Privilegi e segreti dei magistrati

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Privilegi e segreti dei magistrati

29 Agosto 2007

Da cosa si distingue una corporazione, come quella in toga dei
magistrati della penisola, rispetto ai comuni mortali? Dalla abilità nel mantenere riservati i dati sui privilegi, gli
emolumenti e le mille prebende che il potere assegna loro.
Per esempio, chi sa quanto guadagna un singolo giudice
Costituzionale? E con quale pensione si consola?
E’ un vero segreto di Stato che dimostra come la vera casta in
Italia siano loro:  magistrati. Che siano ordinari o amministrativi,
costituzionali o onorari cambia solo l’emolumento non certo l’omertà discreta
che avvolge il tutto.

Ora un aneddoto che spiega meglio la materia del
contendere: c’era una volta   un
avvocato,Tommaso Palermo, difensore civile di molti magistrati in pensione il
quale si illudeva che un giorno o l’altro le
quiescenze cosiddette di annata sarebbero state perequate.

E che per questo motivo bombardava ogni giorno che Dio mandava in
terra il Ministero del Tesoro, la Ragioneria dello Stato e la Presidenza del
Consiglio per sapere con quali decreti certe categorie di magistrati (Corte dei
Conti, Consiglio di Stato, Consulta ecc.) ottengono determinati trattamenti.
Non ebbe mai risposta.

E nessuno a tutt’oggi sa nulla sul trattamento previsto dalla
speciale cassa di previdenza dei magnifici 15 della Consulta, istituita nel
1960 su base volontaria (unico caso nella pubblica amministrazione). Segreto di
stato. Altro che Abu Omar.

L’ultima volta che, poco prima di morire, il suddetto avvocato
Palermo aveva mandato un telegramma all’ufficio pensioni della Presidenza del
Consiglio in via della Stamperia  glielo
rimandarono indietro con sopra la dicitura “destinatario
sconosciuto”.

C’è voluto l’ottimo lavoro di Raffele Costa per districare
parzialmente il ginepraio dei privilegi della casta in toga.

Così oggi noi sappiamo che al Consiglio di Stato 419 persone
costano 130 miliardi di vecchie lire l’anno: il Presidente ha un lordo annuo di
220 mila euro , l’ultimo dei consiglieri quasi 65 mila.

La Corte dei Conti   ha a
ruolo quasi 550 consiglieri.

L’ultimo della scala gerarchica guadagna seimila euro  lordi al mese, il primo quasi 20. Poi ci sono
le indennità e i fringe benefits. Spesa globale, dipendenti incusi, almeno 130
miliardi di rimpiante lire ogni anno.

L’ Avvocatura dello Stato ha 780 dipendenti che costano 100
milioni di euro  l’anno. Un avvocato
generale può arrivare ai 200 mila euro annui, il procuratore di prima nomina a
60 mila.

C’è poi il capitolo Corte Costituzionale,  una vera e propria oasi dove si fa a cazzotti
per entrare anche come semplice autista visto che lo stipendio lordo iniziale
raramente è inferiore ai 3 mila euro al mese a cui va aggiunta una contingenza
che i giornalisti semplicemente si sognano.

Per di più lor signori 
hanno persino i cosiddetti “assegni Befana” ogni sei gennaio,
assistenza scolastica, assistenza estiva e invernale per le vacanze dei bimbi,
sussidi persino per i furti subiti in casa. I giudici, sebbene le cifre esatte
siano un vero e proprio segreto di Stato, raramente scendono sotto i 250 mila
euro lordi annui.

Però poi godono di una serie di privilegi che vanno
dall’appartamentino con vista sul Quirinale per i fuori sede, all’automobile
con autista a vita, a due assistenti di studio,un segretario particolare  e un addetto di segreteria, alla bolletta
telefonica a carico della collettività. Che è a vita per gli ex presidenti. Le
pensioni per i giudici costituzionali superano i 15 mila euro mesili.

 Tutto questo ben di Dio
costa altri 80 milioni di euro l’anno allo Stato. Il costo per la collettività
degli stipendi dei circa 9 mila magistrati italiani è di più di  1 miliardo di euro .

Circa il 30% superiore a quello che la francia spende per i loro
omologhi di Oltralpe.

 Di quella cifra, i  magistrati di Cassazione, da soli, ne
assorbono poco meno della metà: sono un esercito fatto di generali, circa 770
unità . A essi si aggiungono altre 2500 toghe che prendono lo stesso stipendio
grazie alla scellerata legge che fa fare carriera per anzianità invece che per
merito.

E che invano il ministro Guardasigilli del governo Berlusconi,
Roberto Castelli, cercò di riformare e che l’attuale Guardasigilli Clemente
Mastella ha invece ripristinato con tutte le garanzie, le prebende e i
privilegi di casta.

In media un giudice di Cassazione guadagna più di 150 mila euro
l’anno.

Cui si aggiungono diverse indennità di funzione che variano da
persona a persona. Per di più le loro retribuzioni sono agganciate a quelle dei
parlamentari in un continuo trascinamento reciproco: quando aumentano le une lo
fanno anche le altre.

Comunque, secondo i dati ufficiali rilevati dal Csm, su 9246
magistrati italiani, meno di 350 risultano in servizio presso le dodici sezioni
civili o penali che compongono la Suprema Corte. Gli altri hanno la qualifica o
lo stipendio ma fanno altro. E ringraziano il ’68 in toga che si concretizzò
nella famosa, anzi famigerata, legge Breganza, quella che abolì il merito per
la progressione in carriera. Che però fu varata dieci anni prima di quegli anni
che qualcuno si ostina consideare formidabili.

E a proposito di privilegi, benchè non sia mai stata applicata, la
norma sulla responsabilità civile dei magistrati (la 177 del 1988 varata
sull’onda dell’emozione che suscitò il caso Tortora),  le toghe nostrane sono riuscite anche a stipulare  un accordo molto vantaggioso con le
assicurazioni.

Siglato da una parte dall’ ANM e dall’altra  dalla 
BNL Broker Assicurazioni : con soli 138 euro e 60 all’anno, si sono così
messi al riparo dalla possibilità di dover risarcire di tasca propria
l’eventuale vittima di errori giudiziari.

Eeventualità invero remota visto che  la legge voluta da Vassalli e Craxi ( cui gli
interessati dimenticarono di attestare eterna gratitudine) mette a carico della
collettività l’eventuale errore per colpa grave del singolo. Ma nella vita non
si sa mai.

 Come se non bastasse la casta del partito dei giudici,

ora ci sono  nuovi privilegi
e nuovi privilegiati che bussano alle porte dell’assistenzialismo di stato: i
giudici onorari.

E nel 2005 la spesa pubblica per i giudici di pace  ha assorbito risorse per  135 milioni di euro all’anno.

Se poi venissero accolte le richieste di “stabilizzazione” della
categoria per almeno 4.500 unità (sulle circa novemila in servizio), si
registrerebbe un ulteriore aggravio per la collettività pari a 142 milioni di
euro.

 
Naturalmente a simili trattamenti non corrispondono, come è sotto
gli occhi di tutti, risultati di eccellenza.

 Un  rapporto del Consiglio d’Europa , a inizio
2005, ha assegnato le “pagelle” alle toghe dei diversi stati membri.

I dati che sono fermi al 2002, ma dopo è andata anche peggio,
parlano di uno stipendio dei giudici italiani superiore del 30 per cento a
quello dei colleghi francesi. La nostra spesa pubblica per il pianeta giustizia
risulta fra le più elevate, benché altri Paesi europei abbiano tempi molto meno
biblici per la definizione di cause e processi: Svezia, Germania e Olanda  svolgono ad esempio le cause civili in meno
di metà tempo di quanto necessario in Italia per procedimenti di analogo impegno.

Molti scaricano la colpa su un’altra categoria superprivilegiata
di questa casta fra le caste: i magistrati fuori ruolo. Nel 2004 il loro numero
era di ben 728, mentre altri 1.182 risultavano assegnati ad incarichi
extragiudiziari.

E qui il privilegio si incrocia con il potere poltico che il
partito dei giudici sta assumendo nel tempo: questi fuori ruolo spesso sono in
uffici legislativi e scrivono quindi le leggi che poi altri colleghi applicano
dopo che il Parlamento le ha supinamente approvate. Altri  sono consiglieri del governo, e quindi
condizionano il potere esecutivo e altri ancora, per la precisione due per
ciascuno membro della Consulta, di fatto scrivono le sentenze della Corte
costituzionale facendo il lavoro sporco di ricerca giurisprudenziale e
orientandola secondo i desiderata degli interna corporis.

Fra l’altro i magistrati ordinari distaccati presso la Corte
Costituzionale oltre ad avere lo stipendio da consiglieri di Cassazione godono
di altre indennità e privilegi. Qualche anno fa destò un certo scandalo alla
Consulta quando si seppe che alcuni di loro prendevano indennità altissime di
fuori sede pur vivendo a Roma, ma conservando la residenza fuori dalla
capitale. Nessuno li potè citare per truffa e neanche la corte dei conti potè
chiedere i danni  in quanto la Corte
costituzionale ha una propria autonomia amministrativa nell’ambito della quale
può farte quello che crede. Sempre a spese del contribuente.

Last but not least, i concorsi per diventare magistrati negli
ultimi venti anni hanno registrato scandali a non finire finiti sotto la lente,
in questo caso meno severa, di altri magistrati.

Il più famoso fu quello  del
1991 denunciato da due esclusi, l’avvocato Pier Paolo Berardi  di Asti e Teresa Calbi di Civitavecchia. A
sua volta figlia di un giudice di Cassazione. Venne fuori che si correggevano
elaborati in meno di tre minuti e che alcuni presentavano evidenti segni di
riconoscimento  mentre altri non erano
neanche stati corretti benchè scartati.

 Tra gli elaborati finiti
sotto inchiesta anche quello di un ex giudice costituzionale e di un magistrato
che divenne segretario generale del Csm.