Prodi indagato a Catanzaro  per colpa di un cellulare

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Prodi indagato a Catanzaro per colpa di un cellulare

13 Luglio 2007

30 mila chiamate da un cellulare che comincia per 32074  nell’arco di due anni, il cui numero è stato trovato nell’agendina di un indagato per truffa alla Ue sotto la dicitura “Romano Prodi cellulare”, mettono nei guai il premier Romano Prodi.

Che infatti risulterebbe indagato a Catanzaro per il reato di abuso di ufficio. La notizia l’ha diffusa alle 17,30 il sito internet di “Panorama” e immediatamente sono giunte da parte dell’ex vice premier Gianfranco Fini pressanti richieste perché il capo di governo rassegni le proprie dimissioni.

L’accusa, tutta da dimostrare e sostenuta dal pm Luigi De Magistris, fa riferimento a strani traffici di fondi comunitari tra la Calabria e San Marino. Al centro  dell’inchiesta, oltre a numerose società sospette, ci sono alcuni  uomini considerati dagli inquirenti molto vicini a Prodi e che sono  già stati iscritti sul registro degli indagati per i reati di  associazione per delinquere, truffa aggravata e violazione della legge

Anselmi sulle associazioni segrete. Quella varata all’indomani del ritrovamento degli elenchi  segreti della P2 di Licio Gelli a Castiglion Fibocchi. Tra gli indagati  l’onorevole Sandro Gozi, ex  funzionario dell’Unione europea, già assistente politico di Prodi a Bruxelles e attualmente suo sostituto in Commissione Affari  Costituzionali della Camera.

 

“Per De Magistris – scrive Panorama – uno degli uomini chiave a  San Marino sarebbe un’altra vecchia conoscenza del

Professore: Piero Scarpellini, 57 anni, impiegato in una società con  sede nella Repubblica del Monte Titano e definito dal pm nel decreto  di perquisizione “consulente di Prodi”.

 

 In un’intervista rilasciata nelle scorse settimane sempre a “Panorama”, Scarpellini si era definito “consulente non pagato

dell’ufficio del consigliere diplomatico della presidenza del

consiglio per i paesi africani” . Aveva organizzato nei mesi scorsi  un viaggio in Libia per Giulio Santagata e un altro per lo stesso Prodi.

 

Tanto Gozi quanto Scarpellini   sarebbero tra i principali interlocutori dell’utenza telefonica 32074… intestata alla Delta spa  una società  che De Magistris ipotizza essere riconducibile al “Presidente del consiglio dei ministri, o a qualche diretto collaboratore del suo staff”.

 

Per poter valutare la posizione dell’onorevole Prodi, gli inquirenti dovranno chiedere l’autorizzazione al parlamento per l’acquisizione del traffico telefonico del premier, in base alla legge numero 140 del 20 giugno 2003.

 

E si tratta di circa 30 mila telefonate tra il 2005 e il 2007. Prodi fu presidente della commissione europea tra il 1999 e il 2004 e tutti gli attuali imputati risultano avere fatto parte a vario titolo del suo vecchio staff. La procura vuole capire se ci sia un nesso tra la perfetta conoscenza da parte dell’entourage del premier della macchina comunitaria e di tutti i suoi ingranaggi e le presunte truffe “euromilionarie” ai danni dell’Unione europea.

 

Tutto inizia – secondo la ricostruzione di “Panorama” –  con la scoperta nella memory card di uno degli indagati di un numero di telefono registrato come “Romano Prodi cellulare”.

 

“Gli inquirenti  – scrive Giacomo Amadori – fanno una verifica e scoprono che quell’utenza era originariamente intestata all’azienda Delta impianti srl di Cornate d’Adda (Milano); nel 2005 diventa un numero dell’”Ulivo- i Democratici”; infine, nel 2007, passa sotto la presidenza del Consiglio.”

 

Oggi a quel telefono (32074…), come ha verificato Panorama, risponde una signora che assicura che quel numero è attualmente utilizzato da Prodi.

 

E che c’entra la Delta impianti con il premier?

 

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Per il pm De Marinis che ha fatto iscrivere Prodi nel registro indagati della procura di Catanzaro,  “la Delta srl è collegabile, attraverso alcuni passaggi societari, alla Delta spa di Bologna”. Una holding finanziaria che ha tra i suoi azionisti una banca di San Marino. Banca che a propria volta ha una partecipazione nella Nomisma.

 

Lo screening dei tabulati del numero “Romano Prodi cellulare” ha permesso di disegnare la rete di contatti : 30 mila in due anni, dal 2005 al 2007.

 

Un traffico diretto soprattutto verso Bruxelles e i telefoni portatili di molti degli indagati nell’inchiesta di Catanzaro: oltre al deputato amico di Prodi, Sandro Gozi, Piero Scarpellini e il figlio Alessandro, gli imprenditori Francesco De Grano, Antonio Saladino e Franco Bonferroni.

 

Cioè tutta la presunta  associazione a delinquere su cui sta indagando la procura di Catanzaro con l’ipotesi di reato di truffa aggravata ai danni della Ue e per alcuni anche di violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete.

 

Un altro indagato per associazione per delinquere, truffa e violazione della legge Anselmi è Pietro Macrì, di Vibo Valentia, 43 anni, dirigente di una società di informatica. Durante gli studi a Bologna sarebbe entrato in contatto con l’entourage di Prodi e nel suo ufficio – secondo “Panorama” –  campeggia una foto che lo ritrae insieme con il Professore.

 

Tra gli accusatori di Macrì c’è, sempre secondo la ricostruzione di Amadori,  Alberto Burrone, ex dirigente della Met Sviluppo. Una società che improvvisamente cominciò a ricevere inspiegabilmente appalti ricchissimi soprattutto da Bruxelles. A “Panorama”  Burrone, che ha accettato di collaborare con i magistrati della procura di Catanzaro, ha dichiarato che “quando mi hanno chiesto di preparare un sistema per monitorare il rischio tsunami a Stromboli, mi sono messo a ridere”. E questo era il tipico esempio delle commesse truffa su cui sta indagando  la procura di Catanzaro. Nel cui registro indagati adesso figura anche il premier in carica Romano Prodi.

 

Con l’ipotesi accusatoria che parla  di abuso d’ufficio.

 

 (dimitri buffa)