Quant’è prevedibile Giachetti che vuole “cambiare Roma”
16 Gennaio 2016
C’è qualcosa di prevedibile nella candidatura di Roberto Giachetti alle primarie del Pd a Roma. Non si tratta degli endorsement di peso già arrivati da Matteo Renzi (“Giachetti è uno di quelli che conosce Roma come pochi altri”) e dal al governatore del Lazio, Zingaretti ("un candidato credibile che può vincere"). Non si tratta neppure della prevedibile reazione della sinistra alla candidatura del vicepresidente della Camera, renziano, con all’attivo anche una esperienza amministrativa nella capitale ai tempi di Rutelli.
Ieri Stefano Fassina, Sinistra Italiana, ha commentato così la candidatura: "Giachetti è stato un ultrà del Jobs Act, dell’Italicum, della revisione costituzionale, della controriforma della Rai, delle trivellazioni. E queste sono le ragioni principali che mi hanno spinto fuori dal Pd". Altolà anche da Sinistra Ecologia e Libertà, che non sembra gradire troppo. Come alternativa a Giachetti circola il nome di Walter Tocci, con il solito Fassina che commenta “una sua disponibilità a rientrare in campo sarebbe una novità di cui discuteremo con grande attenzione”.
No, la cosa scontata non sono né gli endorsement dei vertici democrats né la divaricazione tra Pd e sinistra capitolina, bensì la dichiarazione con cui Giachetti ha esordito su Facebook: “Noi dobbiamo cambiare questa città e il mio impegno è cambiare questa città e, se possibile, un po’ il modo di fare politica", ha detto il parlamentare piddino. "Ho deciso di metterci del mio, ma so benissimo che Roma non si cambierà mai se si delega a una unica persona o a una squadra, per quanto in gamba. Roma deve cambiare anche nei suoi modi e ciascuno di noi deve sentirsi chiamato in causa”.
Ecco, questo slogan del “cambiamento” ci sembra di averlo già sentito, che sia già stato sperimentato, proprio da chi ha guidato la Capitale fino all’altro ieri, cioè Ignazio Marino. Quel Marino che, per adesso, sembra fuori dai radar, non è chiaro se parteciperà o meno alle primarie Pd, potrebbe correre da solo e rappresentare ancora una volta una grana per Renzi. Insomma, viene da chiedersi perché quel "cambiamento tanto evocato", e che non è mai arrivato, dovrebbe realizzarsi proprio adesso.