Qualcuno spieghi a Economist che Trump non è Bin Laden

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Qualcuno spieghi a Economist che Trump non è Bin Laden

17 Marzo 2016

Secondo l’Economist Intelligence Unit, società di ricerca del gruppo che edita il settimanale britannico Economist, una eventuale vittoria di Donald Trump alle elezioni per la Casa Bianca rientra tra i maggiori rischi globali. L’Economist considera remota una vittoria di Trump contro Hillary Clinton, ma giudica un Trump nello Studio Ovale pericoloso quanto "una crescita della minaccia jihadista tesa a destabilizzare l’economia", al pari di altre minacce come una frenata della economia cinese (hard-landing), un conflitto armato nel Mare della Cina meridionale, la "Brexit" (l’uscita della Gran Bretagna dell’euro) o l’interventismo russo in Siria e Ucraina.

 

Una presidenza Trump, secondo l’Economist, porterebbe al caos politico negli Stati Uniti e a maggiori rischi per la globalizzazione economica, considerando che si scatenerebbero nuove guerre commerciali e si aprirebbe una crisi con il Messico, a cui Trump ha chiesto di costruire un muro per evitare l’ingresso di immigrati clandestini negli Usa, dichiarazione successivamente ammorbidita dal tycoon newyorkese. Per l’Economist, l’elezione di Trump sarebbe gradita ai "reclutatori di estremisti in Medio Oriente" che verrebbero "aiutati dalla sua retorica anti-Islam". 

 

"Fino ad ora Trump ha dato ben pochi dettagli della sua politica che tende ad essere incline a costanti revisioni", sostiene l’EIU, l’Economist Intelligence Unit, la guida agli affari a livello mondiale, con analisi e previsioni sugli orientamenti politici, economici e di mercato di circa duecento nazioni, alla cui realizzazione collaborano tutta una serie di esperti.

 

Secondo l’Economist, nella scala dei rischi alla stabilità globale, Trump è al 12esimo posto su 25 disponibili. Fino ad ora, l’Economist, storica voce della informazione liberale e liberista inglese (la rivista risale al 1843), insieme a tanti altri giornali e commentatori inglesi e americani, aveva praticamente snobbato la candidatura di Trump, riducendo il candidato repubblicano che sta per prendersi la nomination dell’Elefantino a una specie di macchietta; adesso, di colpo, Trump diventa uno dei più grandi pericoli a livello internazionale. Al di là dei rovesciamenti repentini della grande stampa, che a quanto pare aveva "bucato" del tutto il fenomeno Trump, va anche detta un’altra cosa.

 

Se guardiamo all’assetto proprietario del gruppo Economist, dalla Exor della famiglia Agnelli a Lady Rothschild, è evidente quello che stiamo scrivendo da tempo: i poteri forti hanno capito che Trump non va sottovalutato e temendo l’ascesa del magnate americano, le sue proposte economiche che sembrano andare nella direzione di un maggiore protezionismo e isolazionismo degli Usa, hanno dichiarato guerra al candidato repubblicano. Trump va fermato a tutti i costi e se serve per riuscirci va anche bene paragonarlo ai jihadisti islamici o agli ex turbocomunisti cinesi.