Quando è la finanza a fare la differenza tra sviluppo e recessione

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Quando è la finanza a fare la differenza tra sviluppo e recessione

08 Novembre 2012

La finanza nel breve periodo (quando breve vuol dire anche molti anni) può fare la differenza e ribaltare la situazione dell’economia reale. E’ necessario che chi governa la UE comprenda a fondo la finanza, comprenda come utilizzarla e ne usi tutti gli strumenti. Esattamente come stanno facendo Stati Uniti, Inghilterra e Giappone che usano le loro Banche Centrali (FED, BOE e BOJ) per monetizzare una parte del loro debito pubblico e per abbassare il costo degli interessi sul debito (vedi spiegazioni approfondite sul mio blog http://crearesviluppo.blogspot.it/2012/09/la-prova-che-banca-del-giappone-fed-e.html).

Va compresa la differenza profonda tra l’uso di strumenti di politica monetaria e l’impostazione delle politiche economiche. Va superata la contrapposizione tra politiche monetarie (e quelle keynesiane in particolare) e le politiche di gestione dell’economia in regime di concorrenza attraverso azioni che si rifanno ai principi liberali. La gestione della moneta è uno strumento tecnico che può creare (nel breve) risorse e l’uso delle risorse all’interno di uno stato o in un’unione di stati può essere fatta applicando politiche liberali. I due concetti possono coincidere e di fatto oggi coesistono nella maggioranza dei grandi paesi occidentali. Comprendere questo concetto è fondamentale per riavviare l’economia UE.

Cerco di spiegare e per farlo, mi rifaccio all’articolo apparso su Il Sole 24 del 6 novembre, “Se Tokyo sembra Atene”, nel quale il Prof. Zingales (che peraltro stimo moltissimo quando parla di meritocrazia, concorrenza e lotta alla burocrazia) afferma: “Per quanto paradossale, l’accostamento della grande potenza industriale asiatica al piccolo e disastrato stato ellenico non è  poi così assurdo. Con un debito pubblico su Pil del 230% e un deficit statale del 10%, quello che dovrebbe sorprendere non è  il paragone tra Giappone e Grecia, ma il numero di anni richiesti perché la similitudine si avveri – Zingales con una battuta profetizza -“3 anni al default”.

A questa affermazione apparentemente perfetta si può rispondere in due modi: con una battuta di Keynes, "nel futuro siamo tutti morti", che sembra banale ma è di una saggezza infinita (la spiego più avanti). Con un po’ di dati: (semplifico i valori per farmi capire): debito italiano 2000 mld, tasso interesse sul debito 5%, spesa dello stato italiano per interessi circa 100 mld all’anno debito Giapponese 7500 mld (in euro e calcolato sommariamente) tasso di interesse 1%. Spesa dello stato giapponese per interessi 75 mld all’anno.

Da qui una prima risposta su cosa è veramente la finanza: la finanza è astratta, basata sulla psicologia che influisce sugli speculatori/investitori, ma alla fine diventa concreta, concretissima, perché se gli Italiani devono pagare 100 mld l’anno e i Giapponesi su un debito che in termini assoluti è 3 volte e mezzo il nostro pagano 75 mld vuol dire che poi gli Italiani devono usare il loro saldo primario per pagare interessi, mentre i Giapponesi invece non solo non si preoccupano del saldo primario, ma usano la stragrande maggioranza della loro moneta per stimolare investimenti.  Alla fine loro continuano a usare la finanza per creare benefici concreti al loro paese, mentre noi ci facciamo depredare dalla finanza e ogni anno ci impoveriamo in termini reali (più tasse, meno servizi, chiusura di aziende, mancata realizzazione di infrastrutture).

L’Italia da molti anni ha il saldo primario in attivo, vuol dire che lo stato spende meno di quanto incassa prima degli interessi passivi. Il saldo primario dell’Italia, a parte il 2009 è sempre stato positivo. Eppure, pur essendo stati virtuosi siamo vicini al baratro. Domandiamoci il perché.

Ergo, per capire la finanza, bisogna comprendere che, se utilizzando:

– la creazione di moneta da parte delle Banche Centrali (Zingales parla giustamente della monetizzazione del debito giapponese e ne comprende le dinamiche ma non ne trae le conseguenze)

– l’equilibrio della propria moneta (tasso di cambio) da parte della banca centrale

– la difesa dei propri bond con dissuasione della cosiddetta speculazione ad attaccarli

il conseguente mantenimento di tassi di interesse bassi o bassissimi e quindi la ridotta spesa dello stato per interessi.

Se tutto ciò permette di mantenere basso il costo del debito, e d’altra parte permette di favorire lo sviluppo dell’economia reale indirizzando le risorse risparmiate verso una gestione virtuosa dell’economia (qui applichiamo i principi liberali), ecco che la finanza, così astratta, così maledettamente incomprensibile, trasforma qualcosa di astratto in qualcosa di reale e concreto.

Questo accade per singole imprese, per settori finanziari, per stati e per sistemi di stati. Qualcuno lo capisce e la maggioranza no! Anche solo il fatto di spostare in avanti di molti anni il default e di permettere per molti anni di fare investimenti, invece che di dissanguare tutti con le tasse, anche solo questo è un vantaggio competitivo immenso. Poi il tempo che una finanza positiva permette di guadagnare deve essere usato bene. Va utilizzato per migliorare la competitività, ridurre il perimetro del sistema pubblico, creare meritocrazia e ridurre drasticamente la burocrazia. In altre parole si deve usare il tempo per ricreare sviluppo utilizzando gli strumenti dell’economia liberale. Ecco perché è necessario superare la contrapposizione e trovare una sintesi tra l’uso della moneta e le politiche liberali.

Tutto qui: nel tempo la finanza può consentire al Giappone di pagare pochissimi interessi e di trasferire invece le risorse su investimenti reali. Se riesce a fare questo per un periodo sufficiente e se gli investimenti reali si dimostrano corretti, il Giappone ce la può fare e la finanza farà il suo miracolo. Noi invece, prigionieri della nostra incapacità di vedere una finanza positiva, prigionieri di una UE che parla solo di sacrifici che poi richiamano altre vessazioni, in un sistema che si avvita su se stesso, non ci proveremo nemmeno a far decollare l’Italia, andando direttamente nell’abisso, sprofondati dalla nostra incapacità di usare la finanza in modo intelligente e in ingabbiati in un sistema UE rigido e senza flessibilità (questo si illiberale).

Ecco perché Keynes diceva che “nel futuro siamo tutti morti”. La finanza può aiutare a prendere tempo e ad avere le risorse per investire, e poi, se si applichino le politiche giuste, riavviare lo sviluppo. Se invece si usa la finanza solo per farsi succhiare il sangue e per accelerare la dipartita la si usa in maniera assurda, come ci chiede una Eurocrazia che crede che, se noi ogni anno paghiamo 100 miliardi di interessi e per farlo aumentiamo ogni anno le tasse di 50 mld, ci salviamo. Poveri noi.

Per tradurre ancora meglio la frase di Keynes e farla capire dobbiamo traslarla alla vita di tutti i giorni: se anche sappiamo che “nel futuro siamo tutti morti” non per questo smettiamo di creare ospedali, fare ricerca, provare a fare tutte le cure per procrastinare il più possibile il momento della dipartita.

La monetizzazione del debito che in questo momento stanno facendo i tre grandi stati (USA, GB e Giappone, che, tra l’altro, hanno economie liberali) serve a prendere tempo, stabilizzare la finanza, ridurre il costo complessivo del debito per permettere la ripresa dello sviluppo e quindi per garantire la riduzione del rapporto debito/Pil. Farlo solo attraverso tasse e tagli è impossibile ed è lo stesso Zingales che lo spiega. Non ci sono alternative, e lo stesso Zingales che critica il Giappone, poi non fornisce alcuna altra soluzione.

Ecco perché la frase "Il Giappone oggi sembra a posto, ma in tre anni farà default", non ha alcun senso. Loro intanto vivono meglio, e usano le risorse che non pagano alle banche per interessi, per fare investimenti, in futuro si vedrà!

Per la morte e il default è meglio aspettare!

(Sul blog http://crearesviluppo.blogspot.it/ dati, statistiche, link e ulteriori spiegazioni)