Qual è il premio per le donne kamikaze?

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Qual è il premio per le donne kamikaze?

13 Ottobre 2010

C’eravamo fermati alle 72 Vergini promesse a Mohammad Atta come premio per aver ridotto in cenere le Torri Gemelle, ma recentemente lo speaker della Camera di Hamas, Ahmad Bahr – in pratica il corrispondente dell’americana Nancy Pelosi –, ha voluto aggiornare queste cifre per ricordare ai martiri qual è il prezzo ma anche la ricompensa della loro fedeltà ad Allah. L’ha fatto parlando in diretta alla televisione di Al-Aqsa, il 5 Settembre scorso.

“Nel giardino dell’Eden – ha spiegato Bahr – c’è un palazzo con 500 porte. A ogni porta, ci sono 500 vergini dagli occhi neri. Fratelli, 500 moltiplicato per 5000 (il numero delle porte del Paradiso, ndr) fa 2milioni e mezzo”. Un numero lusinghiero per chi la voglia di sacrificarsi: “L’America sarà annichilita, mentre l’Islam rimarrà al suo posto – ha aggiunto – I musulmani saranno vittoriosi, se siete dei credenti”.

Effettivamente non c’è mai carenza di kamikaze dalle piazze americane ed europee ai fronti della guerra in Iraq all’Afghanistan, ma se è per questo negli ultimi anni abbiamo assistito anche allo svilupparsi di un fenomeno parallelo, quello delle “istishhadiyah”, le “donne suicide”, le kamikaze che dalla Palestina alla Cecenia non hanno fatto rimpiangere la brutale motivazione e lo sprezzo della vita che caratterizza i loro colleghi maschi. A loro però non è mai stato promesso nulla nell’aldilà, oltre un vago “diventeranno regine” o “spose della Palestina”.

Ora, non è nostra intenzione apparire blasfemi o voler toccare la suscettibilità di quanti – senza intenti martirologici – credono alla matematica del Paradiso islamico ma ci chiediamo se proprio il caso delle “donne kamikaze” in fin dei conti non riproponga l’antico e mai risolto problema delle “pari opportunità” all’interno del mondo islamico: non dovrebbe spettare anche a loro un trofeo altrettanto ambito e stimolante?