Quale vice per McCain alla Casa Bianca?

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Quale vice per McCain alla Casa Bianca?

Restringere la lista dei candidati repubblicani alla
vicepresidenza richiederà settimane e forse mesi. Per adesso McCain ha buttato
giù una lista di nomi spiegando che deciderà in tempo per la Convenzione di
Settembre. Ma chi sono i concorrenti?

Uno dei favoriti è il Governatore del Minnesota, Tim
Pawlenty, un giovane conservatore amato dalla base del partito. Sfegatato ambientalista,
Pawlenty ha 47 anni e la sua presenza servirebbe a bilanciare l’età avanzata di
McCain. C’è anche da dire che in Minnesota i sondaggi danno McCain al 42% contro
il 49% di Obama.

Un altro papabile è Charlie Crist, Governatore della Florida,
che è stato fondamentale durante le Primarie. La scelta di Crist sarebbe un forte
messaggio lanciato agli Stati del Sud (come quella di Mark Sanford del South
Carolina). Va aggiunto che Crist è benvisto dalla potente NAACP. Infine ci sono
Romney e Huckabee, usciti sconfitti dalle Primarie ma che hanno ancora un forte
consenso nell’elettorato repubblicano.

Ma c’è un nome che attira l’attenzione. Quello della
risoluta Condoleezza Rice. In un pezzo uscito sul New Yorker, Hendrik Hertzberg ha scritto che se McCain
vuole vincere, rinnovare la sua immagine e conquistarsi la stampa più di quanto
non abbia già fatto, deve fare una mossa audace: scegliere Condi. Il centro del
partito approverebbe e probabilmente anche la base alla fine si convincerebbe.

Questa donna piccola ma atletica, affabile e battagliera, ha
imparato a farsi ascoltare dal Presidente Bush, imponendo anche ai più scettici
dei suoi collaboratori un virtuoso pragmatismo. Molta di questa forza le deriva
dalla esperienza. Nata a Birmingham, in Alabama, nel 1946, Condi è l’unica
figlia del reverendo presbiteriano John Wesley Rice e di Angelena Ray, che per
lei scelsero un nome ispirato alla tradizione musicale italiana, “Con
dolcezza
”. Il contrario del suo carattere che è forte e determinato.

Durante l’infanzia ha fatto i conti con le discriminazioni
razziali, ma i suoi volevano “impedire alle ingiustizie di quei tempi di limitare
l’orizzonte del mio futuro”. La sua migliore amica, Denise McNair, venne uccisa
in chiesa a undici anni durante un attentato razzista nel 1963. Suo padre
teneva un fucile in casa per proteggere la famiglia dagli attacchi notturni. Lei
non si è mai arresa. Ha studiato francese, danza, pattinaggio e piano, senza
rinunciare alle sue aspirazioni. La segregazione le ha insegnato ad affrontare
le avversità, ad essere “doppiamente brava”.

Fino al 1982 Condi stava con i democratici, ma l’involuzione
del movimento dei diritti civili nel nazionalismo afro, il diffondersi sempre
più devastante della delinquenza e del ‘potere nero’, come pure la politica
estera del Presidente Carter, la spingono verso il partito repubblicano.

Condi ha studiato a Stanford dove ha lavorato prima come assistente
nella facoltà di Scienze Politiche e poi come professore. Dalla metà degli anni
Ottanta la sua ricerca si concentra sull’Unione Sovietica. Dicono che a
spingerla verso la geopolitica sia stata una lezione sugli intrighi che
portarono Stalin al potere. A tenere quella lezione fu Joseph Korbel, il padre
di Madeleine Albright.

L’interesse per il mondo sovietico avvicina Condi a Bush
Padre, che le offre un posto nella Sicurezza nazionale. Appena eletto, Bush si
trova di fronte al più grande cataclisma del secondo Novecento, la fine
dell’impero sovietico. La Rice è lì, pronta a consigliare il modo più adatto
per trattare con Gorbaciov ed Eltsin.

Torna a Stanford per diventare il Rettore dell’Università ma
dal 2000 riprende la sua carriera politica, conquistando il posto di
Consigliere Nazionale della Sicurezza nella amministrazione di Bush Figlio. È
la prima donna a ricoprire questo incarico. La chiamano “Principessa Guerriera”
perché ha nervi saldi e modi squisiti.

Due doti che saranno fondamentali quando nel 2005 viene
nominata Segretario di Stato. La Rice è stata la seconda donna dopo Madeleine Albright, e la seconda afro-americana dopo Colin
Powell, a ricoprire questo prestigioso incarico. La prima donna afro-americana
a raggiungere una posizione ufficiale così elevata nella storia degli Stati
Uniti. Sarebbe un candidato perfetto.

Ma è davvero interessata al posto di vicepresidente o sta
cercando di attirare su di sé l’attenzione dei media? In fondo ha sempre detto
che non le piacciono le corse elettorali, non si è candidata mai a qualcosa, neppure
alle elezioni scolastiche. Vorrebbe tornare a insegnare a Stanford e magari
scrivere un libro sulla sua storia e quella del presidente Bush.

Alla fine di marzo, invitata al Grover Norquist Group Meeting, ha parlato a ruota libera di politica
estera, toccando punti cruciali sulle scelte del futuro – la Corea del Nord, la
Cina, l’Iraq, l’Iran, il conflitto israelo-palestinese. Viste le sue
credenziali, forse McCain dovrebbe corteggiarla di più.

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