Quando il virus giustizialista contagia anche lo sport

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Quando il virus giustizialista contagia anche lo sport

Quando il virus giustizialista contagia anche lo sport

11 Gennaio 2012

E’ l’84esimo minuto della partita Napoli-Lecce, che finirà 4-2 per gli azzurri. Cavani mette dentro la rete del momentaneo 4-1 che sigilla in cassaforte il risultato. Il Lecce, prima del triplice fischio, segnerà ancora, ma non servirà a nulla. Esultano tutti al San Paolo, ma qualche telecamera si sofferma, in particolare, su Morgan De Sanctis, che dai pali della sua porta reagisce con un gesto insolito, che potrebbe quasi sembrare di stizza, alla rete del “Matador”. Il portiere partenopeo si gira poi verso il retro della porta e scambia qualche parola con Cristiano Lucarelli, che segue il match da fondo campo. Era il 3 dicembre e allora nessuno trovò strano il comportamento del portiere abruzzese. Eppure, un mese dopo, ecco scoppiare la polemica. Il video che mostra De Sanctis prima stizzirsi e poi parlottare a bordo campo con Lucarelli, chiedendogli quanto mancasse alla fine, scatena un turbinio di proteste e sospetti. Perché De Sanctis ha reagito così? Aveva qualche interesse affinché il risultato non cambiasse?

L’allusione dei più è chiara e punta dritta al calcio scommesse, capace di scatenare negli ultimi mesi un putiferio degno di “calciopoli” . A dire il vero qualcuno, già quel 3 dicembre, nel post partita analizzò il “fatto”. Quella sera, opinionisti e giornalisti sportivi non diedero però troppa importanza all’accaduto, etichettando il tutto come qualcosa di normale, in linea con il carattere un po’ particolare di Morgan De Sanctis per una partita che, malgrado il risultato finale, il Napoli aveva rischiato di pareggiare.

Siamo al 9 gennaio, un lunedì mattina. Il video irrompe su Facebook e ne nasce un vero e proprio caso mediatico, ripreso da blogger e naviganti. Passa qualche ora ed è lo stesso De Sanctis a voler chiarire: “Attenti alla caccia alle streghe. Venivamo da tre pareggi consecutivi, di cui l’ultimo con la Juventus che aveva un po’ fatto stare male la piazza, loro sul 3-1 potevano riaprire la gara e quel gol è stata una liberazione. Io ho detto quello che c’era da dire, poi ognuno può dire quello che vuole”.

Ieri, a scendere in campo in difesa del portierone napoletano, è arrivato anche chi il mondo del calcio lo osserva solo dall’esterno, da tifoso, ma che come politico si è sentito in qualche modo in dovere di esprimere la propria opinione a sostegno del principio della presunzione d’innocenza. E’ il senatore del Pdl Gaetano Quagliariello, vice capogruppo del suo partito al Senato.“Il metodo della gogna non è meno intollerabile se applicato in un ambito più ludico come può essere quello calcistico”, è il giudizio di Quagliariello.“Se qualcuno ha elementi seri e concreti nei confronti del portiere del Napoli, li tiri fuori. In caso contrario – dice – accettare come se fosse normale il linciaggio al quale è sottoposto in queste ore Morgan De Sanctis a causa del filmato di Napoli-Lecce del 3 dicembre e di una presunta anomalia nella sua mimica facciale, significherebbe invertire l’onere della prova, legittimare la cultura del sospetto come anticamera della verità e avallare l’idea che possa esistere una sorta di reato di mancata esultanza”.

Quagliariello, insomma, ne fa una questione di deriva giustizialista, che ormai non risparmia più nessun settore, neanche quello sportivo.“Se anche la personalissima reazione a un gol può diventare causa di esposizione al pubblico ludibrio, vuol dire che neanche lo sport sfugge più alla deriva di giustizialismo e demagogia che sta trascinando il Paese”, dice. Come si può, è il messaggio, mettere sul patibolo una persona senza alcuna prova concreta, trascinandola in un processo mediatico prima ancora che giuridico?

Le dichiarazioni del vice presidente dei senatori del Pdl fanno il giro del web e si uniscono al coro intonato da tifosi napoletani e non in difesa delle ragioni di chi può decidere o meno di esultare, ma non per questo – a meno che non ci siano altre prove tangibili – può essere messo sotto stato d’accusa.

Del resto, chi segue assiduamente le partite della squadra di Mazzari sa bene che De Sanctis non è certo nuovo ad esultanze anomale. Il portiere ex Udinese è conosciuto nell’ambiente del Napoli come un personaggio particolare, che sente forse più degli altri la tensione della gara. Quel goal forse è arrivato davvero come una liberazione, un “finalmente” carico di rabbia.

Volendo comunque essere cinici, c’è anche dell’altro. Se davvero De Sanctis fosse imbrigliato nel vortice del calcio scommesse, c’e’ da farsi una domanda. Sarebbe stato davvero così ingenuo da mostrare il suo disappunto in diretta tv, con migliaia di telecamere puntate addosso? Cristiano Doni, ex capitano dell’Atalanta e protagonista assoluto del nuovo filone delle partite truccate, tanto per citare un esempio, non aveva mai fatto intendere nulla durante le decine di partite pilotate.

Complici il web, la tv e, in generale, la mediatizzazione imperante, tutti dietro uno schermo diventano giudici di tutto. Pronti ad accusare, giustiziare, emettere sentenze di condanna o dispensare assoluzioni. Peccato che questo compito dovrebbe spettare a qualcun altro e con le dovute garanzie per l’imputato.