Quagliariello:”Sentenza Ganzer, preoccupa lo stato della giustizia”

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Quagliariello:”Sentenza Ganzer, preoccupa lo stato della giustizia”

Quagliariello:”Sentenza Ganzer, preoccupa lo stato della giustizia”

30 Dicembre 2010

Una vita nell’Arma, da servitore dello Stato. Il tribunale di Milano lo ha condannato a quattordici anni per presunte irregolarità  nelle operazioni antidroga Giampaolo Ganzer,  da quindici anni alla guida del Ros il più importante reparto investigativo dei carabinieri. Dopo il generale Mario Mori, un altro uomo delle istituzioni finisce nel tritacarne mediatico e giudiziario. Con annesse polemiche che infiammano il dibattito politico. Se l’Idv non smentisce la linea giustizialista invocando dimissioni o sospensione dall’incarico, nel Pd la linea è più prudente.Il Pdl, invece, rimarca il profilo garantista e fa quadrato attorno all’alto ufficiale dell’Arma.

Non a caso il vicepresidente dei senatori Gaetano Quagliariello sottolinea un aspetto: "Chiunque crede nella ‘squadra Stato’ e riconosce al suo impegno corale gli straordinari successi conseguiti in questi anni sul fronte della legalità e della sicurezza e nella lotta al crimine organizzato, sa anche quale ruolo fondamentale abbiano giocato in questa partita i Carabinieri del Ros e il loro comandante, con l’ambizione – questa sì – di servire al meglio il Paese, le sue istituzioni e i suoi cittadini". Il vicepresidente dei senatori Pdl non entra nel merito della decisione del tribunale di Milano "non è mia abitudine e mi attengo a questo costume anche per quanto riguarda il pronunciamento di primo grado nei confronti del generale Giampaolo Ganzer, anche se non mancherebbero certo gli argomenti per farlo, e sono argomenti tali da far confidare che i successivi gradi di giudizio ribalteranno i termini di questa storia".

Tuttavia si sofferma su due aspetti. Il primo "riguarda il comune calvario, pur nella diversità delle vicende, che ha investito l’attuale capo del Ros e il suo predecessore Mario Mori: sarebbe triste per il Paese se dovessimo un giorno dar ragione a quei commentatori che individuano nell’autonomia investigativa del reparto d’eccellenza dell’Arma il comune denominatore che alcuni settori dell’autorità giudiziaria hanno voluto colpire a futura memoria". La seconda riflessione riguarda "le motivazioni della sentenza di primo grado nei confronti di Ganzer: nel tentativo di tenere in piedi ciò che in piedi difficilmente si regge, il giudizio dà ampio sfogo al diffuso malvezzo di ricorrere a categorie socio-psicologiche per puntellare teoremi giudiziari.

Parlare di ‘ambizione’ e di ‘personalità preoccupante’ per motivare la condanna a quattordici anni di galera per un ufficiale al quale tutti gli italiani hanno motivo di essere grati, inquieta chiunque abbia a cuore lo stato della giustizia nel nostro Paese, ma dovrebbe allarmare ancora di più la magistratura, perché se tali categorie di giudizio dovessero affermarsi ed essere applicate all’operato dei servitori dello Stato, si sa da dove si inizia e non si sa dove si può andare a finire".