Quagliariello: “Riduttivo il Monti-bis sì o no. La priorità è quale ricetta per l’Italia”
01 Ottobre 2012
La disponibilità di Monti a proseguire l’impegno alla guida del governo ha scosso il sistema politico. Ancor più perché s’allarga il fronte dei sostenitori del premier (in ordine di tempo, l’ultimo è Montezemolo) sia in ambito nazionale, sia – si dice – nelle cancellerie internazionali. Il partito che sembra più turbato dall’eventualità del “Monti bis” è il Pd: “Mi sembra – dice Nicola Latorre, vicecapogruppo Pd al Senato – che ci siano personalità di tutto rispetto che non avendo una proposta politica in grado di conquistare il consenso stiano tentando di arruolarsi a questo virtuale esercito montiano, sperando di poter beneficiare della popolarità del presidente. Monti ha già detto che non ha alcuna intenzione di candidarsi e di guidare una lista e ha aggiunto che, se qualora dopo il voto si determinasse una situazione di stallo, sarebbe disponibile per un eventuale governo a guida Monti”. Ma ci potranno essere forze politiche che si presentano in campagna elettorale proponendo il Monti bis.
Vi preoccuperebbe questo scenario? “Ma no – dice Latorre – vedremo come risponderà l’elettorato dinanzi ad una proposta in cui si evoca un candidato che non si candida”. Ma nel Pd cosa sta accadendo? “C’è una parte del partito – aggiunge – che sostiene che ci deve essere una continuità programmatica con l’agenda Monti. Questa posizione, rispettabile, credo che abbia un difetto di fondo, cioè trascura che l’esperienza del governo Monti è un’esperienza eccezionale, nata all’indomani del fallimento del centrodestra, e della situazione in cui versava il Paese e della realtà dei rapporti in Parlamento. L’auspicio è che col voto si crei in Parlamento una maggioranza chiara. Il problema vero non è l’agenda Monti sì o no, ma come si risponde alla crisi della politica. E noi siamo l’unico partito che si pone questo obiettivo per una serie di ragioni, tra le quali la scelta coraggiosa di Bersani, di mettersi in discussione con le primarie. Così come sono convinto che Renzi darà il suo contributo al raggiungimento del nostro obiettivo”.
Il vicecapogruppo del Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello, afferma che “si è aperta una questione di rinnovamento della politica che sta investendo in modo particolare il mondo moderato. Questa questione deve attraversare alcuni passaggi, nessuno dei quali può essere saltato. In caso contrario si rischia di fare come quelle squadre che vanno in attacco con otto giocatori e poi prendono gol in contropiede”. “La prima di queste questioni – dice Quagliariello – è quella delle regole, e cioè stabilire quali sono le regole che disciplinano la politica a livello locale, nazionale e sovranazionale. L’altra questione di grande valore attiene alla legge elettorale. Se non si conosce la nuova legge è difficile affrontare la stessa questione del Monti bis sì o del Monti bis no. Dobbiamo andare a votare con una legge che dia agli elettori il diritto di scegliere il parlamentare, che preveda uno sbarramento alto, e che consenta a un partito o a una coalizione che supera il 35-37% di governare il Paese. Se questa eventualità non si dovesse verificare, come succede in tutta Europa il governo si formerà in Parlamento”.
Quagliariello sottolinea un altro aspetto: quello programmatico: “Qual è la ricetta per il futuro del Paese? Su questo la penso come Montezemolo, il governo ha avviato una fase di rinnovamento che non va dispersa. Nell’ambito economico serve che il mondo moderato operi con più decisione a difesa del risparmio e delle iniziative delle famiglie, per tagliare il debito e per razionalizzare e diminuire la pressione fiscale. Non credo alla crescita per decreto, perché la crescita c’è se si pongono le persone nelle condizioni di investire e di intraprendere. Solo dopo questo percorso si pone la questione del Monti bis sì o no”.
Ma quale può essere il futuro di Monti? “È una risorsa del Paese che può essere giocata a livello sia europeo sia nazionale, con un ruolo di garanzia o di governo. Sarebbe riduttivo e si farebbe il gioco della sinistra se si limitasse il discorso sul Monti bis. Il problema è capire su quale programma prevedere il governo del Paese”. Ma per il Pdl cosa cambia? “Inizia una fase di forte movimento e rinnovamento. Il rischio, in caso contrario, è quello di giocare un ruolo marginale nella ridefinizione del mondo moderato in questa stagione politica. Il discorso di fondo è se e come costruire una forza modernizzatrice che eviti che il Paese venga gestito dalla sinistra, la quale, nel frattempo ha già elaborato la sua idea su Monti: deve rimanere un espediente, una parentesi, da chiudere al più presto”.
I cattolici del Pd non nascondono di puntare al ‘secondo tempo’ dell’agenda Monti. Giuseppe Fioroni riconosce che “ci sono parti significative della società che vogliono Monti e che sono anche disponibili a dargli il consenso elettorale. E quindi la scelta di Montezemolo va letta in questa ottica. C’è un’area moderata che si riconosce nel presidente del Consiglio”. E per il Pd cosa cambia? “Non possiamo – sottolinea – sotto i diktat di Vendola accettare l’effetto dirompente dell’anti-montismo che ci relega alla giocosa macchina da guerra di Occhetto che difficilmente ci aiuta a governare il Paese. Quindi rilancio l’ipotesi di una grande alleanza moderati-riformisti e sceglieranno gli elettori chi fa cosa”. Ma poi, chi governa? “Se si fa un’alleanza si decide insieme chi è il miglior candidato, se c’è una legge elettorale che obbliga ognuno ad andare da solo, si indica comunque l’alleanza e poi chi prende più voti tra area moderata e area riformista esprime il premier. L’importante è stare insieme, uniti e non divisi.
Tratto da La Gazzetta del Mezzogiorno