Quagliariello: “Nuova Forza Italia? Non sia il partito degli ultrà”
30 Giugno 2013
"Ricordiamoci cosa fu Forza Italia all’inizio". Gaetano Quagliariello, ministro delle Riforme, ala "moderata" del Pdl, ripercorre la storia della "prima" Forza Italia, prima di parlare della "seconda"."Nacque in un momento particolare per la politica italiana. Era caduto il Muro di Berlino e quelli che lo avevano preso in testa, invece di rimanere storditi dalla storia, stavano per andare al potere".
I post-comunisti.
"Forza Italia, da metà anni Novanta, è riuscita a tenere sotto lo stesso tetto gli anticomunisti e i moderati. Fu capace di trasferire quella logica inclusiva che all’epoca dei partiti tradizionali era stata propria della Dc e del Pentapartito,alla fase in cui la forma partito assumeva una dimensione carismatica".
Poi venne il Pdl.
"Il Popolo della libertà avrebbe dovuto essere l’ulteriore sviluppo della logica inclusiva del centrodestra".
Perché è fallito, secondo lei?
"L’esperimento presupponeva un quadro bipartitico, come nel 2008, ma quello schema si è poi sbriciolato".
Solo fattori esterni?
"Un partito è fatto del suo rapporto con le istituzioni, di cultura politica e di sensibilità: una categoria meno definita ma forse la più importante. Al Pdl è mancato l’approfondimento dal punto di vista della cultura politica, le culture politiche di An e di Forza Italia si sono giustapposte, e le sensibilità sono rimaste differenti".
L’unione tra An e Forza Italia ha avuto continue crisi di rigetto.
"Alcuni percorsi individuali si sono integrati, non è stato lo stesso per le storie collettive più ampie. Da qui, tra l’altro, la nascita di Fratelli d’Italia".
E adesso la rifondazione di Forza Italia. E’ d’accordo su questo percorso?
"Sì. Forza Italia però non può essere soltanto un progetto di restaurazione e non tutto si può limitare alla toponomastica".
Cosa manca?
"Va recuperata quella capacità di includere e di allargare che fu la prerogativa del movimento azzurro. E va applicata ai problemi di oggi. Ci troviamo di fronte a un’agenda totalmente diversa rispetto agli anni Novanta. Vanno aggiornate le politiche. Nessuno può pensare che lo scontro politico, le istituzioni, i compiti dello Stato siano gli stessi di vent’anni fa. Questa crisi sta durando più di una guerra mondiale e sta incidendo nel corpo vivo della società. Nulla sarà come prima".
Le cosiddette “colombe” del Pdl temono che la riedizione di Forza Italia diventi il partito degli ultrà berlusconiani.
"Premesso che la crisi mette tutti di fronte a delle incognite e alla necessità di riclassificarsi, io ritengo che per il centrodestra recuperare la capacità aggregativa sia più importante che per gli altri. O riusciamo a strappare il campo moderato alla sinistra oppure rischiamo di non vincere più. La vecchia alleanza tra Pdl e Lega, che ha fatto il pieno nel 2008, oggi non prevale neanche a Treviso e a Brescia".
La strategia degli “ultrà” non paga. E questo che sta dicendo?
"Ribadisco: proprio perché abbiamo bisogno di allargare il campo, Forza Italia non può nascere pregiudizialmente antigovernativa. Ho letto il ragionamento di Verdini l’altro giorno sul Corriere. Lui sostiene che la nuova Forza Italia ha un senso se questo governo cade. Io invece ritengo che in questo modo si rischi di irrigidire il campo del centrodestra, anziché allargarlo. E’ chiaro che il governo non può avere sconti e che un’opera di stimolo e di critica serva. E mi sembra che faccia bene Enrico Letta a non spaventarsi e facciano male i suoi amici di partito che, al primo stornir di foglie, si preoccupano".
Ma allora perché riorganizzare adesso il partito? Berlusconi, nonostante le rassicurazioni a Napolitano e Letta, si prepara al voto anticipato?
"Questo governo non è eterno. Credo anche, però, che l’Italia abbia assoluta necessità di riforme, e il centrodestra ancor di più. Con le ultime elezioni siamo finiti in un acquario in cui ci sono ottocento potenziali piranha: gliottocento parlamentari che avrebbero potuto stringere un accordo sulla base dell’antiberlusconismo. Non è andata così e questa è la dimostrazione ulteriore che l’antiberlusconismo è una falsa categoria. Ma questa legislatura rimane per noi estremamente pericolosa".
E’ inutile buttare giù il governo Letta, perché tanto non si torna a votare. E’ questo che intende?
"C’è chi lavora a una maggioranza alternativa. Non credo sia un caso che quasi ogni giorno un grillino abbandoni il gruppo M5S al Senato. Perciò bisogna trovare un modo per uscire dall’acquario, dove ci siamo nascosti dietro una conchiglia come il pesciolino Nemo, e riguadagnare il mare aperto. L’unico modo per venirne fuori è diventare soci fondatori del nuovo sistema politico costruito su nuove regole, riuscendo a traghettare l’Italia fuori da questa lunga transizione incompiuta che tanto ci è costata anche in termini economici. Per fare questo ci vogliono almeno 16-18 mesi".
Sarebbe tutto più facile se Berlusconi non subisse una condanna a settimana…
"Non c’è dubbio che la giustizia sia il nodo gordiano. E’ una questione aperta dal ’92, si è perso l’equilibrio tra i poteri e ciò non ha condannato solo governi di centrodestra ma anche quelli di centrosinistra. Prodi cadde per l’inchiesta che riguardò la moglie del suo Guardasigilli".
Il Pd non farà mai una riforma della giustizia con Berlusconi.
"Il Partito democratico non può pensare che siamo tanto sprovveduti da ritenere che il problema giustizia si possa affrontare maldestramente con un emendamento. La strategia deve essere differente e più sofisticata. La commissione politico-istituzionale voluta da Napolitano ha indicato riforme su molti aspetti della giustizia, ritenute utili in maniera bipartisan persino dal presidente Onida. Il governo deve prenderle in considerazione. C’è poi da alimentare una spinta che arrivadall’esterno: i referendum radicali riguardano molte materie interessanti. Di questo tema insomma dobbiamo occuparci come governo e come partito, ma ci vuole determinazione e capacità strategica".
Ma più sale di tono lo scontro tra politica e giustizia, più il centrodestra diventa la Curva Sud…
"Berlusconi, soprattutto dopo l’attacco giudiziario, deve essere colui che tiene insieme il partito, al di là delle false etichette. Se questo accadrà, e ognuno farà la sua parte, potranno aprirsi spazi imprevisti di convergenza nel campo moderato. Di questa esperienza governativa mi colpisce una cosa: alcuni degli altri ministri prima consideravano noi del PdL degli Icsos. Ora avvertono più vicino Berlusconi rispetto a Grillo e persino a Vendola".
(Tratto da Libero)