Putin, aiuteremo Siria. E Obama rievoca il Ruanda

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Putin, aiuteremo Siria. E Obama rievoca il Ruanda

Putin, aiuteremo Siria. E Obama rievoca il Ruanda

06 Settembre 2013

Il G20 finisce diviso com’era iniziato, con il presidente Obama che non desiste dall’idea di un raid contro la Siria. Il commento di Putin, il padrone di casa, è stato "Siamo divisi a metà" mentre dal premier italiano Enrico Letta è arrivita la richiesta di una mediazione politica. Putin e Obama si sono incontrati per venti minuti, ma alla fine il presidente russo ha dichiarato: "Stiamo già aiutando, inviamo armi, cooperiamo nella sfera economica, auspichiamo di estendere tale cooperazione al settore umanitario, che include l’invio di aiuti umanitari e il sostegno delle persone e dei civili", aggiungendo che "chi agisce in modo unilaterale viola la legge internazionale". Putin ha anche inserito l’Italia, insieme a Cina, Argentina e Brasile, India e Indonesia, tra i Paesi contrari al raid, definendo "importante" il messaggio di Papa Francesco. Usa, Canada, Turchia e Sud Corea, sono invece pronti a intervenire. Da parte sua, Obama ha detto che gli Usa saranno "più efficaci e più forti" dopo che il Congresso avrà approvato l’intervento. "Questo tipo di interventi è sempre impopolare perché sono lontani, distanti. È parte del mio lavoro spiegare la necessità di agire in Siria perché credo sia la cosa giusta da fare anche se non sono impaziente di agire militarmente". E ancora, "Quando le persone dicono che il Ruanda ha lasciato una terribile macchia su tutti noi dovremmo immaginare cosa accadrebbe se fosse ancora in corso". Dall’Onu, l’ambasciatore americano Samantha Power ha fatto sapere che "Tutte le alternative all’azione militare in Siria sono state esaurite". 11 Paesi (Australia, Canada, Francia, Italia, Giappone, Corea del Sud, Arabia Saudita, Spagna, Turchia, Gran Bretagna e Stati Uniti) hanno condannato l’attacco con armi chimiche del 21 agosto scorso, invitando l’Onu a presentare i risultati delle indagini. "Le prove indicano che è il governo siriano (guidato dal presidente Bashar al-Assad) ad esserne il responsabile".