Qualcosa si muove sul fronte occidentale
07 Maggio 2007
Vive la France. Sì, i francesi in gran maggioranza hanno scelto da che parte stare. L’elezione di Sarkozy è una boccata d’aria fresca nel panorama europeo e avrà importanti ripercussioni anche in Italia. Sarkozy non è Chirac. Non si può dire che hanno vinto ancora i neo gollisti. L’unico dato certo è che ancora una volta hanno perso i socialisti. Ma il nuovo presidente è molto diverso dal precedente e incarna molto meglio il ruolo di leader del centro destra rispetto a Chirac.
Sarkozy ha vinto grazie alla coesione delle forze di centro destra. Non tanto un partito unico quanto una vera federazione, un nucleo capace di attrarre diverse anime, tutte però orientate tra il centro e la destra. Possiamo senz’altro identificare il programma dei neo gollisti guidati da Sarkozy come un manifesto “tipico” del Parito popolare europeo. Stessi valori fondanti, stesse mete programmatiche.
La Royal ha perso anche per sua stessa insipienza politica. I socialisti guardano a sinistra, dove ci sono estremismi che manco da noi in Italia, e continuano imperterriti a incassare sconfitte su sconfitte.
Sarkozy in Francia, Merkel in Germania, Cameroon in Gran Bretagna, nuove realtà politiche di centro destra anche nei Paesi scandinavi dove si può dire sia nata una certa socialdemocrazia. Per non dire delle difficoltà di Zapatero in Spagna e di quelle del tutto evidenti di Prodi in Italia, gli ultimi due baluardi della sinistra al potere.
Buon segnale quello francese, che inciderà e molto anche in Europa, specie dopo le forti dichiarazioni di Sarkozy subito dopo la proclamazione della vittoria: “Ora la Francia tornerà in Europa”. Importante il metodo che ha portato a questa vittoria così massiccia (la terza di tutti i tempi dopo De Gaulle e Mitterrand per quantità di voti), con la sostanziale unità del centro destra raccolto intorno ad alcuni punti forti del programma politico di Sarkozy.
Sarebbe utile riprendere il bellissimo discorso tenuto da Sarkozy a Digione il lunedì successivo il primo turno elettorale. Laddove citava, tra le altre cose, alcuni punti del suo programma che erano, avrebbero dovuto essere, tra le parole d’ordine della stessa sinistra: autorità e autorevolezza, amore e rispetto, orgoglio e patriottismo, lavoro e sicurezza. E su tutto il grande amore per la libertà, forti delle proprie radici, laici e cristiani, pronti al dialogo nella reciprocità e non stesi a terra nel subire il ricatto della violenza e della sopraffazione ideologica e/o religiosa.