Putin è troppo pragmatico per inseguire sogni di dominio globale

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Putin è troppo pragmatico per inseguire sogni di dominio globale

19 Ottobre 2007

Carlo
Panella ha ragione a sottolineare i grandi sforzi della propaganda iraniana di
capitalizzare sulla visita di Putin. Ma è esatto paragonare l’incontro dei
presidenti russo e iraniano al Patto Ribbentrop-Molotov e Ahmadinejad a Hitler?
Troppo onore, avrebbe detto Putin. In realtà, il presidente si è mostrato
prudente, quasi sulla difensiva, durante la sua “linea diretta” di ieri, il
programma televisivo in cui per tre ore ha risposto alle domande dei cittadini.

Stando
agli organizzatori, sul sito internet del programma sono arrivate circa 2
milioni di domande e la scelta a quali rispondere è stata significativa. Putin
ha cominciato con un meccanico di Novosibirsk che nel suo quesito ha ricordato
una presunta dichiarazione dell’ex segretario di Stato americano, Madeleine
Allbright, secondo cui le risorse della Siberia dovrebbero appartenere a tutto
il mondo e non solo alla Russia. “Non ho mai sentito queste parole”, ha
risposto Putin, aggiungendo che se ad alcuni politici vengono in mente certe
idee è il caso di parlare di “autoerotismo politico”: “Grazie a Dio, la Russia
non è l’Iraq – ha chiosato il capo del Cremlino-, uno stato ricco di petrolio ma
troppo piccolo per difendersi”.

Putin
ha poi risposto alla domanda di un gruppo di militari sullo sviluppo di nuove
armi. La Russia continuerà ad affidare la sua difesa alla triade nucleare –
missili balistici, aviazione strategica e sottomarini atomici – e comincerà a
costruire un altro sottomarino e a lavorare su una nuova generazione di aerei
militari. Per completare questo programma però ci vorranno diversi anni.

Putin
era ovviamente influenzato dalla conferenza stampa di Bush del giorno
precedente, quando il leader americano, senza inutili giri di parole, aveva
fatto appello a tutti i paesi coinvolti nel dossier iraniano per evitare la
Terza Guerra mondiale lottando insieme con l’obiettivo d’impedire che gli
ayatollah si dotino di nucleare. Bush, inoltre, ha affermato che se anche gli
USA e la Russia non sono d’accordo su molti temi condividono la consapevolezza
della pericolosità della bomba atomica iraniana. In precedenza, il governo
russo aveva fatto capire che la lentezza con cui procede la costruzione del
reattore Bushehr dipende non tanto dai mancati pagamenti iraniani, quanto da
una deliberata strategia russa volta a rallentare il programma di sviluppo
nucleare. La Russia avrebbe quindi favorito l’imposizione di nuove sanzioni nei
confronti di Teheran, ma molto meno severe di quelle appoggiate dagli americani
e dalla Francia di Sarkozy.

La
domanda vera di oggi è se Putin cerca di ingannare Ahmadinejad promettendogli
l’appoggio al programma nucleare o piuttosto gli  americani dichiarandosi pronto ad impedire la
costruzione della bomba atomica iraniana. Putin indubbiamente non ha
dimenticato la sorte di Saddam Hussein. Ora sappiamo che l’incredibile
ostinazione con cui il dittatore iracheno rifiutò tutti i moniti
dell’amministrazione americana e dell’ONU era fondata sulla sua convinzione che
Bush e i suoi alleati non avrebbero osato sfidare l’asse Schröder-Chirac-Putin
contrario all’azione militare. Saddam ha pagato per l’arroganza con la sua pelle,
ma anche Putin ha imparato la lezione. Oggi l’asse franco-tedesco ha cambiato
segno e Putin intende giocare la carta di Ahmadinejad per strappare concessioni
agli americani e spingerli a rivedere la loro intenzione d’installare missili
in Polonia e il sistema radar nella Repubblica Ceca.

A
differenza della leadership sovietica, però, quella della Russia di oggi è
semplicemente troppo meno ideologica e troppo più pragmatica per diventare
partner e protettore dell’Iran senza alcuna seria contropartita: in ballo c’è
infatti la vendita a Teheran di sette reattori nucleari per venti miliardi di
dollari. Ed è sempre in nome di quel pragmatismo che Putin, giocando su più
tavoli, ha accettato la visita lampo di Olmert, dimostrando così di comprendere
la fondatezza delle preoccupazioni di Israele.