Qualcuno avverta Bersani della telefonata fra Obama e il Cav.
25 Aprile 2011
di Plinsky
Da quando è iniziata la guerra in Libia, l’opposizione non ha fatto altro che irridere il premier e il governo per le sue mosse nei confronti del Colonnello Gheddafi, sempre sbagliate e irrimediabilmente compromesse dai baciamano e dalla diplomazia delle "pacche sulla spalla". Il segretario del Pd Bersani ha denunciato "l’indecorosa nostalgia" del Cav. per il rais, giudicando Berlusconi "compromesso" con il regime e spiegando che l’Italia è stata esclusa dai vertici internazionali a causa della sua amicizia con il Colonnello. Per Nichi Vendola, "la telefonata fra Gheddafi è il premier è stata uno scandalo". Secondo il presidente della Camera Gianfranco Fini, intervistato da Annozero, c’è stato "un eccesso di condiscendenza nei confronti di Gheddafi da parte del governo". Per finire, il senatore Di Pietro, con la moderazione che lo contraddistingue, ha denunciato che "Berlusconi è come Gheddafi". Gli hanno fatto eco quanti, durante le celebrazioni del 25 aprile, hanno contestato il ministro della difesa La Russa.
Adesso, però, apprendiamo della telefonata fra il presidente americano Obama e il Cavaliere. Obama ha espresso "grande aprezzamento per l’impegno dell’Italia" nella crisi libica, sopratutto perché, in un momento in cui gli Usa sembrano indecisi se sferrare il colpo finale contro il regime libico, la decisione italiana di partecipare ai bombardamenti mirati contro le truppe del Rais è benvenuta a Washington. Ci chiediamo, a questo punto, cosa diranno i vari Bersani, Fini, Vendola e Di Pietro, ora che la strategia italiana verso la Libia è ruotata definitivamente verso un pieno riconoscimento del Consiglio di Bengasi, sancito dall’incontro fra il rappresentante degli insorti Jalil e il ministro degli esteri Frattini (e anticipato dalla missione in Libia dell’ad di Eni, Scaroni). Si lamenteranno per le eventuali vittime civili provocate dai nostri raid sulla Libia? Avranno da ridire sull’invio dei 10 consiglieri militari italiani promesso da La Russa? Oppure plauderanno al ruolo di primo piano che l’Italia sembra destinata ad assumere nei piani navali di EUFOR per gli aiuti umanitari destinati alla Libia?
Certo, la sterzata strategica di Roma verso Tripoli ha del drammatico, se pensiamo ai rapporti tra l’Italia e la Libia degli ultimi anni, ma drammatico è anche l’assedio di Misurata, come pure i nostri interessi economici messi a rischio da quanto sta avvenendo. La cautela mostrata inizialmente dal governo italiano, insomma, può essere discutibile, anche criticabile (continuiamo a tenere aperti dei canali con "l’inner circle" gheddafiano, per gestire il dopo-regime), ma per una volta l’opposizione dovrebbe sganciarsi dalle polemiche buone per il Guardian o la Repubblica (le "connection" e i conflitti d’interesse fra il Cav. e il Rais), per spiegarci se in parlamento si può contare anche sui voti della sinistra per rovesciare Gheddafi, come chiede da Washington il nostro alleato americano.