Qualcuno salvi il soldato Charlie
06 Luglio 2017
La mamma di Charlie lancia l’allarme: “Stanno per staccargli la spina“, probabilmente domani mattina. Lo ha riferito Piero Santantonio, presidente di un’associazione che si occupa di malattie mitocondriali, come quella da cui è affetto il piccolo. Intanto si intensificano i tentativi di salvare il bimbo, e il suo caso diventa sempre più internazionale: dopo il Papa, come è noto, è intervenuto il presidente Americano Donald Trump, che si è detto disponibile ad aiutare il piccolo e la sua famiglia. Secondo i media del Regno Unito Trump vuole fare pressioni direttamente sulla premier britannica Theresa May per dare il via libera al trasferimento di Charlie in un ospedale Usa, nel corso del G20 di Amburgo. La Casa Bianca, infatti, ha richiesto per domani un incontro bilaterale fra i due leader nel quale il capo di Stato Usa tenterà anche di convincere il primo ministro a intervenire, sebbene quest’ultima abbia fatto capire di non voler interferire con le decisioni dei medici e dei tribunali inglesi che chiedono di sospendere il respiratore al bambino.
Su questo l’ospedale inglese è stato chiaro: se si vuole trasferire Charlie l’unico modo è che la struttura che se ne prenderà carico accetti di dargli la morte. Punto. Questa, infatti, è stata la risposta che ha ricevuto il Bambin Gesù, l’ospedale vaticano che si è detto pronto a prendersi cura di Charlie. Ovviamente il Bambin Gesù ha rifiutato di prendere in cura il bambino con il solo scopo si sospendere le cure, e ha rilanciato la sua offerta proponendo invece una nuova terapia sperimentale, che gli specialisti dell’ospedale vaticano ritengono appropriata per la patologia di Charlie, e in grado, se non di guarirlo, di aiutarlo. L’ospedale romano proprio in queste ore sta cercando di mettere in campo, con diversi esperti mondiali di malattie mitocondriali, un protocollo di cura che possa essere anche esportabile in altri ospedali.
In questa gara di solidarietà per trovare una soluzione “di vita” per Charlie, anche le poco chiare “motivazioni legali” usate dall’ospedale inglese per tenere Charlie lì e dargli la morte vengono meno, come ha osservato il giurista Albero Gambino. “A questo punto – dice Gambino – il trasferimento al Bambino Gesù di Charlie sarebbe possibile perché siamo di fronte ad un’altra situazione rispetto a quella iniziale con la richiesta dei genitori di portare il bambino negli Usa per sottoporlo a terapia nella speranza di guarigione. In quel caso si trattava di una terapia praticata solo su cavie animali per cui i giudici, chiamati a pronunciarsi, avevano emesso il loro responso negativo al trasferimento; nel nuovo caso stiamo parlando di un protocollo sperimentale, allo studio del Bambino Gesù, che coinvolge un’equipe di quattro – cinque strutture di diversi Paesi, che potrebbe portare al miglioramento della situazione per il piccolo, o quantomeno ad una stabilizzazione delle condizioni”. La chiave di lettura, secondo Gambino, risiede nella sentenza di primo grado dei giudici inglesi, convalidata negli altri gradi di giudizio. “Basta leggere le ultime cinque righe di quella sentenza – afferma il giurista – per capire che la situazione è cambiata. I giudici dicono che in questo caso hanno dovuto prendere la decisione che hanno preso ma che per il futuro si dovrebbe trovare un accordo tra genitori e struttura sanitaria. Insomma, si tratta di un invito al dialogo”, conclude.
Mentre il mondo guarda con speranza alla vita di Charlie, a una soluzione che lo possa aiutare, mentre le diplomazie di molti paesi si sono mosse con convinzione e determinazione, e mentre nel nostro paese i cattolici si sono mobilitati spontaneamente, dal basso, creando una commovente e straordinaria forza d’urto, non altrettanto ha fatto il governo italiano, rimasto silente, se non per l’intervento unico e perlomeno tiepido del ministro degli Esteri Angelino Alfano. Il capo della nostra diplomazia, infatti, nel corso di un colloquio telefonico con il collega britannico Boris Johnson si è detto “grato e riconoscente al ministro Johnson per la sua schiettezza, la sua sensibilità e la sua correttezza” (nel rifiutare la proposta di presa in carico del piccolo Charlie da parte del Bambino Gesù?). Secondo le agenzie il ministro ha poi espresso “la massima fiducia nel sistema giudiziario inglese e nell’operato del Great Ormond Street Hospital, uno dei migliori ospedali al mondo”. Come metodo per fare pressione, ci sembra perlomeno bizzarro.