Puglia, dietro la scossa di Sanitopoli spunta l’ombra delle Regionali 2010

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Puglia, dietro la scossa di Sanitopoli spunta l’ombra delle Regionali 2010

04 Agosto 2009

Il terremoto politico-giudiziario sulla “Sanitopoli” pugliese non si arresta. Dopo le perquisizioni nelle sedi di cinque partiti del centrosinistra, le persone indagate sono in tutto una quindicina. Associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, alla concussione, al falso, alla truffa sono le accuse formulate dalla magistratura a carico, tra gli altri, di alcuni esponenti politici che hanno avuto incarichi di rilievo alla Regione Puglia e al Comune di Bari.

La tesi sostenuta della Dda Desirè Digeronimo è che cinque partiti del centrosinistra avrebbero ricevuto finanziamenti da alcuni imprenditori locali che, a loro volta,  venivano ricompensati con l’apertura di una corsia preferenziale nell’aggiudicazione di appalti pubblici. A questo si aggiunge l’ipotesi di un presunto legame tra politica, affari e mafia. Alla base dell’inchiesta ci sarebbe il dossier aperto dagli investigatori dopo un anno di indagini e di intercettazioni telefoniche, sufficienti a chiamare in causa il senatore del Pd ed ex assessore regionale alla sanità Alberto Tedesco insieme ad alcuni dei suoi uomini di fiducia.

C’è però chi sulla questione non risparmia critiche ai pm. Se qualche giorno fa Tedesco si era ironicamente improvvisato apprendista-mafioso (“Non mi resta che prenotare le vacanze con Riina e Provenzano per fare un corso accelerato di capo clan, altrimenti farei una brutta figura con i picciotti”), il sindaco di Bari Michele Emiliano ed ex pm della Procura si dedica invece alle scommesse: “Mi gioco mille euro che questa inchiesta finirà nel nulla, al contrario di quella che riguarda le escort”. Il riferimento è all’indagine parallela che riguarda l’imprenditore barese Giampaolo Tarantini, accusato tra l’altro di aver inviato ragazze a pagamento in alcune feste con vip di centrodestra e di centrosinistra, compreso quelle a Palazzo Grazioli con il premier Berlusconi.

Dopo aver accusato dalle colonne del Corriere della Sera i magistrati di “non essere abituati a indagini di questo tipo perché si occupano di antimafia” (facendo intendere la loro inidoneità di gestire l’inchiesta), lo stesso primo cittadino di Bari liquida così l’indagine: “Ho fatto il magistrato per una vita, ma con tutta sincerità non ho capito quali sino gli elementi di accusa”. Una dichiarazione che ha irritato la magistratura pugliese, obbligando Emiliano a una rettifica, almeno dal punto di vista formale. In una nota il sindaco infatti afferma di “non avere censure da muovere alla Dda di Bari in margine alle modalità con le quali sta svolgendo l’indagine sulla sanità pugliese”. Tuttavia non rinuncia a sottolineare che nell’intervista si è solo limitato a “a constatare l’evidenza” e cioè che “un’indagine in materia di sanità è un’indagine particolarmente complessa, che necessita di esperienza e di preparazione specifica, tanto che per tale ragione è ordinariamente di competenza del pool specializzato in reati contro la Pubblica Amministrazione istituito presso la Procura di Bari”.

Una stoccata alla magistratura pugliese che non passa inosservata nelle file dell’opposizione. Salvatore Greco, esponente del movimento “La Puglia prima di tutto” e indagato nell’inchiesta parallela, tiene infatti a ricordare come Emiliano avesse giurato di non ricandidarsi se l’inchiesta sul direzionale del San Paolo non si fosse chiusa. Indagine che nel 2008 portò all´iscrizione nel registro degli indagati di Antonio Ricco, il suo più fidato collaboratore, con l’accusa di corruzione nell’appalto per la realizzazione del centro direzionale, la stessa mossa al vicesindaco Emanuele Martinelli.  “Emiliano ha fatto finta di niente e si è fatto rieleggere. O forse dovremmo pensare – conclude Greco – che anche i pm che indagano sul direzionale, che non sono dell’Antimafia ma del pool specializzato nei reati contro la pubblica amministrazione, diventano inetti pure loro solo perché mentre indagano sfiorano lui?”.

Più cauta la posizione del vicepresidente vicario dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello che, ribadendo il profilo garantista del partito (“Non abbiamo alcun problema a dire che la gara alla pubblicazione di brani d’intercettazioni decontestualizzati è una barbarie anche quando riguarda Alberto Tedesco”), non nasconde perplessità sul fatto che un ex pm entrato in politica – che per di più non ha lasciato la toga – esprima giudizi su un’indagine che coinvolge il proprio schieramento: “Al Michele Emiliano politico, e non al Michele Emiliano magistrato, chiediamo di prendere atto con onestà dell’unico dato certo: il fallimento della giunta Vendola e del suo presidente, che oggi Emiliano cerca di chiamare fuori dalla bufera che ha investito la sanità pugliese, ma che invece si presentò in consiglio regionale a difendere l’allora assessore Alberto Tedesco quando l’opposizione chiese conto, dati alla mano, di macroscopiche anomalie che erano già sotto gli occhi di tutti”. “È di questo – conclude Quagliariello – che il presidente Vendola deve rispondere ai cittadini”.

Ma il sindaco di Bari mette le mani avanti e dà una versione molto diversa del caso “Sanitopoli”: “Tanto io quanto il Governatore della Regione Vendola stiamo pestando i piedi a un sacco di gente. Per questo vogliono farci fuori. Ora che ci sono le regionali, c’è chi vuole togliere Vendola per mettere qualcun altro al suo posto”. Un’affermazione che, almeno tra le righe, fa pensare a una guerra in atto, tutta interna al centrosinistra, per la successione alla guida del Pd pugliese e per quella a Vendola come candidato presidente della Regione. Forse la stessa scossa prevista qualche mese fa da D’Alema.