Quando a Monti apparvero i tre fantasmi di Natale

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Quando a Monti apparvero i tre fantasmi di Natale

02 Gennaio 2012

La crisi, Monti, le lacrime in diretta e il Natale. In questa Italia sembra di vivere una favola di Dickens. Il CT della nostra Nazione assomiglia pure a Ebenezer Scrooge, quello interpretato da Seymour Hicks però . Aspetto magro, arido, una postura leggermente ricurva e confidenza con i denari. Uno che lavora ogni maledetta domenica, direbbe Oliver Stone, e sostiene Langone. Talmente simile a quello Scrooge che in questi giorni di Poverty Law ha ricevuto tre visite da tre fantasmi: il Natale della Fase Uno, Due e Tre, per farlo ravvedere su alcune, anzi, molte dickensevoli scelte erariali visto che per la vigilia ci voleva far mangiare scatolette di tonno al posto della tradizionale e intoccabile frittura.

Sicché, quando il Natale della Prima fase è apparso a Mario, lo ha subito catapultato nella redazione di Libero. Il fantasma era proprio Belpietro intento a riesumare vecchie dichiarazioni del Premier che stavano per essere pubblicate su Libero. Tanti articoli, conferenze e interviste in cui Mario vedeva se stesso attaccare le lobby, prendersela con le Finanziarie più a maggiori entrate che a minori spese, criticare i limitati i provvedimenti di carattere strutturale, criticare l’eccesso di pressione fiscale e consigliare di tagliare gli aiuti alle imprese. Mario restò basito. Non ci credeva. I tempi della Bocconi e del Corriere erano così lontani che non ricordava certe asserzioni. Allora, iniziò a pregare il fantasma della Fase Uno di farlo tornare indietro. Soprattutto quando vide Sara Bocconi Tommasi spogliarsi in diversi video –You Tube akbar-  per boicottare le banche. Mario non credeva ai suoi occhi. Allora supplicò il fantasma di fare qualcosa ma all’improvviso quello sparì per lasciare la scena al fantasma della Fase Due.

Il secondo fantasma lo accompagna nel grande salone di casa per mostrargli in quale modo raccapricciante aveva realizzato il presepe davanti gli occhi dell’innocente nipotino. Questa volta la sagoma e i led del conta soldi sul comodino fanno sembrare il fantasma della Fase Due simile a Bagnasco. Il reverendo non perde tempo e fa vedere a Mario il disteso manto di muschio che fa da base alla natività dove si trovano parcheggiate due automobiline della Guardia di Finanza. “Ah sì… Ce le ha messe il nipotino” dice Mario al fantasma della seconda fase. Ma il fantasma gli fa vedere che l’idea era stata sua. Per assicurarsi l’IMU pure sulle casette del presepe e sulla mangiatoia. I pastori, saputolo, erano entrati in sciopero e attaccavano manifesti e bandiere invece di portare doni. Anche perché Monti aveva consentito di portarli solo durante i cinque minuti di pausa nelle otto ore di lavoro.

Oltre a ciò, nel presepe mancava l’asino. Aveva superato di molto i 65 anni di contributi e poi con il bue erano in troppi: il costo del riscaldamento era aumentato del 40 per cento. Dietro un bancomatt -messo lì per chi non avesse fatto in tempo a comprare doni durante i cinque minuti di pausa- già si vedevano i Re Magi: Gaspare Marchionne e Baldassarre, ma con le panda al posto dei cammelli. In discesa quelli non camminano in folle, non risparmiano. Tra le mani dell’angelo che stava sulla capanna invece del classico Osanna o Alleluja c’era il logo della Goldman Sachs, visto l’ipoteca che gravava sulla Mangiatoia. Il Bambino, come il 25% dei bimbi italiani, era dunque destinato a crescere in condizioni di povertà, a vagire Bi Ci E invece di mamma e a realizzare che avrebbe dovuto lavorare più di trentatre anni anche se si fosse trasferito a Eboli.

Monti non credeva ai suoi occhi. Mentre cercava di recuperare i cammelli, di tranquillizzare i pastori, di resettare l’angelo e azzerare l’ipoteca sulla mangiatoia, gli apparve improvvisamente il fantasma della Terza Fase. Questa volta assomigliava a Bersani. Infatti non smetteva di ripetere: “Dimettiti Dimettiti Dimettiti”. Lo scenario futuro che mostrò a Mario era agghiacciante.

Il peggior Natale degli ultimi tredici anni. L’Osservatorio di Federconsumatori non faceva altro che lanciare allarmi sull’aumento dei prezzi, la diminuzione dei consumi e le nuove tasse. Ortaggi, pane, carne -cibo insomma- erano diventati beni di lusso e sostituivano i classici regali natalizi già da tempo. Il Codacons, per di più, aveva registrato un aumento del consumo di cibi già usati. Gli avanzi per capirci. In quel mondo futuro, tuttavia, l’immondizia di Napoli era sparita; anche se dilagava il traffico di briciole di sfogliatelle e il latte di bufala di contrabbando. Ma non era solo la Città che si vede prima di morire a cambiare. Tutta l’Italia si era trasformata (tranne Bersani che non smetteva di ripetere: “Dimettiti Dimettiti Dimettiti”). I grandi brand erano stati costretti a riconvertirsi vista la domanda, anzi, la supplica del mercato.

La Benetton produceva sofficini e Prada concorreva con la Coca Cola; Kiton sponsorizzava grembiuli in cachemire per macellai, Marinella ganci per i maiali. Ma la crisi era globale. Jaeger-LeCoultre vendeva orologi per i Comuni (solo per quelli con più di 10000 abitanti) Guerlain profumi all’aroma di carciofo, tanto erano diventati cari gli ortaggi. Mentre Bersani ripeteva: “Dimettiti  Dimettiti Dimettiti”, Mario gettò uno sguardo sulla locandina di un film appena uscito per le feste. Il titolo era “Natale alla Coop” e gli attori erano tremendamente vecchi. C’era ancora De Sica and co, che avevano troppo pochi anni di contributi e la gente andava a guardarli solo per vedere se finalmente spiravano. Oltre alla figlia del nipote del figlio di De Sica mancavano le super gnocche. Le showgirl, Belen ad esempio, preferivano fare pubblicità a griffe come Val frutta o San Daniele.

In seguito, oltre a ripetere “Dimettiti Dimettiti Dimettiti”, il fantasma della Terza Fase accese la tv e fece vedere a Monti una panoramica dell’Italia molto più amplia. Al Jazeera era diventata la televisione di Stato. A viale Mazzini sostituirono il cavallo con un cammello, uno di quelli scartati dal presepe. Inoltre, il Vaticano era stato comprato dai cinesi e la Sicilia venduta alla Grecia e battezzata la Serimagnagrecia. Il Paese era alla frutta anzi al torsolo. Tanti leghisti emigravano a Mogadiscio per vendere accendini e lavare vetri mentre in Padania andavano a sciare i pirati somali. Nel vedere tutto ciò, e nel sentire ancora il falce e martellante“Dimettiti Dimettiti Dimettiti”, Mario era sconvolto. Sicché, alle due di notte del giorno dopo ha riunito d’urgenza un Consiglio dei ministri per legiferare una nuova Finanziaria. Dunque, i fantasmi della Prima Seconda e Terza Fase dopo aver fatto visita al Monti uno due e tre -Tre-monti insomma- han fatto cambiare molte idee al nostro Mario. Solo che gli si dovranno ripresentare per i prossimi 66 anni e solo se avranno raggiunto 42 anni più un mese di contributi.