Prodi si schianta sul Senato. Tutti a casa.
24 Gennaio 2008
Cade. Lo fa nel peggiore dei modi. O nel migliore a seconda dei punti di vista. Romano Prodi ha voluto portare la crisi in Parlamento, levandola dai salotti televisivi. Il risultato è questo qui: 161 no e 156 sì, fiducia negata, tutti a casa.
Che la storia stava prendendo una brutta piega, Prodi lo capisce nel corso del pomeriggio. Tant’è che, quando al termine del dibattito gli tocca replicare, la sicumera del giorno prima è solo un vago ricordo. Mogio, coda tra le gambe, il presidente del Consiglio ammette di aver insistito per arrivare al voto a Palazzo Madama “per il rispetto verso il Parlamento. La mia”, dice Prodi, “non è testardaggine, ma coerenza”.
Prima della chiama dei senatori, c’è giusto il tempo per un tentativo disperato di far recedere Clemente Mastella. Ma l’ex Guardasigilli è irremovibile. E’ arrivato espressamente da Ceppaloni, ma per votare no. Non ci sono santi. E l’ira mastelliana si scatena anche sul suo (ex) fedelissimo Nuccio Cusumano, in piena crisi di identità. Cusumano prende la parola in aula nel corso del dibattito. Annuncia che lui, solo lui per l’Udeur, voterà la fiducia al governo. Apriti cielo. L’altro martelliano Tommaso Barbato (in tutto con Clemente sono in tre) gli si avventa contro. E sono parolacce, corna, sputi. Una sceneggiata che finisce in ambulatorio, visto che il senatore fedifrago nel parapiglia accusa pure un malore.
L’ultimo abbordaggio è inutile. Anche perché Mastella non è l’unico problema. Prende la parola Giuseppe Scalera a nome dei diniani. Pure loro voltano le spalle a Romano. Così come fa Domenico Fisichella che, alla fine, scioglie la riserva. Non nella dichiarazione di voto, ma in extremis quando passa sotto la presidenza. Nella confusione generale, scompare il senatore a vita Giulio Andreotti. Aveva annunciato il suo sì alla prosecuzione del governo Prodi, poi deve averci ripensato. Alla fine risulta assente, e come lui l’italo-argentino Luigi Pallaro.
E’ la disfatta annunciata. Alla fine delle operazioni di voto, il presidente Franco Marini proclama il risultato mentre i senatori d’opposizione stappano in aula una bottiglia di champagne per festeggiare. Mesto, Romano Prodi si avvia al Quirinale per le dimissioni. E’ il 618esimo giorno del suo mandato. L’ultimo.