Putin fa scacco matto, ma il gioco si fa ora più difficile

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Putin fa scacco matto, ma il gioco si fa ora più difficile

05 Ottobre 2007

Dopo la solenne promessa di Putin di
mantenere intatta la Costituzione russa e di non presentarsi come candidato per
il terzo mandato presidenziale, gli analisti e i mass media mondiali hanno
tentato di indovinare la strategia del leader russo. Le previsioni oscillavano
da un semplice scambio di poltrone, in cui il capo di Gazprom sarebbe stato il
nuovo Presidente lasciando il suo posto a Putin, alla formazione di un nuovo
stato grazie all’unione tra Russia e Bielorussia, con il varo di una nuova
Costituzione e Putin in veste di legittimo Presidente. Quest’ultima ipotesi si
è poi rivelata irrealizzabile per la resistenza delle élites di entrambi i
paesi. Inoltre, l’idea di diventare il capo di Gazprom non andava a genio a
Putin, che con l’arresto di Khodorkovsky e la bancarotta del colosso
petrolifero Yukos aveva già affermato la supremazia del potere politico su
quello economico.

Le manovre che consentiranno a Putin di
rimanere al vertice del comando hanno sorpreso tutti proprio perché
rappresentano una combinazione di mosse da fare invidia a uno dei suoi grandi
rivali, l’ex campione di scacchi Garry Kasparov. Il primo provvedimento sono
state le dimissioni di Fradkov e la nomina a primo ministro di Victor Zubkov,
un suo fedelissimo ma del tutto sconosciuto nel paese. Gli analisti sono
rimasti colpiti da una frase sibillina del nuovo premier in cui ha dichiarato
di non escludere la possibilità di candidarsi alle elezioni presidenziali. Nel rimpasto
seguito alla sua nomina, Zubkov, però, pur eliminando alcune figure impopolari
come il ministro del Welfare Zurabov, ha confermato l’ossatura del governo
Fradkov.

La seconda mossa era imprevedibile. Nel corso
del Congresso del partito filopresidenziale “Russia Unita”, i delegati hanno
riesumato il vecchio rituale sovietico. Uno dopo l’altro – una operaia modello,
un rettore universitario e un sportivo campione delle paraolimpiadi – hanno
rivolto a Putin un urgente appello perché non abbandoni la nazione e accetti almeno
il posto di primo ministro dopo le elezioni. Putin ovviamente non ha potuto
resistere alla voce del popolo e ha accettato la proposta, ponendo soltanto due
condizioni. Primo, il partito Russia Unita deve vincere le elezioni e secondo,
il nuovo Presidente dovrà essere una persona con cui Putin possa lavorare in
tandem. Si prefigura dunque uno scenario che vedrà l’attuale capo del Cremlino eletto
deputato e poi, dopo tre mesi, una volta lasciato il seggio alla Duma, nominato
primo ministro. La cosa assurda è che finora nessuno ha protestato per il fatto
che Putin sia, allo stesso tempo, Presidente, leader del partito di maggioranza
e primo ministro in pectore, oltretutto senza alcuna violazione della
Costituzione – che certamente non poteva prevedere un caso del genere.

Data l’alta indice di popolarità di Putin (tra
il 65 e il 70%), la sua strategia sarà indubbiamente vincente, ma porterà con
sé degli inconvenienti e addirittura anche dei rischi. Le elezioni
presidenziali perdono in questo modo di ogni significato. Il nuovo Presidente
sarà “eletto” da Putin. Gli servirà una figura debole e le chances di Zubkov,
molto più vecchio di Putin, così sono cresciute enormemente. La situazione
politica russa si è stabilizzata, come dimostra la reazione della Borsa di
Mosca che ha celebrato la fine dell’incertezza con una crescita del 3%, ma ora
è anche più prevedibile. Il maggiore rischio per Putin, allora, è rappresentato
dall’assunzione della diretta responsabilità dell’operato del governo. Fin
adesso Putin ha giocato il ruolo del Presidente super partes, corrispondente
alla figura dello “Zar buono” della cultura politica russa; ha vigilato sulle attività
del governo, attribuendo a sé i successi, e allontanato i dirigenti colpevoli
delle politiche fallimentari, correggendo i loro sbagli. D’ora in poi, sarà
Putin in prima persona responsabile delle difficili decisioni sulla via delle
riforme. Come ci conferma l’esperienza del governo Breznev, la pioggia di
petrodollari non è una condizione eterna. L’economia russa richiede una serie
di riforme difficili e impopolari. Pertanto, nei prossimi anni sarà messa a
dura prova l’indubbia capacità di Putin di mantenere la stabilità politica e di
garantire la continua crescita dello standard di vita della popolazione, basatasi
finora su una congiuntura economica particolarmente favorevole.