Quagliariello: “Il chiarimento deve esserci subito o la scissione sarà inevitabile”

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Quagliariello: “Il chiarimento deve esserci subito o la scissione sarà inevitabile”

Quagliariello: “Il chiarimento deve esserci subito o la scissione sarà inevitabile”

08 Novembre 2013

Gaetano Quagliariello, ministro e colomba con Alfano, Lupi e Lorenzin, avverte: «Se al Consiglio nazionale del Pdl non si troverà un accordo sulla linea politica e sul governo sarà scissione nel partito». Che automaticamente porterà alla nascita di gruppi separati in Parlamento. Ma con la speranza di una benedizione da parte di Berlusconi che, afferma, «rimarrebbe il punto di riferimento di due forze di centrodestra che fanno scelte diverse sul governo».

Ministro, voi colombe vi presenterete al Consiglio nazionale del Pdl?

«Il problema non è questo. Non possiamo trasformare una fase drammatica della vita politica in un problema interno di partito. Ci sono due visioni, due partiti trasversali che dividono anche il Pdl dove tutto ciò è reso più drammatico dalla concomitanza con la decadenza di Berlusconi. Nella politica italiana oggi c’è chi ritiene che sarebbe meglio avere elezioni a breve per far finire questo strano governo sostenendo questa scelta persino in mancanza di una nuova legge elettorale, quindi senza la certezza che le urne diano un verdetto chiaro. Dall’altra parte c’è chi, come noi, pensa che ad essere in discussione non sia il governo, che può anche essere criticato, ma l’intero sistema. Una crisi al buio nella situazione politica ed istituzionale attuale potrebbe causare quel collasso definitivo del sistema che abbiamo sfiorato più volte nei mesi scorsi. Per questo penso che per una grande forza politica è meglio andare avanti, acchiappare la ripresa e fare le riforme che l’Italia aspetta da30 anni. Solo dopo ci si potrà presentare agli elettori, altrimenti la politica non avrà più speranze».

La spaccatura nel Pdl potrebbe arrivare subito dopo il Consiglio nazionale?

«Sì, a meno che in quella sede non si dica una parola definitiva su questi temi sconfiggendo il partito della crisi ad ogni costo, partito nato contemporaneamente al governo. Vede, un conto è incalzare l’esecutivo sulle cose serie, un altro è farlo fibrillare su tutto. Dunque o il Consiglio nazionale dice una parola decisiva, oppure la divisione non sarà più eludibile».

A quel punto farete subito gruppi autonomi?

«Le scelte organizzative devono seguire quelle politiche, soprattutto nei momenti drammatici. Vede, se riduciamo il confronto a una conta interna diamo un contributo all’impoverimento della politica e distruggiamo il centrodestra perché in campo resterebbe solo una forza antisistema di Grillo e la sinistra, che un’ipotesi di candidatura ce l’ha già».

Dice che la conta va evitata, ma sembra proprio che conta sarà:che numeri avete per contrastare i falchi? Volete il voto segreto?

«Non parlo di numeri e il voto segreto non so nemmeno se sia previsto dallo statuto. Preferisco parlare di politica».

Giriamola, avete l’impressione di marciare verso l’espulsione?

«Nel partito c’è chi vuole mandarci via a prescindere pensando in questo modo di aumentare il proprio spazio vitale, stanno forzando in tutti i modi per riuscirci. Ma penso invece che con Berlusconi sia possibile confrontarsi e provare a intendersi sulla linea politica. In caso contrario, lui rimarrebbe comunque il punto di riferimento di due forze che fanno scelte diverse sul governo».

L’idea sarebbe di restare nel Pdl mentre i falchi rifondano Forza Italia?

«Non parlo di sigle, quel che conta è che nessuno di noi intende uscire dal centrodestra».

Vede margini perché il Cavaliere accetti due partiti?

«Berlusconi ha sempre avuto l’ambizione di costruire un grande centrodestra, perché dovrebbe rinnegare parte della classe dirigente che ha creato impedendo che il centrodestra possa diventare maggioranza?».

Perché i voti li ha lui.

«Ma solo con il contributo di altri partiti come la Lega di Maroni e Tosi, Fratelli d’Italia e di forze che guardano al centro potremmo avere i numeri per tornare a vincere».

(Tratto da Repubblica, intervista di Alberto D’Argenio)