Prove tecniche di congresso in casa Pdl

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Prove tecniche di congresso in casa Pdl

10 Marzo 2009

Pdl. Regole, organizzazione, contenuti. È questa la cornice sulla quale si ragiona nell’assemblea organizzata oggi a Roma dai gruppi parlamentari del Pdl in vista del congresso nazionale del 27 marzo. Un’occasione di confronto, di analisi e di approfondimento di ciò che serve per costruire "quello che presumibilmente avrà più forza della Dc", ha esordito il presidente dei deputati, Fabrizio Cicchitto, che ripercorre le tappe del cammino verso la nascita del partito unico dei moderati. Dice subito che il Pdl è il naturale approdo di un doppio percorso politico cominciato con la discesa in campo di Silvio Berlusconi e con il processo di trasformazione del Movimento Sociale, sfociato poi in An. Sta qui la "grande novità" del quadro politico che trae la sua forza da "un retroterra storico-culturale non indifferente" che si fonda "sugli eretici della prima repubblica: i cattolici sociali e anticomunisti come Forze nuove di Donat Cattin, Comunione e Liberazione, Arnaldo Forlani, i socialisti riformisti di Craxi, i liberali e i repubblicani, la destra nazionale. Oggi il Pdl fonde in sé, e per certi aspetti supera in una forma politica innovativa (non siamo certo il partito dei nostalgici), cattolici e laici; è un partito non confessionale, che tiene conto di ciò che afferma la Chiesa ma che su ogni tema decide sulla base delle proprie scelte autonome".

Il punto di partenza: due forme partito differenti tra Fi e An. L’obiettivo: costruirne una nuova facendo sintesi. La rotta da seguire è quella del bipartitismo e del presidenzialismo. Cicchitto lo rimarca quando indica lo schema di un "partito presidenzialista, fondato sulla leadership di Berlusconi, secondo canoni simili a molti partiti dell’Occidente e, nel contempo, sarà un partito che avrà le sue sedi di confronto e di dibattito, sara’ organizzato sul territorio, sarà un partito interclassista e pluriculturale". Insiste sul radicamento territoriale il presidente dei deputati del Pdl non solo per allargare la base del consenso ma anche per consolidare l’azione politica al sud e rilanciare quella al nord dove "è mia opinione personale, Fi e An si sono seduti sul terreno istituzionale, mentre la Lega è molto attiva, tanto che i deputati leghisti staccano il giovedì e si dedicano alle realtà locali". C’è un richiamo – significativo – alla "modifica dei regolamenti dei gruppi parlamentari e alla promozione di occasioni di confronto come questa".

In Europa, aggiunge Cicchitto, l’adesione al Ppe conferisce al "Pdl anche un retroterra politico-culturale per affrontare l’attuale crisi finanziaria internazionale". Non mancano riferimenti critici al Pd di Franceschini che pensa "di tamponare la sua crisi facendo una sorta di cartello dei no, ma per far quello era più bravo il vecchio Pci".

Il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri considera la nascita del partito unico del centrodestra "una tappa storica e fondamentale a cui non arriviamo impreparati perché la mescolanza dei percorsi è un dato che abbiamo vissuto tutti in prima persona". Il suo è un invito ad evitare le polemiche sugli aspetti interni organizzativi, a cominciare dallo statuto (concetto poi ripreso dal coordinatore nazionale di Fi Denis Verdini) ma anche sul rapporto tra gruppi parlamentari e governo: "Non dobbiamo discutere perché se non abbiamo ancora un partito giuridicamente esistente non possiamo drammatizzare i toni sullo statuto. Anche per i gruppi parlamentari bisognerà pensare un ruolo in termini statutari". E sulla questione della leadership è netto: "Discuterne ora è ridicolo perché il partito nasce adesso con una leadership forte e non si può già pensare a quali saranno i prossimi leader. Dobbiamo avere rispetto per la fiducia che gli italiani ci hanno trasmesso".

Tuttavia nel foyer del Capranica le questioni che tengono banco nei capannelli dei parlamentari sono legate all’organigramma del nuovo partito. A cominciare dal coordinamento nazionale e a cascata, i criteri di selezione della classe dirigente, dai coordinatori regionali a quelli provinciali e comunali. Verdini non si sottrae alle domande dei cronisti e spiega: "Insieme ad An abbiamo deciso che i coordinatori saranno tre e questo anche per dare all’esterno il senso di una maggiore coesione. Uno sarà di An e gli altri due di Forza Italia. E’ chiaro che il nome di Bondi è molto gradito perchè lui è un uomo di esperienza, ha già fatto questo lavoro e gode della fiducia del presidente".

Da parte sua il ministro, conversando coi giornalisti a margine dell’assemblea, conferma la disponibilità a lavorare per il partito ma chiarisce di non aver mai posto condizioni a nessuno. "Sono pronto a lavorare animato, come sempre, da spirito di servizio. Quello che ho sempre messo a disposizione di Forza Italia in tutti questi anni". Dunque l’esponente azzurro si dice pronto a lavorare insieme agli altri due potenziali coordinatori nazionali – La Russa e Verdini – ma non si sbilancia sull’ipotesi che il suo ritorno alla politica presupponga la rinuncia all’incarico di governo come titolare dei Beni Culturali. Nel suo intervento Bondi sottolinea che "non esistono partiti senza partecipazione che è poi passione civile prima che politica. Noi abbiamo la forza di un progetto, quello di Berlusconi". Da qui l’analisi muove sulle ragioni del successo del Pdl che il ministro individua nella "capacità di capire i mutamenti della realtà non attraverso la lente deformante dell’ideologia ma con un approccio pragmatico ispirato anche a una visione umanistica della società". Tutto l’opposto di ciò che accade a sinistra "dove è evidente il distacco dalla realtà che impedisce di guardare ai problemi quotidiani, dalla scuola alla sicurezza". Ricordando le radici culturali del Pdl, Bondi richiama la sintesi tra laici e cattolici che Fi ha saputo operare e che ora sarà rappresentativa del partito unico, ma sui temi etici rilancia la necessità di "essere aperti al dialogo e all’ascolto di tutte le posizioni pur non rinunciando ai nostri principi", citando come esempio quella di Beppino Englaro.

Lo schema del partito torna nell’analisi del coordinatore nazionale di Fi Verdini per il quale il Pdl non sarà un partito leggero o liquido, "sarà un partito moderno che si adegua alle esigenze della politca". Una "grande forza che trae la sua vitalità dalle tradizioni culturali e politiche che la caratterizzano ma che ha saputo anche introdurre novità importanti quali la modernizzazione e la semplificazione della politica". E spiega il lavoro che insieme al reggente di An La Russa sta facendo, non tralasciando la consapevolezza che "il lavoro organizzativo che stiamo facendo chiusi negli uffici possa creare all’esterno perplessità, ma lavoriamo su un percorso già tracciato, certificato dagli elettori alle politiche. Il nostro è un lavoro di riordino delle cose da fare, tra le quali consolidare un partito che ha preso il 38 per cento dei consensi e veleggia oltre il 40 per cento". Comprende i dubbi e gli interrogativi che in questa fase precongressuale animano il dibattito politico nel Pdl e tuttavia Verdini è convinto che nascano "dalla complessità del momento, anche se noi abbiamo una leadership forte che ci mette al riparo". Quanto allo statuto il coordinatore nazionale di Fi spiega che non c’è nulla di deciso e che ora l’impegno è quello di redigere una "carta" delle regole che soddisfi tutte le componenti e che "vada verso gli elettori".

Passaggio sul quale insiste immaginando ad esempio un radicamento territoriale che affianchi e integri le tradizionali forme di adesione al partito. In questo senso rilancia la necessità di conquistare più elettori e dunque voti attraverso le nuove tecnologie (internet su tutte) o la strutturazione di circoli tematici cui i cittadini che intendono impegnarsi su singoli temi specifici possono partecipare in forma aperta. L’obiettivo, dice Verdini, è "garantire l’estensione del consenso". C’è poi tutta la partita dei coordinatori regionali e della classe dirigente dispiegata sul territorio che dovrà essere definita nello statuto e la questione del consiglio nazionale, cioè la segreteria politica del Pdl che supporterà il lavoro dei tre coordinatori nazionali. Verdini non si sbilancia:"Stiamo ragionando su molti aspetti e tutto non potrà essere risolto col congresso, ma ci saranno fasi".

Alla fine c’è tempo anche per una battuta coi cronisti sul caso Firenze e la candidatura a sindaco dell’ex portiere del Milan e della Fiorentina Giovanni Galli. Il coordinatore nazionale di Fi conferma che "l’accordo politico c’è, manca solo la messa a punto degli ultimi dettagli". L’ufficializzazione pare già calendarizzata per il fine settimana. Ma prima deve arrivare l’imprimatur di Berlusconi.