La stampa italiana non ha dato nessuna attenzione alle celebrazioni cileno-argentine in memoria degli avvenimenti accaduti nel 1978, quando Papa Giovanni Paolo II contribuì a evitare una sanguinosa guerra tra i due paesi sudamericani. Il 12 dicembre scorso il presidente del Cile Bachelet e quello dell’Argentina Fernandez si sono incontrati nella città di Punta Arenas, 3.000 chilometri a sud di Santiago. Dopo aver firmato vari accordi di collaborazione hanno partecipato ad una cena con una delegazione inviata dal Papa Benedetto XVI per ricordare la mediazione che evitò la guerra esattamente tre decadi fa.
Nella stessa giornata uno degli inviati papali, il cardinale e arcivescovo di San Paolo, Pedro Scherer, ha celebrato messa e inaugurato un monumento a Giovanni Paolo II. Successivamente i due presidenti si sono trasferiti in elicottero sul monte Aymond, nella provincia argentina di frontiera di Santa Cruz. Qui una cerimonia ha ratificato l’amicizia tra cileni e argentini, con la simbolica collocazione della prima pietra di un edificio dedicato alla pace. Le truppe del comando congiunto “Croce del Sud”, una forza cileno-argentina destinata a operazioni di pace delle Nazioni Unite, hanno reso gli onori militari ai capi di stato.
La “presidenta” argentina ha ricordato come nel ’78 i due paesi arrivarono a un passo dalla guerra per la vecchia disputa sul tracciato del canale di Beaglo e sulla sovranità su alcune piccole isole disabitate, Picton, Nueva e Lennox. La contesa risaliva al XIX secolo e, dopo aver affidato all’Inghilterra lo scioglimento della matassa, si arrivò davanti alla corte dell’Aia. Questa nel 1977 diede ragione al Cile ma la decisione non fu accettata dall’Argentina, scatenando un crescendo di tensioni che portarono al 22 di dicembre, quando ormai tutto era pronto per la guerra.
Si dice che fu il generale Videla a chiedere a Giovanni Paolo II, da poco tempo salito al soglio pontificio, di intervenire per operare una mediazione. Occorre ricordare la iniziale perplessità del Papa per due elementi: ambedue i paesi erano cattolici e governati da duri regimi militari. Al Papa non doveva essere ignoto che i due Paesi si avviavano alla guerra vedendo in essa uno strumento classico per rafforzare il loro prestigio interno. L’Argentina vi sarebbe ricorsa anche il decennio successivo alle Malvine con le note conseguenze – la sconfitta e la caduta dei generali.
Giovanni Paolo II annunciò l’invio di un abile mediatore vaticano, il Cardinale Antonio Samoré. Dopo varie e tesissime riunioni con Videla e Pinochet, l’abile Samoré riuscì a far incontrare i due contendenti in Uruguay convincendoli a dare al Vaticano il ruolo di mediatore nella definizione dei confini del canale di Beaglo. L’anno successivo il lodo assegnò all’Argentina le isole che si trovano a nord della metà del canale di Beaglo, al Cile quelle a sud, comprese quelle di Picton, Lennox e Nueva. L’Argentina non accettò, e bisognerà attendere il ritorno della democrazia e l’elezione di Raul Alfonsin per una soluzione piena del problema: un referendum approvato dall’80% degli argentini approvò le scelte di Samoré.
Un monumento a Santiago ricorda giustamente l’abile operato di questo diplomatico vaticano, con queste parole: “Al Cardinale Antonio Samoré, artefice della pace tra Cile e Argentina. 29 novembre 1984”. Il Cardinale era morto l’anno precedente. Giovanni Paolo II era riuscito a evitare uno di quei classici scontri di frontiera frequentissimi in America Latina ma che in quella occasione avrebbero potuto sicuramente trasformarsi nella più grande guerra dell’area del XX secolo. Gli eserciti erano pronte a scatenarsi, le flotte si fronteggiavano nelle gelide acque australi, l’aviazione aveva già pronti i piani di bombardamento di città e obiettivi strategici dell’avversario.
I due paesi si erano riarmati pesantemente negli anni precedenti. L’Argentina era militarmente più forte ma il Cile non era mai stato sconfitto. La guerra si sarebbe allargata ai paesi vicini che avrebbero colto l’occasione per risolvere antiche dispute, ad esempio il Perù e la Bolivia che mobilitarono le loro forze le truppe per riprendersi i territori persi nella guerra del Pacifico del XIX secolo. Ma se fosse intervenuto il Perù si sarebbe scatenato anche l’Ecuador per riprendersi i territori sottrattigli da Lima negli anni Quaranta. E il Brasile, governato anch’esso dai militari, sarebbe rimasto inerme di fronte all’espansionismo della temuta Argentina? Gli esperti di Buenos Aires avevano previsto per le prime tre o quattro settimane di guerra dai 30 ai 50 mila morti. Detto questo, grazie a Dio arrivarono Giovanni Paolo II e il Cardinale Samoré.