Quagliariello: “Autonomia? Prima serve una Costituente”

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Quagliariello: “Autonomia? Prima serve una Costituente”

Quagliariello: “Autonomia? Prima serve una Costituente”

05 Gennaio 2023

In un’intervista rilasciata a Edoardo Sirignano sul quotidiano L’identità, Gaetano Quagliariello, Presidente della Fondazione Magna Carta, ha espresso il suo parere sulla riforma dell’autonomia differenziata proposta da Roberto Calderoli. L’ex senatore ha definito il testo della riforma privo degli elementi di equilibrio necessari. La strada per le riforme ha un passaggio obbligato: la revisione dell’articolo 138 della Costituzione, nonché la creazione di una Costituente che permetta di affrontare simili sfide. “La vera riforma può farla una Costituente. Pur non avendo nulla contro il federalismo, che di per sé non penalizza il Sud, la bozza di cui si discute oggi è monca”, ha dichiarato. Un percorso simile vedrebbe nel Terzo Polo un interlocutore naturale.

Il vero problema, secondo il Presidente della Fondazione, è che in Italia nessuno ha un’idea chiara del Mezzogiorno e che “le soluzioni istituzionali dovrebbero essere dei mezzi, non dei fini”. E il fine designato è la crescita del Sud. Ha anche suggerito la creazione di una macroregione del Sud, con compiti di programmazione, che potrebbe essere una soluzione per individuare i problemi e le opportunità di sviluppo di quella parte d’Italia. “Il Mezzogiorno attuale è enormemente differenziato, anche all’interno delle singole Regioni. Lo si potrebbe definire ‘a macchia di leopardo’. Servirebbe, quindi, un vero e proprio atlante, in grado di individuare i problemi e le opportunità di sviluppo”.

Inoltre, Quagliariello ha inoltre sottolineato l’importanza di avere un’idea complessiva delle riforme istituzionali, che parta dal ruolo dei Comuni, delle Province e delle Regioni. “I sindaci hanno ragione su un punto: non inserire nella bozza i livelli essenziali di prestazione, è poco meno di una provocazione”, ha argomentato. È impensabile non tenere conto delle forti differenziazioni territoriali esistenti in Italia. “Ci sono alcune riforme che si possono fare a pezzi, altre no. Bisogna avere un’idea complessiva che parta dal ruolo dei Comuni, delle Province e delle Regioni”, ha spiegato.