Quando decidono i tribunali, vincono le sentenze e non la volontà popolare

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Quando decidono i tribunali, vincono le sentenze e non la volontà popolare

21 Maggio 2012

Toccherà al Consiglio di Stato decretare la regolarità o meno delle elezioni regionali molisane dello scorso ottobre. L’annullamento del voto è stato deciso la scorsa settimana dal Tar, dopo un ricorso del centrosinistra circa presunte irregolarità nelle modalità di presentazione di alcune liste a sostegno di Michele Iorio, candidato della coalizione di centrodestra. Il tribunale amministrativo ha dato ragione ai ricorrenti in giudizio e ha delegittimato Iorio nel suo ruolo di governatore. I fatti si fermano qui, in attesa della deposizione delle motivazioni della sentenza del Tar, che dovrebbe avvenire fra pochi giorni. Ma ci sono alcune considerazioni che, forse, vale la pena fare e che riguardano ancora una volta il rapporto tra magistratura e politica, indipendentemente dal colore delle forze che si trovano a governare.

Ad oggi, l’elezione del presidente della Regione Molise non è stata decisa dagli elettori. Le liste che sostenevano Michele Iorio hanno ottenuto più voti di quelle che appoggiavano Paolo Di Laura Frattura. I cittadini avevano deciso che a governarli per altri 5 anni doveva essere la stessa persona che sedeva sulla poltrona di governatore già da 10 anni. Non per essere ripetitivi, ma questo è un dato da non sottovalutare, perché è su questo principio che si fonda la democrazia partecipativa. Il popolo sceglie chi eleggere e la sua volontà è sacra. La cosa non riguarda centrodestra e centrosinistra. Stavolta è toccato a Iorio “perdere” e al centrosinistra “vincere”. Dodici anni fa, nel 2000, la cosa successe a parti inverse, con Giovanni Di Stasi, candidato vincente del centrosinistra, “deposto” dal tribunale per alcune irregolarità. Si tornò al voto dopo pochi mesi e vinse il centrodestra, con l’inizio dell’era Iorio. Dunque, anche l’attuale presidente della Regione deve ai giudici la sua prima elezione, proprio per questo la posta in palio travalica le appartenenze politiche. In gioco c’è il concetto di sovranità popolare, che deve essere rispettata. Quando entrano in gioco i tribunali a vincere sono le sentenze, non la volontà degli elettori.

Altra questione. I problemi con l’elezione di Iorio sono sorti per alcune irregolarità riscontrate nella certificazione di alcune liste a suo sostegno, compreso il listino maggioritario che ne accompagnava l’elezione. Bene, quelle stesse irregolarità, riscontrate oggi, non sono state accertate al momento della presentazione delle liste presso le cancellerie degli Uffici centrali regionali istituiti presso i tribunali. In parole povere: le stesse liste che sono state ammesse qualche mese fa dai giudici, adesso vengono dichiarate irregolari dagli stessi giudici. Non serve aggiungere altro per capire che c’è qualcosa che non funziona.

L’argomentazione, in effetti, è uno dei punti di forza su cui si baserà il ricorso del centrodestra al Consiglio di Stato, con cui si chiederà il ribaltamento della sentenza del Tar. Lo stesso coordinatore regionale del Pdl, Ulisse Di Giacomo, ha diffuso una nota in cui pone alcuni interrogativi: “La sentenza – ha spiegato – si basa fondamentalmente sulla presunzione che la lista di ‘Molise Civile’, per vizi di presentazione, non potesse essere ammessa, e quindi partecipare, alla competizione elettorale. Ma chi è che l’ha ammessa? Presto detto, i giudici della Corte di Appello di Campobasso. Una lista ammessa, dopo attenta valutazione da parte di un collegio di magistrati, è stata quindi legittimata a concorrere”. Quindi, sottoposta al giudizio dei cittadini. E votata dai cittadini stessi.

Non possiamo ovviamente prevedere quale sarà il giudizio del Consiglio di Stato, ma bisogna riconoscere che tra magistratura e politica, spesso, si innescano dei cortocircuiti. Questo caso è emblematico. Speriamo che, a prescindere dalla sentenza, si cerchi una volta per tutte di evitare situazioni simili e venga garantito che tutto si svolga secondo il principio previsto dall’articolo 1 della nostra Costituzione: la sovranità appartiene al popolo.