Processo Calvi. Archiviato il caso contro Gelli per “indizi insufficienti”

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Processo Calvi. Archiviato il caso contro Gelli per “indizi insufficienti”

30 Maggio 2009

Il gip del tribunale di Roma, Maurizio Silvestri, ha disposto, su richiesta della procura, l’archiviazione del procedimento bis sul caso dell’omicidio del banchiere Guido Calvi, che vedeva indagati per concorso in omicidio volontario, l’ex capo della massoneria Licio Gelli e Albert Hans Kunz, un cittadino svizzero sospettato di aver avuto un ruolo nell’organizzazione dell’espatrio del banchiere, e il boss Gaetano Badalamenti. Quest’ultimo era stato chiamato in causa dal pentito Luigi Giuliano e uscito dal processo, dopo la morte avvenuta nel 2004.

Secondo il gip non sussistevano indizi sufficientemente validi per sostenere che l’ex capo della Loggia P2 avesse svolto un ruolo "nella fase ideativa, prima, ed esecutiva, poi", dell’omicidio di Calvi, trovato impiccato il 18 giugno 1982 sotto il ponte dei Frati Neri a Londra. Secondo il gip mancano anche indizi su "un suo possibile movente all’eliminazione". Il gip nelle motivazioni spiega della "accertata conoscenza e dei consolidati rapporti" che l’ex capo della P2 ha avuto con personaggi sospettati dell’omicidio, come Pippo Calò e Flavio Carboni. Ma secondo il giudice "deve essere considerato che nessuna delle persone sentite nel corso delle indagini preliminari ha potuto testimoniare per scienza diretta una supposta partecipazione di Gelli all’omicidio Calvi".

"Il racconto di alcune persone – scrive ancora il giudice – seppure ha consentito di supporre, in via d’ipotesi, che Gelli fosse interessato ad evitare che Calvi esercitasse il suo potere ricattatorio in ordine alla provenienza del denaro affidatogli, non ha tuttavia permesso, per l’assenza di indicazioni concrete, di accertare se, effettivamente, l’indagato avesse consegnato al banchiere somme di danaro mai restituitegli". Anche sotto tale profilo, insomma, le fonti di prova acquisite non sono state così solide.

Per Licio Gelli, assistito dall’avvocato Michele Gentiloni, è il secondo procedimento sulla morte di Calvi finito in archivio. Una prima indagine a suo carico era stata avviata nel 1994 ma archiviata due anni dopo. A determinare la riapertura degli accertamenti, nell’autunno del 2002, furono le dichiarazioni di Carlo Calvi, figlio del banchiere, del pentito Mannoia e il ritrovamento della cassetta di sicurezza presso l’Ambroveneto di Corso Magenta a Milano intestata al banchiere stesso e a sua madre.

Nel provvedimento di proscioglimento il gip sottolinea che nella valutazione della posizione di Gelli e degli altri imputati ha pesato l’esito del processo celebrato in Corte d’Assise, con l’assoluzione il 6 giugno 2007, sempre dal concorso nell’omicidio volontario premeditato, di Flavio Carboni, Pippo Calò, Ernesto Diotallevi e Silvano Vittor, oltre a quella di Manuela Kleinszig. E in virtù della sentenza, "non può attribuirsi alcuna valenza accusatoria" agli accertati rapporti con Gelli e Kunz hanno avuto con persone finite poi sotto processo.