Putin, Grillo e gli hacker russi alla conquista dell’Italia

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Putin, Grillo e gli hacker russi alla conquista dell’Italia

30 Maggio 2017

Il movimento 5 Stelle teleguidato da Putin. Casaleggio Associati come WikiLeaks. Beppe Grillo stile Donald Trump, pupazzi nelle mani del puparo del Cremlino. Insomma, hacker russi e siti russofili pronti a fare il lavaggio del cervello agli italiani per far vincere 5 Stelle, un partito che una volta al potere sposterà l’asse dell’Italia verso l’eurasia. No, non è materia di qualche sito complottista. E’ quanto teorizza la crema del giornalismo americano, il New York Times, in un editoriale di ieri in cui si parla della campagna elettorale e delle prossime elezioni politiche in Italia. E’ la “grande stampa”, bellezza, che adesso vuol far passare Renzi e renziani come le ultime vittime dello zar, la stessa stampa che fu costretta a scusarsi con i suoi lettori per aver scritto che Trump doveva perdere le elezioni. 

Sono i giornaloni che hanno tifato per Macron, l’eurosalvatore, il presidente che  in nome della Francia patria del libero pensiero ieri l’altro ha avuto da ridire con Putin per qualche sitarello di controinformazione (del resto, una volta Assange e Snowden avrebbero cercato asilo a Parigi, oggi invece preferiscono Mosca e l’ambasciata dell’Ecuador a Londra). Non ci vuole certo un genio delle relazioni internazionali per sapere che i pentastellati non brillano di fede atlantica, ma proprio perché, al contrario dei grillini, noi abbiamo sempre rivolto la bussola nella direzione giusta, e vogliamo che la NATO funzioni, permetteteci di dirlo: sono iniziate le grandi manovre per dipingere anche le elezioni in Italia come taroccate dai fantasmatici “hacker russi”, quelli di cui tutti parlano ma che nessuno ha mai visto in faccia. 

Prendiamo pure per buono l’avvertimento del NYT, scriviamo che Grillo al potere significherebbe uno spostamento del baricentro transatlantico per l’Italia – ma a corredo di queste tesi, pure praticabili, uno si aspetterebbe delle analisi originali, acute, degne di testate che hanno fatto la storia del giornalismo. E invece aridanghete con le fake news, ordite dai siti amici di Putin per manovrare gli elettori euroamericani, e italiani, neanche fossimo in una puntata di “The Amerikans” e le lancette della storia fossero tornate indietro al 1985, quando Metal Hurlant titolava “Arrivano i rossi!”. Come se davvero Sputnik e Russia Today, i giornali online invisi a Macron, da soli, fossero in grado di spostare un risultato elettorale! 

Beh, sapete cosa disse l’ex capo della FBI americana in audizione alla commissione intelligence del Congresso sugli hacker russi, soltanto un paio di mesi fa? Cosa disse Comey, l’ex direttore licenziato da Trump, che pure stava indagando sulle presunte collusioni fra trumpisti e putiniani sul web? Ragazzi, disse, potrebbero anche esserci stati dei tentativi degli hacker di altri Paesi di infiltrarsi e di influenzare il voto americano, ma se anche fosse successo Trump non ha vinto le elezioni per questo. Sono stati gli elettori americani impoveriti che nelle grandi aree disagiate di una America un tempo industriosa e industriale, sono stati loro, la ex classe media e gli ex operai stanchi della globalizzazione progressista, a mandare a casa Hillary dopo aver votato, anni, per suo marito Bill e per Obama. 

Così vinse Trump. Il resto rischia di trasformarsi solo in “gomblottismo” che, almeno in Italia, fino ad ora aveva una matrice chiara e riconosciuta, ovvero i 5 Stelle. Non vorremmo che il New York Times il prossimo editoriale lo dedicasse alle scie chimiche.