà intendeva colpire la città di New York con armi chimiche durante l’ anniversario dell’11/9. Aveva un regolare permesso di soggiorno negli Usa. Condividere le informazioni sensibili ottenute dagli analisti grazie al Prism probabilmente fu decisivo per coordinare le indagini tra le diverse agenzie di sicurezza. E senza dover ricorrere al waterboarding.
Viene quindi da chiedersi se non abbia ragione il Presidente Obama a difendere Prism come una frontiera avanzata del controterrorismo, quella che abbiamo imparato a chiamare "net war". Negli ultimi anni, anche a spese della nostra privacy, si è scoperto che i nemici dell’America sono giovani, ben integrati nella società statunitense, lavoratori che si fanno crescere la barba come Zazi e viaggiano in Pakistan per addestrarsi. Dalle email e dal pc dell’autista che sognava di fare il terrorista – tenuti sotto controllo dagli investigatori – emerse l’interesse del giovane verso sostanze come il perossido di ossigeno e l’acetone, di cui aveva fatto scorta nei supermercati americani.
Ricordiamo che nel 2009 l’Amministrazione Obama fece i conti con altri jihadisti under 30 come Michael Finton, nome di battaglia “Talib Islam”, o il 19enne Hosam Maher Husein Smadi, che architettava un attacco contro uffici governativi a Dallas. Per non dire della “bomba nella scarpa” di Richard Reid, gli attacchi pronti a scattare contro il Fondo Monetario Internazionale, la Borsa americana, la sede di Citigroup, l’attentato organizzato aLos Angeles e quello contro Fort Dix, tutti eventi che si sono succeduti negli anni dopo l’11 Settembre.
Poco prima di arrestare Zazi, la polizia aveva fermato quattro persone pronte a rubare aerei della Guardia nazionale per colpire le sinagoghe del Bronx. Bin Laden ha continuato fino a l’ultimo a trasmettere nell’etere il suo messaggio di morte e a esercitare il lavaggio del cervello sulle sue giovani leve da mandare al macello. Forse Bush e Obama non avevano altra scelta, se non quella di di origliare nei meandri delle reti telefoniche e telematiche, con la certezza che prima o poi qualche pesce grande o piccolo del Jihad salta sempre fuori.