Quagliariello: “Nessuno vuole giocare al Palazzo contro la Piazza”

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Quagliariello: “Nessuno vuole giocare al Palazzo contro la Piazza”

Quagliariello: “Nessuno vuole giocare al Palazzo contro la Piazza”

08 Giugno 2013

«Guai a giocare al Palazzo contro la piazza, nei prossimi mesi». Gaetano Quagliariello è il ministro per le Riforme che, col governo, ha appena disegnato il «campo» delle riforme. Le critiche mosse su questo giornale da Stefano Rodotà, voce di un movimento di protesta più ampio che sta crescendo, le ritiene «ingenerose», «non serene». E scommette: l’esecutivo non cadrà sulle vicende giudiziarie di Berlusconi.

Come apprendisti stregoni vi state chiudendo in una stanza per cambiare la Carta esautorando il Parlamento. Ministro Gaetano Quagliariello, è una delle accuse che vi muove Rodotà, al pari di altri critici.

«Leggo sempre con attenzione e rispetto il professore Rodotà. Questa volta però la sua critica mi è parsa ingenerosa, non serena. In passato sono stati immaginati strumenti ben più invasivi per cambiare la Costituzione. Noi, al contrario, abbiamo rafforzato le garanzie dell’articolo 138: la riforma sarà infatti sottoposta a uno o più referendum confermativi, anche se in Parlamento si raggiungessero i due terzi».

Il cuore della riforma è il presidenzialismo ma in tempi di leaderismo carismatico, è un’altra accusa, la ricaduta rischia di essere una deriva oligarchica se non autoritaria.

«Non ci sono soluzioni predeterminate. Il cuore della riforma è che sia seria. Inviterei a non ridurre tutto a slogan. Il leaderismo carismatico è categoria già presente in Max Weber, che non la demonizzava ma preconizzava che gli stati democratici avrebbero dovuto farci i conti. Oggi i rischi per la democrazia sono altri. Fra questi, derive incontrollate della Rete, che ad esempio possono portare alla designazione di candidati al Quirinale senza alcuna trasparenza sui criteri selettivi e sulla composizione delle platee interpellate via web».

Il semipresidenzialismo alla francese è uno degli approdi possibili. Ma in Francia, obiettano, non esiste un macroscopico conflitto di interessi ai vertici del potere negli ultimi 20 anni.

«L’ipotesi semipresidenziale implica una nuova legge sul conflitto di interessi. Ma se vogliamo restare in Francia, allora diciamo pure che De Gaulle era considerato, anche in Italia, un pericoloso autoritario. Ciò non ha impedito a un signore di nome Mitterand, che a proposito dell’elezione diretta del presidente aveva parlato di ‘colpo di stato permanente’, di restare all’Eliseo per 14 anni per lungimiranza politica».

Le contestazioni all’iter avviato si moltiplicano. Un rischio o uno stimolo? Grillo dà già per morto questo Parlamento.

«Nel Palazzo non bisogna chiudersi. Abbiamo appena delineato il campo di gioco e nessuno intende giocare al Palazzo contro la piazza. La riforma avrà successo se si scriverà un nuovo patto tra politica e cittadini. Ciò passa anche dall’ascolto delle critiche. L’importante però è non travisare i fatti».

Dal M5S tornano a parlare dl ineleggibilità di Berlusconi in giunta.

«Porre questo problema dopo sei legislature è un autogol. E’ cosa contraria al buon senso e come tale difficile pensare che abbia una prospettiva».

Quante chances ha il governo Letta di sopravvivere alle eventuali disavventure giudiziarie di Berlusconi, nelle prossime settimane?

«Più di tutto contano le reiterate dichiarazioni del diretto interessato: per il centrodestra questo governo deve andare avanti e, comunque, non cadrà su una vicenda giudiziaria del leader. Sono pronto ad accettare scommesse».

(Tratto da Repubblica)