Processo Vallettopoli. Corona condannato a 3 anni e 8 mesi

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Processo Vallettopoli. Corona condannato a 3 anni e 8 mesi

10 Dicembre 2009

Il tribunale di Milano ha condannato Fabrizio Corona, accusato di estorsione e tentata estorsione, a 3 anni e otto mesi ritenendolo colpevole per due degli episodi per i quali era finito a giudizio. Gli episodi si riferiscono alle foto del motociclista Marco Melandri e del calciatore, Adriano. Quindi i giudici hanno condannato il collaboratore, Marco Bonato, a 2 anni e 4 mesi. Per quest’ultimo il pm aveva chiesto l’assoluzione.

“Mi vergogno di essere italiano”. Sono dichiarazioni violente che trattengono a stento la rabbia quelle pronunciate da Fabrizio Corona subito dopo la lettura del verdetto emesso dai giudici milanesi che lo hanno condannato a 3 anni e 8 mesi di carcere. Circondato da decine di telecamere e fotografi Corona ha dichiarato di “non credere più nella giustizia. Perché – ha quasi urlato – non condannano quelli del caso Marrazzo? Perché non condannano le altre agenzie che hanno fatto e fanno le stesse cose per cui hanno accusato me? Ci saranno altri processi, se andrò o non andrò in galera, a me non me ne frega niente”.

Intanto mercoledì il Tribunale di Civitavecchia ha rinviato al 10 febbraio 2010 l’udienza preliminare nei confronti di Fabrizio Corona. A chiedere il rinvio al giudice dell’udienza preliminare, Francesco Filocamo, è stato il legale del fotografo, l’avvocato Nicola Saracco, in quanto la difesa intende ricorrere al patteggiamento. Il fotografo deve rispondere di detenzione e svendita di banconote false. Secondo l’accusa, nel marzo del 2008, aveva consumato e fatto acquisti in due bar dell’aeroporto Leonardo Da Vinci di Fiumicino pagando con altrettante banconote false da 100 Euro. La richiesta del patteggiamento si spiega con le condanne inflitte a Corona per lo stesso reato nei procedimenti giudiziari che si sono già svolti a Milano, dove ha subito una sanzione di 4.560 Euro e ad Orvieto, dove ha patteggiato una pena di 18 mesi. In tutti i casi è risultato che le banconote false appartenevano ad uno stesso stock.