Quando la classe dirigente va a cena a spese nostre

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Quando la classe dirigente va a cena a spese nostre

04 Ottobre 2007

 Se pensate che la concorrenza si pratichi secondo i principi del libero mercato vi sbagliate di grosso. Aggiornatevi. C’è una nuova frontiera tracciata dai gestori della Casina Valadier. Per chi non la conoscesse è uno storico ristorante romano, con affaccio mozzafiato su Piazza del Popolo, riaperto nel 2004 per iniziativa di Grande Cucina, società che annovera tra gli azionisti soci dai nomi altisonanti.

C’è Carlo De Benedetti, Carlo Caracciolo,  Vittorio Ripa di Meana, Cesare Romiti, Giampaolo Letta, figlio di Gianni, Matteo Montezemolo, rampollo di Luchino, Giovanni Malagò, Danilo Coppola etc. Il metodo è presto detto: si prende in gestione un bene pubblico di prestigio per metter su un bel locale, ottenendo dal Sindaco amico un canone agevolato per ben  18 anni. Poi si gestisce il tutto in allegria, servendo menu da cento euro a coperto. Se la società va in grave deficit, che sò sette-ottocentomila euro, nessun problema! Si chiede allo stesso Sindaco – che nel frattempo ha vestito ancora i panni di babbo natale estendendo a 24 anni il contratto d’affitto – di avere in esclusiva il catering di tutte le iniziative del Comune, senza gara e alla faccia della concorrenza. E tanto per non negarsi la ciliegina sulla torta, si chiede allo stesso generoso Sindaco di garantirci 45 lunedì all’anno (praticamente tutti) di manifestazioni varie. Ovviamente a pagamento. Veramente una grande idea. Il bello è che proviene da un gruppo di persone che ogni giorno dai giornali o dai convegni o dal pulpito delle loro aziende ci fanno lezione di concorrenza e di competizione, ci dicono quanto sia buono il libero mercato e quanto odino i lacci e laccioli dello Stato. Poi però quando tocca a loro ecco che tutto questo va in fumo e bussano alla porta delle casse pubbliche, facendo leva sull’amicizia del Sindaco amico.

Veramente c’è da star tranquilli: l’approccio sanamente liberale di questo gotha riunito per nobilitare i destini della nostra Grande Cucina, è una polizza sul futuro per il progresso della meritocrazia, del libero mercato e della schietta concorrenza. Complimenti.