
Quagliariello: “Cerchiamo un metodo per cambiare le istituzioni e facciamolo subito”

02 Aprile 2013
“I gruppi di lavoro messi in campo da Napolitano sono un strumento e come tali vanno considerati. Non sono una categoria dello spirito. Tutto dipende da cosa faranno e se riusciranno a portarci fuori dal vicolo cieco in cui è finito il Paese. E ci siamo finiti, a mio parere, per la gestione scellerata dell’incarico da parte di chi ha lavorato prima di questi gruppi di lavoro”, così il senatore Gaetano Quagliariello intervenendo stamattina a “La telefonata”, il programma di Belpietro su Canale 5.
“All’Italia serve avere un governo in tempi brevi, con le forze che ci stanno, con tutte quelle forze che anche storicamente hanno dimostrato una certa disponibilità,” spiega Quagliariello, “senza inseguire chi più di una volta ha sbattuto la porta e ha dimostrato, anche nei comportamenti, di non aver ben compreso cos’è la democrazia parlamentare”.
“L’obiettivo dei gruppi creati da Napolitano è di favorire quelle condizioni che possano portare ad avere un nuovo governo e un Presidente che rappresenti tutti gli italiani, in caso contrario, e c’è questo rischio, potrebbero diventare un fatto negativo. Soprattutto, non dobbiamo perdere di vista il fatto che le ’commissioni’ devono operare presto, indicando – senza sovrapporsi ai partiti o ai gruppi parlamentari – quei 5 o 6 obiettivi concreti che partiti e gruppi parlamentari potrebbero realizzare insieme”.
“Per quanto riguarda la dimensione politico-istituzionale” aggiunge il Senatore del Pdl, “credo che ci siano delle cose a portata di mano, che si possono fare abbastanza facilmente, come la riforma dei regolamenti di Camera e Senato per consentire al governo di poter vedere approvate le leggi in tempi brevi. Come dire, un governo forte in un parlamento forte, cercando di ovviare quindi alla situazione attuale che molto spesso vede i governi costretti al voto di fiducia”.
“E’ anche possibile intervenire sui costi della politica, diminuire il numero dei parlamentari, riformare drasticamente la legge sul finanziamento pubblico. Poi ci si potrebbe mettere d’accordo sul metodo, cioè a dire, come si cambiano le istituzioni? Cerchiamo prima di tutto di segnare dei cambiamenti coerenti: o scegliamo un presidente eletto dal popolo con un sistema a doppio turno, come in Francia, oppure scegliamo un cancellierato forte con un sistema proporzionale con sbarramento alto come in Germania. Fino ad ora, purtroppo, la legge elettorale è stata considerata una variabile indipendente con cui si cercava di mettere in difficoltà l’avversario”.
“In quindici giorni,” la conclusione del senatore, “non possiamo riscrivere la Costituzione, né siamo chiamati a farlo. Quello che possiamo fare è dimostrare che c’è un elenco di provvedimenti e iniziative, ripeto, molto concrete su cui i partiti se vogliono possono lavorare dando vita immediatamente a un governo. Ma è evidente che la scelta poi sarà quella fatta dai partiti e dai gruppi parlamentari”.
“Il risultato dei gruppi dei ‘saggi’ dipendono insomma da quali sono le aspettative. Se ci aspettiamo che le ‘commissioni’ risolvano la crisi in cui si trova il Paese è evidente che non si può essere ottimisti sul risultato, ma se invece questi gruppi di lavoro potranno rivelarsi uno strumento per uscire dal vicolo cieco in cui ci siamo cacciati questo dipenderà tutto da come opereremo. Personalmente, credo che sia possibile. Ma se questo tentativo dovesse ampliare la palude sarò il primo a denunciarla”.