Professioni e lavoro, competenza allo Stato

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Professioni e lavoro, competenza allo Stato

Professioni e lavoro, competenza allo Stato

06 Febbraio 2014

Addio alla competenza regionale su grandi reti di trasporto ed energia, ma anche su ordinamento delle professioni e tutela e sicurezza del lavoro; cancellazione delle «competenze concorrenti» fra Stato e Regioni che in questi anni hanno fatto esplodere le battaglie in Corte costituzionale e che nel nuovo assetto saranno sostituite dal nuovo ruolo dei territori nel Senato delle Regioni; forte regia centrale sul procedimento amministrativo, nel tentativo di superare gli ostacoli alzati dai territori sui progetti di semplificazione, taglio drastico alle società partecipate, azzeramento di consorzi, agenzie ed enti intermedi in genere, taglio al numero e alle indennità dei consiglieri regionali e raggruppamento dei piccoli Comuni per ambiti ottimali.

Sono gli ingredienti principali nel ricco menù della riforma del Titolo V scritta nel disegno di legge preparato dal ministero delle Riforme costituzionali. Sullo stesso tema stanno lavorando anche al ministero degli Affari regionali e delle Autonomie (si veda il Sole 24 Ore del 21 gennaio), con alcune convergenze importanti sul versante del meccanismo delle competenze, ma ora si tratta di fare la sintesi. «Noi siamo pronti – taglia corto il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello -; il Pd ci ha chiesto di attendere per decidere quali interventi affidare al Governo e quali al Parlamento, ma ora bisogna ripartire davvero per uscire da questa situazione in cui tutti chiedono di cambiare passo ma il cammino non si sblocca. Se poi si decide che le riforme sono tutte competenza del Parlamento, nessun problema: ma a quel punto l’esistenza di un ministero delle Riforme perde significato. Parliamone laicamente, perché l’importante è fare le riforme, non dove si fanno».

Nella tempesta politica perenne che sta caratterizzando questi mesi, il cammino di una legge costituzionale che richiede un doppio passaggio alla Camera e al Senato rischia di rivelarsi più accidentato del solito, e da questo punto di vista la questione dei tempi diventa cruciale. «Penso – sostiene Quagliariello – che si debba incardinare subito il bicameralismo al Senato e affidare la riforma del Titolo V alla Camera appena votata la legge elettorale, quindi entro la fine del mese o i primi giorni di marzo. Già la defezione di Forza Italia, che ha fatto saltare l’iter accelerato delle riforme, ha impedito la revisione della forma di Governo che avrebbe dovuto collegarsi alle decisioni sulla legge elettorale».

Sul piano dei contenuti, si diceva, le convergenze con il piano de1 Pd non mancano, a partire dal superamento delle «competenze concorrenti», l’articolazione delle competenze più per funzioni che per materie e la riconduzione al centro di alcuni temi frettolosamente devoluti ne12001, come il trasporto e l’energia. Su questo filone si innesta anche l’ipotesi di una «clausola di salvaguardia» statale, da esercitare con un passaggio al Senato delle Regioni, per accompagnare l’attuazione di piani nazionali di riforma in grado di evitare inciampi del passato come avvenuto per esempio sul Piano Casa, fermato di fatto dalle Regioni. Il progetto del ministero delle Riforme, però, prova a fare dei passi in più, e mira anche a blindare in Costituzione alcune mosse tentate dal federalismo fiscale del 2009-2011 ma impantanatesi nell’attuazione (alla stesura del Ddl ha contribuito anche Luca Antonini, che guida la Commissione paritetica sul federalismo fiscale). È il caso della tagliola ad agenzie, consorzi ed enti intermedi, che le Regioni finora hanno difeso con successo in Corte costituzionale, e di una forte limitazione alle società partecipate, che secondo il Ddl dovrebbero operare solo quando il fine pubblico non possa essere conseguito da privato con pari efficienza e adeguatezza: a definire il quadro normativo dovrebbe essere, entro sei mesi dall’approvazione del DdI costituzionale, una legge ordinaria, chiamata a tradurre in pratica il principio della «sussidiarietà rafforzata».

(Tratto da Sole 24 Ore)