Quando un libro può scatenare l’ennesima polemica infinita
28 Settembre 2012
“Eravamo abituati ai libri di testo faziosi e di parte in cui vengono estromesse, a discrezione dei docenti, parti fondamentali della storia d’Italia, ma che il libro scaturito da un progetto personale di un Leader politico diventi oggetto, obbligatorio, di studio da parte degli studenti è davvero sconcertante”. Non usa mezzi termini Andrea Volpi, presidente nazionale di Azione Universitaria, associazione storicamente riconducibile alla defunta Alleanza Nazionale, per stigmatizzare l’adozione del libro "Primavera dei Diritti" da parte del professor Luigi Pannarale quale oggetto di studio per l’esame di Sociologia del Diritto, disciplina fondamentale nel corso di laurea magistrale in Giurisprudenza dell’Ateneo di Bari.
La polemica dei ragazzi di AU si fonda sulla struttura del libro, una raccolta di interventi di sociologi di tutto il mondo sui temi della sessualità e dell’immigrazione e sull’esercizio dei diritti che ne sono alla base, tutti riconducibili alle posizioni di una certa parte della sinistra italiana, avvenuti durante una rassegna culturale organizzata dall’Assessorato al Mediterraneo della Regione Puglia nel febbraio del 2010 e curata, come il libro, dallo stesso professor Pannarale.
"La Puglia – sostiene il docente in un comunicato – avrebbe motivo di essere particolarmente orgogliosa del proprio Governatore, se egli avesse modo di annoverare tra i teorici delle proprie “tesi” studiosi del calibro di Elisabeth Wolgast (unanimamente considerata la più eminente studiosa del pensiero di Wittgenstein di oltre oceano), Alan Hyde (una delle menti più vivaci del dibattito sui diritti negli Stati Uniti d’America), Daniel Borrillo (consulente del Parlamento francese, premiato dalla Fondacion de France)". Per Pannarale, insomma, identificare il testo come manifesto politico di Nichi Vendola non solo è falso, ma anche riduttivo nei confronti degli studiosi intervenuti, che più che perorare la causa politica del poeta di Terlizzi, ne costituiscono fonte di ispirazione.
Si può discutere all’infinito su chi abbia ragione in questa vicenda. La risposta sarà tuttavia sempre legata al sentimento oggettivo di chi osserva: se è legittimo per un professore rivendicare quanto disposto dall’articolo 33 della Costituzione, che garantisce la libertà d’insegnamento, lo è altrettanto per gli studenti di destra lamentarsi di quella che all’apparenza rappresenta un’ingerenza del leader di un partito di sinistra nell’università.
Al centro della discussione non possono però non essere posti i reali fruitori del "servizio" accademico, ovvero gli studenti, ai quali "l’università ha il compito di fornire un metodo critico, senza dare loro soluzioni predeterminate, abituandoli a ragionare con la propria testa", come sostiene in una nota il Rettore dell’Ateneo barese Corrado Petrocelli, che aggiunge poi che "ogni docente é comunque libero di adottare i testi che più ritiene utili ai fini dell’insegnamento". In sintesi, conclude il Rettore dando metaforicamente un colpo al cerchio ed uno alla botte, "l’università cerca di garantire la piena libertà di espressione che vale per docenti e studenti senza alcun tipo di strumentalizzazione".
Questa vicenda pare quindi destinata a protrarsi senza decretare vinti e vincitori, lasciandoci tuttavia a margine con un interrogativo curioso: il libro costa 20 euro (inizialmente 25). Non saranno troppi per le tasche degli studenti? Ma questa è un’altra storia, non fosse altro perché da che mondo e mondo la cultura pesa più per i contenuti che per l’economia.