Putin, il voto tedesco e le fake news
26 Settembre 2017
Ma il risultato del voto tedesco piace o dispiace a Vladimir Putin? Il presidente russo non ha mai amato particolarmente Angela Merkel ritenendola uno degli architetti (neanche la più convinta) delle sanzioni economiche contro Mosca, eppure ieri ha telefonato alla cancelliera “per congratularsi per il successo” ottenuto dai conservatori tedeschi. In realtà , quella della Merkel è stata una vittoria di Pirro: il peggior risultato della Cdu da decenni e la fine del cosiddetto schema della “Grande coalizione” grazie al quale Angela ha governato indisturbata il Paese per anni insieme ai socialisti. Per l’agenzia di stampa TASS, nel corso della telefonata zar Vlad avrebbe espresso alla Merkel “la prontezza per un’ulteriore cooperazione reciproca e commerciale” tra i due Paesi, cooperazione definita “prioritaria” dal portavoce del Cremlino Dimitri Peskov. Cosa c’è dietro tutta questa prammatica degli attestati di stima?
Mentre Putin incassa il rialzo del rating sulla economia russa della agenzia Fitch (alla faccia delle sanzioni!) l’esito del voto in Germania rischia di complicare la vita al leader del Cremlino. Proviamo a spiegare il perché: la grande stampa anglosassone e quella inglese nello specifico, in queste ore, replicano gli stessi titoloni che avevamo già letto ai tempi della elezione di Donald Trump negli USA, il presidente teleguidato dal Cremlino, salito al potere grazie alle intromissioni di non meglio identificati hacker russi. Accusa mai provata con certezza, anzi smentita dal diretto interessato (Putin) proprio in presenza di Trump. Ugualmente ora si legge che l’affermazione delle destre tedesche, i “neonazisti“, come li chiamano i giornaloni, di “Alternativa per la Germania”, sarebbe anch’essa frutto delle trame del Cremlino. Questo perché una parte consistente dell’elettorato dell’Afd è composto da immigrati russi o della Europa orientale in Germania, e la loro mobilitazione avrebbe permesso ai nazionalisti di portare circa 90 deputati in parlamento (nientemeno).
La stampa inglese punta il dito sul tema dell’immigrazione, spiegando che gli immigrati russi in Germania non ne possono più degli altri immigrati, gli islamici, che vivono nel Paese di Angela Merkel. Tanto da inventare, denunciano sempre i giornaloni parlando degli immigrati russi, storie non verificate ne’ confermate dalla polizia tedesca, come quella di Lisa, una ragazza minorenne di origini russe che sarebbe stata stuprata da una gang di islamici. Per la grande stampa inglese si tratta di notizie al limite della bufala, pompate ad arte dai media russi e amplificate addirittura dal ministro degli Esteri di Putin, Lavrov, con l’obiettivo di alimentare la paura dei tedeschi verso gli immigrati e raccattare voti nel mondo russofilo in Germania. Le violenze sessuali commesse dagli immigrati islamici sono fake news? Ma quando mai! Lisa purtroppo è solo una delle tante, basta leggersi gli articoli che pubblichiamo da mesi sul nostro giornale o ricordare la tragica notte di Colonia di un paio di anni fa per sapere che molestie e violenze sessuali commesse da immigrati nordafricani, asiatici e islamici ai danni di giovani donne occidentali non sono certo una invenzione del Cremlino bensì la triste realtà della Germania (e della Gran Bretagna).
Insomma, come con Trump, anche per l’Afd si cerca in tutti i modi di far passare la vittoria della destra nazionalista come un qualcosa di non genuino ma indotto dall’onnipresente e mesmerico rasputin del Cremlino. Le cose però anche stavolta non stanno così e per capirlo basta guardare ai nuovi assetti politici determinati dalle elezioni tedesche: se c’è un partito che in Germania ha strizzato l’occhio ai russi, un partito erede della “Ostpolitik” e della Berlino da Guerra Fredda che guardava alla Mosca sovietica, un partito che è sempre stato critico verso le invasioni di campo della NATO nella zona di influenza russa, una forza politica che ha visto uno dei suoi leader storici, l’ex premier Schroder, passare armi e bagagli dalla parte dei giganti russi della energia, beh, quel partito sono proprio i socialdemocratici tedeschi. Insomma, altro che destra nazionalista: a Putin serviva che i socialisti restassero al governo, nello schema ormai decotto della grande coalizione, magari per chiudere la battaglia sui gasdotti in modo non sfavorevole a Mosca. Invece è arrivato l’annuncio di Martin Schulz: il partito socialdemocratico tedesco, dopo aver preso una batosta memorabile alle elezioni, il suo peggior risultato di sempre, andrà all’opposizione. Bel guaio per lo zar di tutte le russie.