Prodi in Israele tra nostalgia e ambiguità
10 Luglio 2007
Oggi Il Primo Ministro Romano Prodi chiuderà la sua visita in Israele. La sua prima visita da quando è stato eletto nel Maggio del 2006- è stata preceduta da una grande attesa qui in Israele principalmente per via della lunga intervista che il Premier italiano ha concesso a Menachem Gantz, giornalista di Ma’ariv, pochi giorni prima del suo arrivo.
La maggioranza degli israeliani, che nutrono una forte nostalgia per la benevola amicizia del governo di centro-destra guidato da Silvio Berlusconi, si sono mostrati perplessi dall’esecutivo di centro-sinistra di Prodi che ha criticato aspramente Israele la scorsa estate durante la guerra contro il Libano e che in più sembra invaso da una funesta ambiguità. In aggiunta a tutto ciò, la perenne riluttanza di Prodi ad assumere una posizione forte contro l’organizzazione terrorista di Hamas che ora controlla Gaza o nel prevenire l’ottenimento da parte dell’Iran di armi nucleari, che sia a scopo civile o militare, non ha certo sortito l’effetto di rassicurare gli israeliani sul fatto che possono contare sul “bel paese”.
Nel commentare l’intervista di Prodi su Ma’ariv, Ruthie Blum, una redattrice del Jerusalem Post ha dichiarato, “é così ambiguo e sembra non voler prendere posizione su niente” prima di chiarire, “Ma aspetta, forse è una cosa buona visto che se lo facesse probabilmente sbaglierebbe”. Menachem Gantz, che ha passato un’ora e mezza a parlare con Prodi la scorsa settimana a Roma, risponde ai commenti tipo quelli di Blum dicendo, “Gli israeliani devono capire che Prodi ha un atteggiamento tipico del cattolico italiano. Vuole mantenere il dialogo con tutti. Ovunque e in qualsiasi momento si presenti un problema, vuole essere in grado di alzare la cornetta e parlare. Anche se non ha preso posizione riguardo Hamas e Fatah durante l’intervista credo che capisca che Hamas rappresenta un fattore importante. Detto questo, il suo mancato antagonismo nei confronti di Hamas, in compagnia della comunità internazionale e di Abu Mazen, forse dipende dal fatto che egli non vuole pregiudicare il dialogo, o eventuali futuri negoziati. Dato il suo atteggiamento, tutto ciò non dovrebbe sorprenderci. È questo il modo in cui lavora, gli Stati Uniti ed Israele dovrebbero ora sapere su che tipo di fondamenta è basata la loro collaborazione con il suo governo di centro-sinistra”.
In ogni modo, mentre la posizione di Prodi nei confronti dell’Iran potrebbe aver soddisfatto il Primo Ministro Israeliano Ehud Olmert dopo il confronto che i due hanno avuto ieri, gli israeliani, i quali vedono nelle ambizioni nucleari dell’Iran una delle più grandi minacce alla loro esistenza che il paese si ritrova a dover affrontare al giorno d’oggi, trovano che le parole del Primo Ministro italiano non corrispondano a quello che speravano di sentire. Mentre Prodi ha reiterato ieri, durante una conferenza stampa a Gerusalemme, quello che aveva già detto in precedenza, “L’Iran non può e non deve disporre di alcun tipo di potenzialità nucleare”, non ha però negato agli iraniani la possibilità di disporre dell’energia nucleare per scopi civili se solo questi ultimi si piegassero alle ispezioni della Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA).
Il fatto che l’Iran ha mancato di piegarsi a queste ispezioni, almeno fino ad oggi, ci permette di porci la seguente questione: Perchè l’Iran dovrebbe improvvisamente permettere le ispezioni in futuro? Gantz, rispecchiando le preoccupazioni dei suoi compatrioti ha dichiarato: “Prodi pensa sul serio che il destino di Israele possa essere rappresentato in questo modo? Che l’esistenza stessa di Israele dovrebbe ricadere sotto la responsabilità degli ispettori guidati dal direttore generale Mohamed el-Baradei? Io come israeliano, dovrei essere in grado di dormire bene la notte sapendo che il mio destino è nelle loro mani”?
A dispetto di queste critiche, la visita di Prodi è stata descritta come “amichevole” dai giornali israeliani di oggi. La sua visita a Sderot con il ministro degli Esteri Tzipi Livni è stata significativa visto che era la prima volta che un capo di stato europeo si recava in quella città, colpita da migliaia di razzi Qassam (palestinesi) da quando Israele si è ritirato da Gaza nell’agosto del 2005. Infatti la foto di Prodi ritratto ieri con in mano un razzo Qassam sparato da Gaza mentre era a Sderot, fa bella mostra di sè su tutti i giornali israeliani di oggi. La speranza è che la sua personale visita alla città lo faccia ragionare e capire che, come dice Gantz “il conflitto israelo-palestinese non è più una questione territoriale”. Se interpellato in merito a ciò di cui Prodi discuterà a Ramallah con l’Autorità Palestinese Gantz risponde così, “Probabilmente incoraggerò Abu Mazen al dialogo, oltre ad offrire il suo appoggio per il meeting della prossima settimana con Olmert. Ma è tutto qui”.
Purtroppo, mentre la visita di Prodi è stata ben organizata e simbolicamente amichevole, rimane il fatto che la sua riluttanza ad assumere posizioni decise in per una o per l’altra causa riflette ciò che può essere descritto solamente nei termini di “ingenuità politica”.
Traduzione a cura di Andrea Holzer