Processo breve, sì del Senato. Il Cav. attacca i pm: “Plotoni d’esecuzione”

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Processo breve, sì del Senato. Il Cav. attacca i pm: “Plotoni d’esecuzione”

20 Gennaio 2010

Le norme sui tempi certi dei processi non violano la Costituzione, anzi. Durata ragionevole e certa dei procedimenti sono gli elementi che i Padri costituenti hanno scritto nella Carta ed è l’Europa che ci chiede di intervenire.  A poche ore dal via libera del Senato al provvedimento, Silvio Berlusconi torna così sui temi della giustizia.

E il Guardasigilli Alfano nella sua relazione al Senato sullo stato della giustizia nel 2010 conferma il sostegno del governo al ddl benché sia di iniziativa parlamentare, osservando che “la lentezza dei processi è un nemico insidioso che però si può  vincere. Il governo ha gli strumenti per farlo". Diametralmente opposto il giudizio delle magistrature secondo cui il provvedimento “produrrà conseguenze devastanti sull’intero sistema della giustizia italiana”.

Conversando con i giornalisti dopo la visita “personale” al cardinale Camillo Ruini insieme al sottosegretario Gianni Letta, il premier respinge le critiche dell’opposizione definendole “vere e proprie calunnie. Sono tutti intellettualmente disonesti,  non sono problemi di Berlusconi ma aggressioni al presidente del Consiglio. Questa è una cosa sicura e certa". Non c’è alcun processo breve, osserva il Cav. perché anche il ddl che ora approda a Montecitorio, “prevede tempi ancora troppo lunghi”. In sostanza, “non ragionevoli. Dieci o più anni… vorrei fossero più brevi” scandisce il presidente del Consiglio che pur riconoscendo la certezza dei tempi fissata dalla nuova legge, considera “ancora eccessiva” la durata complessiva , anche perché “chi è chiamato dentro il girone infernale del processo in Italia è una persona persa e il disastro per lui e per la sua famiglia è sempre enorme, quindi credo che i tempi dovrebbero essere molto ma molto più contenuta di quelli votati in questa legge”.

Poi l’affondo sulle corti di tribunale come “plotoni di esecuzione” che il Cav. scandisce quando i cronisti gli chiedono se si presenterà alle udienze dei processi nei quali è coinvolto. "I miei avvocati insistono che se andassi in tribunale non mi troverei davanti a corti giudicanti ma a dei plotoni di esecuzione. Non so se andrò, sto discutendo con gli avvocati", spiega Berlusconi.

Stamani Il Senato ha approvato il ddl sul processo breve con 163 sì, 130 no, e due astenuti. A favore si sono espressi Pdl e Lega, contrari Pd, Idv e Udc. E proprio il no del partito di Casini nelle file della maggioranza viene letto come una dimostrazione di incoerenza, dal momento che proprio ieri alla Camera l’Aula si è a lungo soffermata sul caso di Calogero Mannino (Udc) e gli stessi centristi hanno stigmatizzato l’eccessiva durata dei processi, ma poi alla prova dei fatti si sono schierati con Bersani e Di Pietro. 

Ma il voto al Senato registra anche due defezioni, speculari nei due schieramenti. Nel Pdl non ha partecipato al voto il senatore Enrico Musso che ha manifestato il proprio dissenso rispetto alla posizione del proprio gruppo, mentre nel Pd è stato il senatore Alberto Maritati a lasciare l’Aula. E se per il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri “l’impatto di questa legge sarà solo sull’1 per cento dei 3,5 milioni di processi aperti attualmente in Italia", il vicepresidente Gaetano Quagliariello replica alle accuse dell’opposizione e in particolare dei democrat osservando come la maggioranza “ha sempre riconosciuto con lealtà che le proposte presentate dal Pd sulla giusta durata dei processi non fossero uguali a quella del Pdl. E siamo anche convinti dell’essenziale miglioramento che la nostra proposta ha introdotto rispetto alle altre diversificando i tempi processuali in base alla gravità del reato".

Per questo , pur riconoscendo la “legittimità di ogni divergenza”, invita l’opposizione  “a mantenere la polemica entro i confini della verità. Sostenere, come fa  il senatore Maritati, che le proposte del Pd non erano ‘retroattive’, semplicemente non corrisponde al vero”. Dati alla mano, Quagliariello spiega che “sia il ddl 2699 del 2004, sottoscritto dal senatore Maritati, sia il ddl 878 del 2006, che porta fra le altre le firme dei senatori Finocchiaro e Casson, recitano: ‘nei procedimenti in corso all’entrata in vigore della presente legge continuano ad applicarsi le disposizioni previgenti, se più favorevoli all’imputato’. E nelle rispettive relazioni si legge: ‘nei procedimenti in corso il termine di prescrizione sarà quello risultante in concreto più vantaggioso per l’imputato, a seconda che si applichi la disciplina vigente o quella di nuova introduzione, ferma restando l’impossibilità di contaminare i due istituti nella ricerca di una terza soluzione ancora più benevola dell’una o dell’altra’. L’unica differenza – rileva l’esponente del Pdl – è che la norma transitoria prevista dal Pd avrebbe investito tutti i processi, mentre da parte nostra si è preferito limitare l’impatto sull’ordinamento. E’ legittimo cambiare idea rispetto a quanto si è scritto in passato, ma non si può  affermare che non lo si sia mai scritto”.

Durissimi i commenti della presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro e del leader del partito Pierluigi Bersani secondo i quali “la maggioranza lascia senza giustizia migliaia di vittime per salvare uno solo”.

Dopo il voto, in Aula lo show lo fanno i dipietristi che sventolano davanti ai fotografi in tribuna cartelli con su scritto ”Berlusconi fatti processare”. Una mossa che manda su tutte le furie il presidente del Senato Renato Schifani che grida battendo il pugno sul tavolo: ”Basta! Adesso basta!” ordinando ai commessi di rimuovere le scritte. Fuori dal Palazzo i ‘viola’ del No B day organizzano un sit-in di protesta.