Quagliariello (Pdl): “La farsa Ciancimino continua, parla per fini di parte”
08 Febbraio 2010
di redazione
"La farsa Ciancimino continua". Così Gaetano Quagliariello, vicepresidente dei senatori Pdl commenta le dichiarazioni di Massimo Ciancimino a Palermo nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone durante il processo contro l’ex capo del Ros Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu.
“Evidentemente il figlio di don Vito, – sottolinea Quagliariello – al pari di Gaspare Spatuzza, deve avere davvero una scarsa considerazione per le capacità strategiche della Cosa nostra dei primi anni Novanta, o in alternativa una grande fiducia nella doti divinatorie della mafia. Resta altrimenti difficile comprendere in base a quali convenienze all’indomani delle stragi, mentre i partiti anticomunisti della Prima Repubblica crollavano sotto i colpi di Tangentopoli, mentre la ‘gioiosa macchina da guerra’ dell’ex Pci si apprestava a prendere incontrastata il potere in Italia, mentre Leoluca Orlando Cascio trionfava a Palermo e addirittura a Catania andava in scena il ballottaggio interno fra Enzo Bianco e Claudio Fava, mentre la sinistra tentava con successo di impedire a Giovanni Falcone di diventare procuratore nazionale antimafia, mentre l’imprenditore Berlusconi chiedeva a Segni e Martinazzoli di guidare il fronte moderato per arginare la marea comunista, quella stessa che pochi anni prima si era opposta al prolungamento della carcerazione preventiva per i boss prevista dal decreto Andreotti-Vassalli, alla vigilia di una lunga stagione di scarcerazioni di migliaia di mafiosi grazie ai programmi di protezione dei pentiti, Cosa nostra si sarebbe avventurata in una non meglio precisata trattativa con un partito che allora non esisteva e con uomo che allora non era altri, per dirla con Spatuzza, che ‘quello di Canale 5’”.
Per il vicepresidente dei senatori Pdl se “l’evidenza dei fatti non basta, il signor Ciancimino dovrebbe iniziare a chiedersi per quale motivo in quegli stessi anni suo padre, alla ricerca di un interlocutore, avrebbe tentato senza riuscirci di incontrare un esponente dell’ex Pci e non un politico del fronte opposto o un manager di Publitalia. La lotta alla mafia e un corretto uso dei pentiti – conclude Quagliariello – sono questioni troppo serie per consentire che in nome di esse, anzi, contro di esse, simili ciarlatani continuino a essere accreditati al solo fine di riscrivere la storia d’Italia in funzione dell’interesse di una parte politica”.