Province si ribellano ma ormai sono off. Spunta la “area vasta”
27 Luglio 2013
di redazione
Il ddl che riordina le province e gli enti territoriali in Italia, in attesa della eliminazione delle province stesse, non piace ai diretti interessati. Leonardo Muraro, presiente dell’Upi (Unione delle Province) del Veneto, attacca: "Commissioneremo degli studi per dimostrare quanti e quali danni sono stati provocati al Paese ed ai cittadini da questa riforma raffazzonata, che avanza tra continui stop&go". E’ una reazione prevedibile, quella degli amministratori eletti che si sentono un po’ ‘derubati’ del voto che li ha portati al governo. Ma nell’ultima conferenza stampa del Governo, il ministro Quagliariello ha spiegato che non ci sarà accanimento terapeutico contro le province e che i mandati democraticamente stabiliti dalle ultime elezioni dovranno completarsi prima dell’abolizione delle province stesse. Critiche arrivano anche dal presidente della provincia di Verona, convinto che "Riformare per ottenere delle efficienze ha una logica, ma allora si dovrebbe iniziare dallo Stato. Se invece si taglia così, tanto per tagliare, allora non ci stiamo". Quello di Venezia, Zaccariotto, "E’ un disegno di legge confuso, profondamente irrispettoso di chi è stato democraticamente eletto, che finirà per aumentare l’incertezza in cui ci siamo già trovati ad operare negli ultimi 3 anni. Peraltro con una fretta sospetta, in anticipo sullo stesso disegno di riforma costituzionale". Anche su questo, però, Quagliariello ha lasciato intendere che la riforma non inseguirà le mode mediatiche del momento, insomma, nessuna persecuzione contro gli enti provinciali.