Prodi parla di riforma elettorale solo per restare a Palazzo Chigi

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Prodi parla di riforma elettorale solo per restare a Palazzo Chigi

Prodi parla di riforma elettorale solo per restare a Palazzo Chigi

07 Settembre 2007

La parola d’ordine di questa
legislatura è “legge elettorale”. Tutti la pronunciano per sottintendere un po’
di tutto e per cacciare le streghe. Ha iniziato il Presidente della Repubblica,
eletto dalla sola sinistra con qualche sostegno di Follini e Casini. L’On
Giorgio Napolitano, anziano esponente del vecchio Pci in cui l’abitudine a
porre ogni sottile eccezione per opportunità e furbizia ha rappresentato per
anni un’arte raffinata, ha così trovato l’antidoto alla caduta di Prodi ed
allo  scioglimento delle Camere, almeno
finché sarà ritenuto opportuno.

Il Professore, che non si lascia
sfuggire la fortunata opportunità, ripete come un ritornello con il coro di
alcuni altri selezionati suoi ministri che se cade il suo Governo si fa male
tutta la sinistra: perché si va a nuove elezioni. E’ un tormentone la minaccia
del ricorso alle urne che invece non sembra sia possibile, per volontà di Napolitano,
perché manca la riforma della legge elettorale. Ed a somiglianza di quei cani
che si girano stupidamente intorno per cercare di afferrare tra i denti la
coda, Prodi ed il Governo fanno le capriole all’indietro per cercare di
guadagnare del tempo.

Se si pensa che il Presidente del
Consiglio ed i suoi uomini più vicini lavorino per ottenere in tempi rapidi una
proposta condivisa della legge elettorale si è del tutto fuori strada.
L’obiettivo di Prodi è durare. Tirare a
campare nella speranza che il  tempo
possa rimetterlo in sella per poter rimediare al suo fallimento. E’ per questa
ragione che la proposta unitaria di Forza Italia, Lega ed AN mentre riceve
interessanti aperture da parte di larghi strati del centrosinistra, ottiene da Palazzo
Chigi una formale nota in cui si afferma che “ogni apertura al dialogo è
guardata con interesse e attenzione” e ma che il dialogo debba aprirsi “con
tutte le forze d’opposizione, non solo con i 3 partiti presenti alla
riunione”.

Per intendere ancor meglio come
la pensa il Professore, che si mantiene incollato alla sua poltrona di premier,
si registra la presa di posizione di Monaco, prodiano di ferro, che frena e
sostiene che la proposta affosserebbe il bipolarismo e quindi la respinge “tanto
più perchè accompagnata dalla pretesa-condizione di elezioni subito”. Una
canzone quella delle nuove elezioni che dalle parti della Presidenza del
Consiglio non si è disposti assolutamente a sentire. Elezioni subito, infatti,
vorrebbe dire nuovo leader e una palata di naftalina sul professore di
Scandiano.

Anche il Ministro Parisi, già in
passato consigliere di Prodi e suo politologo di fiducia, cerca subito un modo
per rovesciare il tavolo, e se la
Cdl ha proposto un sistema che ricalcasse quello tedesco, s’è
subito affrettato a sostenere che per lui il sistema ideale è invece quello
francese. Per confrontarsi meglio, però, con l’opposizione e con le diverse
opzioni, propone addirittura di azzerare tutto: “la maggioranza deve darsi
l’obiettivo di azzerare tutto e ritornare al mattarellum aggiungendosi
le primarie per i singoli collegi”.

Non si può certo dire che si è
alla frutta perché quando si propone di ricominciare da capo non si può
che  ritornare all’antipasto!

Anche nel campo avverso, tra gli
oppositori del Governo, la proposta della Cdl non è piaciuta a tutti. A
Buttiglione ad esempio non è piaciuta granché. L’esponente dell’Udc l’ha
ritenuta “un nulla di fatto” che non ha chiarito la scelta di F.I. tra la
spinta referendaria di AN ed il modello tedesco voluto dalla Lega. Che Buttiglione
abbia letto male i contenuti dell’accordo tra i partiti di centrodestra? Eppure
sono le indicazioni che fino a qualche giorno prima lo stesso Buttiglione assieme
al suo gruppo aveva sostenuto! A parte il bipolarismo che è una opzione dei
partiti (anche negli Usa ed in Francia c’è un sistema bipolare ma non è
impedito alle altre forze politiche di proporsi) lo sbarramento che eviti la
eccessiva frammentazione dei partiti ed il sistema proporzionale con una
indicazione delle alleanze e del nome del candidato premier prima del voto,
sposano per buona parte il modello tedesco sostenuto dall’esponente Udc. Buttiglione
ancora una volta con la sua improvvida presa di posizione si è saputo
distinguere come spesso gli capita. Sembra che sia affetto da una sindrome
masochista. Dai tempi della segreteria del PPI, alla congiura del ribaltone,
attraverso il diniego alla sua nomina a ministro quando militava col
centrosinistra e fino alla bocciatura a commissario europeo. Forse la lezione
non gli è bastata, non si convince che a lui, d’esser furbo, non gli riesce
proprio!

Di diverso parere Casini che al
contrario del presidente del suo partito ha subito avvertito il pericolo
dell’isolamento, non solo per esser rimasto al di fuori dell’incontro con i
leader del centrodestra, ma anche nell’insistere troppo a remare controcorrente,
ad opporsi sarebbe rimasto in compagnia solo di Prodi: e questi è l’uomo
perdente. In un fiume che scorre verso la ricerca di un accordo che accantoni  Prodi e prepari la successione di Veltroni, e
con l’obiettivo di percorrere la strada di un governo istituzionale che possa
traghettare questa legislatura al compimento dei due anni sei mesi ed un
giorno, col proposito di varare la riforma costituzionale in modo condiviso,
l’Udc rischiava di ritrovarsi dall’altra parte del guado a respingere le
opzioni che invece da tempo auspicava. L’accordo è poi l’unica strada per
evitare il referendum che Casini, Mastella e gli altri partiti minori vedono
come il fumo negli occhi.

Segnali di distensione e di
apprezzamento arrivano anche da Veltroni e da larghi settori dei DS, tanto da
far dire a Violante che pensa che al tema della riforma elettorale “debbano
essere connesse anche alcune riforme costituzionali minime che consentano al
prossimo esecutivo di governare davvero: riduzione del numero dei parlamentari,
poteri del presidente del Consiglio, differenziazione delle funzioni delle due
Camere attraverso il Senato federale e semplificazione del procedimento
legislativo”. Santo cielo!… Che si aspetta a
superare la brutta esperienza di Prodi e procedere?