
Quagliariello: “Il governo ha gestito bene la crisi”

27 Maggio 2011
"Il centrodestra ha governato bene il Paese nella crisi economica più dura che il mondo ha conosciuto dal 1929". Il vicepresidente vicario dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello, affronta in un’intervista i temi caldi dell’attualità politica: situazione economica del Paese, voto delle amministrative, ruolo di Berlusconi. Quanto al futuro del Pdl, dalla stagione berlusconiana si dovrà uscire "senza sacrificare Berlusconi" e ricomponendo le eventuali fratture, perché "quando il centrodestra è inclusivo e unito, vince".
Sen. Gaetano Quagliariello: Berlusconi incontra Obama e parla di dittatura dei giudici di sinistra in Italia. Ieri aveva detto che chi vota a sinistra è senza cervello. I toni si alzano sempre più. Ma questo serve a recuperare i voti?
Non bisogna mai dimenticare che il progressivo innalzamento dei toni non è avvenuto per iniziativa del centrodestra, ma per l’intensificarsi dell’aggressione contro Berlusconi. Invece si guarda solo alla reazione, pensando che dietro ci sia chissà quale oscura strategia, e mai ai fatti che l’hanno provocata. Quando Berlusconi è stato accusato in mondovisione da Spatuzza di essere un mafioso, deturpando così l’immagine di un Paese, dov’erano quelli che oggi si stracciano le vesti? Se si apre una caccia all’uomo, non si può pretendere che non ci sia una legittima difesa.
Prospettare zingaropoli, moschee o il diluvio di centri sociali a Milano: non crede che questo distolga l’attenzione dei cittadini che, con le amministrative, chiedono di governare il giardino di casa?
La gestione dell’immigrazione rom, la previsione di un grande centro islamico con servizi, la tolleranza verso l’occupazione abusiva di immobili e la politica di ordine pubblico hanno molto a che fare con il «giardino di casa» e con l’amministrazione di una città. Le polemiche alle quali lei ha fatto riferimento riguardano il programma di Pisapia per Milano, e non altro.
La Lega ci mette del suo: senza ministeri, no alle tasse al Nord. I meridionali della coalizione come pensano che stiano reagendo a questa escalation?
Anche su questo a parlare sono i dati concreti, a partire da quelli elettorali che hanno visto il Sud premiare la coalizione di governo più di quanto sia avvenuto al Nord. Sul decentramento di alcuni uffici – e non dei ministeri – al Nord, al centro e al Sud c’è un accordo con la Lega: se ne riparlerà dopo i ballottaggi lontani da esagerazioni e strumentalizzazioni.
Milano è la culla di questo centrodestra. La sconfitta sarebbe il segno tangibile della fine dell’egemonia berlusconiana?
Ogni elezione ha un significato politico e Milano non fa eccezione. Ma da qui a sentenze ultimative ne passa. L’Italia è l’unico paese occidentale nel quale il Governo è messo in forse anche dalle elezioni in un quartiere. Obama in America, Zapatero in Spagna e Angela Merkel in Germania tutti hanno perso le elezioni di mezzo termine ma mai si è messa in dubbio la continuità del governo. Perché l’Italia dovrebbe fare eccezione?
Nel Pdl c’è giù un pullulare di fondazioni, associazioni e simili. E’ già iniziata la gestione del post-berlusconismo?
È un segno della vivacità del centrodestra. E dalla stagione berlusconiana noi usciremo senza sacrificare Berlusconi, come vorrebbero tanti realisti della moderazione, che non si accorgono che la pregiudiziale antiberlusconiana fa il gioco dei Pisapia, dei De Magistris e dei Vendola.
Baratterebbe la vittoria a Milano con la sconfitta a Napoli?
Stiamo facendo tutto il possibile per vincere, sia a Milano sia a Napoli. Poi saranno gli elettori a decidere e noi accetteremo il loro verdetto, in ogni caso senza fare drammi.
Il centrosinistra nel periodo 2008-2010 aveva collezionato una serie di sconfitte. Sembrava all’angolo. Il centrodestra ha svolto il ruolo di soccorso rosso?
Il centrodestra ha governato bene il Paese nella crisi economica più dura che il mondo ha conosciuto dal 1929. È normale che la politica di rigore provochi scontentezza. Ora, dopo aver tenuto, dobbiamo dimostrare di saper rilanciare il Paese.
La Marcegaglia ha detto che da dieci anni l’Italia non cresce e che non si può più temporeggiare. Temete un distacco dalla coalizione da parte del mondo industriale?
L’Italia ha degli handicap storici primo fra tutti un debito pubblico ultradecennale. La crescita in queste condizioni deve essere ricercata con politiche accorte che non provochino i collassi che altri paesi hanno conosciuto. La parte più responsabile del mondo industriale e del mondo sindacale questo l’ha compreso e, nonostante le difficoltà, ha ridotto al minimo la conflittualità sociale. Dobbiamo ripartire da questo dato.
La riduzione delle tasse è rinviata nel tempo. Cosa è rimasto della rivoluzione liberale?
Un tempo c’era chi suonava il piffero della rivoluzione. Non vorrei che oggi si scoprissero i pifferai della rivoluzione liberale. Il liberalismo in Italia è stato per decenni merce rara. Lo si conquista un po’ ogni giorno. Passa attraverso politiche che sappiano opporsi a quanti hanno cambiato simboli, partiti e bandiere ma non la loro mentalità illiberale.
In Puglia come considera l’esito per il Pdl?
Il nostro risultato è buono senza toni trionfalistici. Credo che ci siano due insegnamenti da trarre. Primo: quando il centrodestra è inclusivo e unito, vince; secondo: mentre il modello vendoliano si esporta in altri luoghi in Italia, in Puglia inizia a mostrare tutti i suoi limiti. Gli elettori con il loro voto lo hanno detto chiaramente.
(tratto da La Gazzetta del Mezzogiorno)